Regione, ‘taglio’ a direttori e dirigenti

Dal 1° gennaio i direttori saranno 4 anziché 5. La presidente Tesei: «Seguirà un’altra delibera per ridurre anche i dirigenti da 65 a 40»

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«La delibera approvata dalla giunta è il primo importante passo verso l’ottimizzazione della macchina amministrativa regionale». Queste le parole della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, al termine della seduta di mercoledì che ha visto l’approvazione del documento sulla governance che riduce, a partire dal 1° gennaio 2020, i direttori dell’ente da 5 (più un direttore generale il cui ruolo era previsto dall’attuale formula, ma non veniva utilizzato) a 4 direttori (o in alternativa a 3 direttori più un direttore generale).

Poi toccherà ai dirigenti

«La riforma non solo consentirà una vera e concreta spending review, con un notevole risparmio di risorse, ma permetterà sia una razionalizzazione organizzativa, al fine di rendere più efficiente e rapida l’operato della Regione, sia la valorizzazione del personale interno ed, eventualmente, esterno nel rispetto del principio del merito», evidenzia l’assessore al personale Paola Agabiti Urbani. «Proprio in questa direzione – aggiunge la presidente Tesei – andrà anche il secondo step previsto per fine gennaio. Gli obiettivi, che passano anche da questa riforma, sono quelli di semplificare l’amministrazione regionale, di rendere l’ente in grado di rispondere efficacemente e rapidamente alle esigenze di cittadini ed imprenditori, di far lavorare al meglio i dipendenti regionali e al contempo di liberare risorse da poter utilizzare per i servizi nonché per il sostegno dell’attività di sviluppo economico». Nella successiva delibera di gennaio verrà rivista la pianta organica che attualmente prevede 65 dirigenti e che si fissa come target da raggiungere la riduzione a 40 dirigenti, con la conseguente rimodulazione delle aree di competenza seguendo schemi di assimilabilità e compatibilità tematiche. La giunta, con il supporto della struttura regionale, valuterà man mano gli effetti della riforma (che si stima porterà un contenimento della spesa di circa 3 milioni di euro annui) al fine, se necessario, di affinarla in corso d’opera.

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