‘I Love Terni’: «2015 annus horribilis»

Enrico Melasecche: «Emerge come non mai una insofferenza da parte di molti consiglieri comunali anche di maggioranza rispetto al passo di questa giunta»

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di Enrico Melasecche
Capogruppo di ‘I Love Terni’ in consiglio comunale a Terni

Sono in molti a Terni, fra coloro che fanno politica, oltre alla maggioranza dei ternani, che vorrebbero archiviare il 2015 come “annus horribilis”.

C’è anche chi autoinvestitosi di un nuovo ruolo politico, forse anche di qualche legittima ambizione, cerca di tranquillizzare il popolo raccontando una favola che non esiste.

A sentire infatti i numerosi interventi in consiglio di questi giorni emerge come non mai una insofferenza da parte di molti consiglieri comunali anche di maggioranza rispetto al passo di questa giunta che appare lento, lentissimo, qualche volta anche all’indietro, da gambero, come se qualche fantasma del recente passato aleggiasse ancora fra le volte del palazzo.

Proprio la riforma del personale, la seconda in cinque anni, dopo il fallimento della precedente, è stata l’occasione per ascoltare forti critiche al sindaco ed alla giunta da parte del Capogruppo Cavicchioli e di altri consiglieri meno adusi all’obbedire e tacere del vecchio PCI, a cominciare da Bencivenga, Orsini, Chiappini, ecc, ecc.

Lo stesso atto di indirizzo che avevo predisposto per sollecitare un parto che ormai tardava la bellezza di sei mesi, votato in III Commissione all’unanimità, poi rivotato a larga maggioranza in consiglio, non costituisce, per chi
sa e vuole leggerlo, un crostino da poco.

È infatti uno schiaffo a sindaco e giunta su questa seconda riforma partita male e tardi, arenata per sei mesi in un binario morto, partorita poi di corsa per non dover attivare quel confronto che gli stessi consiglieri di maggioranza chiedevano. Peraltro in parziale antitesi con i principi su cui avrebbe dovuto fondarsi.

Rotazione quasi zero, direi addirittura ridicola, merito pochissimo, funzionalità molto dubbia, ripensamenti pesanti rispetto alla versione iniziale, il che fa comprendere bene chi comanda ancora a Palazzo Spada, se l’Assessore che voleva unificare i due settori complementari della Edilizia e dell’Urbanistica, oppure il regista di trent’anni che si è portato con sè tutti i segreti di un’urbanistica contrattata, con rapporti ed aspetti delicati, talvolta ancora misteriosi.

Che senso ha tornare a ricreare un progetto autonomo per l’Urbanistica quando, a PRG approvato e con il crollo dell’attività edificatoria, non si giustificano più apparati mastodontici e duplicazioni con i LLPP, apparati creati in dieci anni, in barba a sindaci ed assessori, ad immagine e somiglianza di un dirigente che non ha mai ruotato in
vita sua?

Appare quindi una povera bugia la dichiarazione della Falchetti: “la stagione delle vecchie logiche e dei vecchi gestori di queste logiche, di coloro che vorrebbero continuare a disegnare la città con schemi che non trovano più rispondenza se non il posizionamento di fragili apparati di potere, deve ormai essere considerata conclusa, se vogliamo andare avanti con delle prospettive”.

I fatti dicono il contrario e non ci racconti l’assessora che per sei mesi ha dormito lei su una riforma già approvata a giungo perché doversi rimangiare l’iniziale delibera dimostra che altri continuano a manovrare a Palazzo ben al di sopra di assessori cui il sindaco conferisce un peso specifico molto relativo.

Piuttosto la Falchetti ci spieghi come mai non pochi dirigenti, alcuni invisi al cerchio magico, sono stati posti in staff, senza un solo dipendente, a fare le belle statuine con costi per per i cittadini insostenibili mentre funzionari di grado meno elevato, pagati molto meno, hanno la responsabilità di settori delicatissimi ed impegnativi.

Delle due l’una, o si tratta di persone che hanno prodotto negli anni risultati positivi ed hanno esperienze valide per cui vanno recuperati a lavorare in prima linea, come fecero altre giunte molto più pragmatiche a fine anni ’90, quando assessore al personale era l’attuale direttore generale del Ministero del Lavoro, oppure si abbia il coraggio di certificare situazioni imbarazzanti e, contratto alla mano, li si demansioni o li si inviti a trovare un’altra occupazione perché il “cimitero degli elefanti” che questa riforma introduce è esattamente il contrario di istituti moderni per una città che ha un bisogno terribile di abbattere i costi inutili, promuovendo invece chi ha voglia e capacità di produrre risultati. Una riforma che decide di non decidere e che non funzionerà.

Non solo, l’assessore Falchetti, con delega anche agli affari generali ed ai Vigili Urbani, dopo essersi resa conto che, nella drammatica vicenda sicurezza, gran parte delle telecamere non hanno funzionato per anni, possibile che non sia stata in grado in questi mesi di aggredire il problema per portarlo a soluzione?

Dobbiamo attendere che qualche idiota tagli le gomme delle auto in giro per Terni e, nonostante le sue assicurazioni, si continuano ancora a gettare danari pubblici al vento dimostrando una inefficienza disarmante?

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