Legambiente: «Errori nella ‘differenziata’»

In Umbria troppa plastica e poco organico. La denuncia arriva dopo i dati illustrati da Arpa: «Situazione deprimente e allarmante»

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Troppa plastica e poco organico e, soprattutto, differenziata scadente là dove ci sono ancora i cassonetti stradali. Sono queste le principali criticità che emergono dai dati illustrati da Arpa Umbria nei giorni scorsi. Dati che, secondo Legambiente Umbria, sono «allarmanti e deprimenti perché fanno emergere e confermano in maniera netta come la raccolta dei rifiuti organici fatta con i cassonetti stradali o con la raccolta di prossimità, dove non si applica il porta a porta, sia in realtà un ottimo modo per riempire le discariche più che per recuperare materia organica tramite compost.

Organico A ben guardare, lo studio che l’Arpa ha commissionato alla Scuola agraria del parco di Monza, e che riguarda una estesa campagna di analisi merceologiche dei rifiuti indifferenziati e organico consegnati agli impianti di trattamento in Umbria, mette in luce come nella frazione dell’indifferenziata ci sia ancora un’alta percentuale di organico, circa il 30%, mentre in quella organica si ritrovano ancora plastica e vetro, cioè materiali non conformi. «Dato che la maggior parte dei rifiuti urbani prodotti dai cittadini e dalle attività economiche umbre è data dall’organico e verde – commenta Legambiente Umbria – circa il 30-40%% dei rifiuti complessivi, questa quota di rifiuti può essere intercettata e recuperata con la raccolta differenziata, a patto che si faccia bene, cioè con il porta a porta integrale, organico compreso, in cui si dimostra che le percentuali di impurità possono essere anche dell’ordine dell’1-2%».

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Relazione analisi merceologiche su Rur e Forsu raccolti in Umbria

Qualità Con una raccolta dei rifiuti tramite contenitori stradali, quale è quella più diffusa in tutta l’Umbria a cominciare dal perugino gestito da Gesenu, i risultati della differenziata mettono in evidenza un’alta percentuale di impurezze nella frazione organica. «La qualità della raccolta la fa il porta a porta integrale», secondo Legambiente e, laddove non c’è, la raccolta è scadente. Così, infatti, emerge che a Todi si raccoglie più materiale non compostabile, soprattutto plastica, che vero e proprio organico. Male anche Perugia, Umbertide e Bettona, dove la raccolta stradale dell’organico nasconde più plastica che frazione umida, ma anche pannolini e assorbenti – ovunque meno che a Bastia – che contribuiscono ad incrementare la percentuale di plastica. Gestori fantasiosi quelli umbri per Legambiente, se non unici in tutta Italia perché in nessun’altra città i pannolini vanno buttati assieme all’organico. Mentre a Todi, Umbertide, Perugia e Bettona questa è una pratica assai diffusa.

Comuni con maggiore percentuale di pannolini

Comuni con maggiore percentuale di pannolini

Comuni ricicloni Nel giugno scorso destò malumore e rimostranze la decisione di Legambiente di non assegnare il premio comuni ricicloni ai comuni umbri in particolare a Bettona, che aveva il dato di raccolta differenziata più elevato. «Fu una scelta politica dettata dalle tante, troppe perplessità che avevamo espresso negli anni circa le modalità di raccolta dell’organico – spiegano – oggi finalmente resa evidente nella sua correttezza anche dai numeri che mostrano come la gestione dei rifiuti dell’area del perugino sia inefficiente soprattutto nella raccolta dell’organico, con il paradosso che se non mettessero i pannolini alcuni comuni non raggiungerebbero quelle percentuali elevate di raccolta differenziata per cui avrebbero potuto vincere la classifica di Comuni ricicloni. Dunque a maggior ragione e con maggiore convinzione, poniamo una domanda a Gesenu e a coloro che avevano rumoreggiato contro Legambiente: perché l’associazione ambientalista avrebbe dovuto premiare l’inefficienza e un dato non corretto? »

Gestori La situazione, ricorda Legambiente, è peraltro aggravata da un’interdittiva antimafia per il principale gestore umbro che, nonostante il cambio al vertice, tutt’ora permane, oltre che da un’inefficienza impiantistica riportata sempre nel report di Arpa, che trasforma la già scarsa qualità della raccolta in un enorme quantitativo di scarti che vanno a finire in discarica con alti costi per l’ambiente e la collettività. «Nonostante tutti, politici e tecnici conoscano dettagliatamente le problematiche e le possibili soluzioni, non è cambiato nulla né nelle modalità di raccolta né nell’ammodernamento degli impianti di trattamento. Anzi, l’unico atto concreto è stata la vendita della quota del gruppo Cerroni, autentico imperatore romano dei rifiuti, ad una società che da vent’anni collabora strettamente e proficuamente con il gruppo Cerroni, che tra l’altro ha nel suo core business il trasporto dei rifiuti e non certo la raccolta differenziata» specifica ancora Legambiente.

Comuni Di fronte a tanta inefficienza e tanto immobilismo i Comuni restano a guardare. «Il comune di Perugia è perfino azionista con una quota rilevante di Gesenu Spa, ma in realtà che peso ha, e cosa intende farne di questo peso? Sono domande che attendono immediata risposta». In attesa, è l’auspicio dell’associazione ambientalista, che i comuni riprendano in mano la governante e la responsabilità del ciclo dei rifiuti, «per troppo tempo demandata esclusivamente ai gestori tecnici, con i risultati deprimenti che abbiamo raccontato».

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