Il primo squarcio nella difesa della presidente

Il consigliere Valentini rivela ai giudici: «La Marini mi disse di recuperare le tracce». Il 7 in aula si decide sulle dimissioni

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Valentino Valentini, consigliere politico di Catiuscia Marini, avrebbe ammesso davanti ai magistrati di aver ricevuto, su input della presidente della Regione Umbria, le tracce di un concorso nel settore sanità e di averle consegnate a terzi, per consentire ad una concorrente raccomandata di passare le prove. Un ‘iter’ avvenuto in tre circostanze. Per i magistrati è abuso d’ufficio.

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Le ammissioni del consigliere politico

Interrogato (ma non indagato), Valentini avrebbe ammesso subito, già il giorno degli arresti. Lo rivelano La Nazione e Il Messaggero. Ma l’informativa della Finanza è arrivata solo lunedì, insieme ad alcune intercettazioni in cui si sentirebbe proprio la voce della presidente (dimissionaria) della Regione Umbra fornire indicazioni in tal senso. Elementi a sostegno dell’accusa e della sua iscrizione nel registro degli indagati, che smentirebbero il suo dichiararsi «estranea ai fatti» asserito prima nella ‘conferenza stampa’ (in realtà fu una dichiarazione pubblica, senza risposte alle domande) poi il giorno delle sue dimissioni, rese per tutelare l’istituzione e al tempo stesso «avere la libertà di dimostrare la mia correttezza come persona e come amministratore pubblico».

IL 7 MAGGIO SI DECIDE SULLE DIMISSIONI

Il verbale

«La presidente mi chiamò nella sua stanza e incontrai Duca. Mi disse di prendere i documenti che aveva il dg dell’ospedale e di consegnarli a tale Marisa che lavorava nella Lega delle Cooperative. Avevo capito che Duca mi aveva consegnato le prove di un concorso, ho preso la busta e ho chiesto alla mia collega Sonia Monaldi di chiamare Marisa affinché venisse a ritirarla – queste le parole di Valentini, prese dai verbali pubblicati dai giornali – Duca tornò dalla presidente anche una settimana dopo e mi consegnò una busta che feci in modo venisse recapitata a Marisa. Alcune settimane dopo Duca mi ha telefonato chiedendomi di raggiungerlo in ospedale dove mi ha dato un’altra busta che io, come nelle precedenti occasioni, ho fatto in modo pervenisse a Marisa». 

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Colpa del trojan di Duca

Sarebbe stato il virus attivato nel cellulare di Emilio Duca a captare la conversazione di Catiuscia Marini in cui – il 10 maggio scorso – la presidente fornirebbe le direttive per recuperare le tracce: «Vieni, basta che cerchi Valentino, Valentino Valentini della segreteria…», queste (sempre stando a quanto riportano i giornali) le parole pronunciate al telefono con ‘la Marisa della Coop’ per dirle di recarsi in Regione per ritirare la busta con le domande della prova scritta da far avere alla candidata da raccomandare, Anna Cataldi, che però nega di averle mai ricevute. «Dopo l’indicazione iniziale – racconta Valentini – ho proceduto alle consegne delle buste ricevute da Duca senza tenere aggiornata la presidente. Il mio metodo di lavoro prevede che una volta ricevuta un’indicazione, se non ci sono problemi, non aggiorno la presidente».

Le ammissioni di Ambrogi e Ricotta

Ci sarebbe anche un’ulteriore ammissione a ‘inguaiare’ la Marini, quella di Roberto Ambrogi, che avrebbe confessato di aver consegnato le tracce: «Duca mi disse che la candidata Cataldi stava a cuore alla Marini», scrive La Nazione riportando stralci dell’interrogatorio che, di fatto, confermerebbe sia le rivelazioni di Valentini che le parole captate dal trojan. E come se non bastasse ulteriori conferme arrivano dalla stessa Marisa Ricotta: «Conosco bene Catiuscia per averci lavorato (…) mi chiamò e mi disse di contattare Valentini che mi ha consegnato una busta e mi disse di consegnarla alla Cataldi. Cosa che io facevo immediatamente portando personalmente la busta ad Anna nel giro di una o due ore… posso dire di aver fatto tale operazione in due o tre occasioni». C’è discordanza fra l’interrogatorio di Valentini e quello della Ricotta solo relativamente alla mano che consegnò le buste. Il consigliere dice di averle sempre ‘fatte avere’ (attraverso un’altra componente della segreteria); l’impiegata Coop afferma invece che almeno in una circostanza sarebbe stato proprio lui a dargliele.

Cosa succederà con le dimissioni?

La presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi ha inviato ai capigruppo il parere richiesto nel corso della riunione del 18 aprile scorso dalla conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari. Il documento, formulato dal dirigente del servizio commissioni, legislazione e affari europei di Palazzo Cesaroni, contiene la specifica delle procedure giuridico-amministrative conseguenti alla vicenda legata alle dimissioni della presidente della giunta regionale. In particolare il parere esamina le procedure per la discussione delle dimissioni, le modalità e i tempi per l’indizione delle nuove elezioni, l’operatività degli organismi dell’Assemblea e le attività istituzionali in regime di prorogatio. Le dimissioni della presidente della giunta regionale (protocollate in assemblea il 17 aprile) sono volontarie e non determinate da ragioni personali. Pertanto devono essere motivate di fronte all’assemblea legislativa, però c’è la possibilità che Catiuscia Marini possa non presentarsi in aula – lo scrive Ansa – il 7 maggio prossimo quando appunto l’assemblea legislativa sarà chiamata a discutere la sua rinuncia all’incarico. Potrebbe affidare le sue posizioni a un documento, che sarebbe letto in aula dalla stessa Porzi. Dopodiché, la presidente dimissionaria valuterebbe le posizioni che saranno espresse dalla maggioranza, in particolare dal Pd, e dalle opposizioni. In caso di voto contrario alle sue dimissioni avrà infatti 15 giorni per decidere se confermarle o respingerle. Negli ultimi giorni – scrive ancora Ansa – ci sarebbero stati diversi contatti tra Marini ed esponenti locali del Pd. Una ricostruzione che confligge con quanto la stessa Marini ha affermato all’indomani delle sue dimissioni, che definì irrevocabili. Staremo a vedere.

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