Fra Bernardino: le ceneri tornano a La Romita di Cesi. «Il suo progetto proseguirà»

Terni – Domenica saranno disperse nel Belvedere del convento. Tre laici mantengono aperte le porte della struttura ai pellegrini

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«Non intendo occupare ancora spazio su questa terra. Tornare alla Madre Terra dalla quale veniamo è la cosa più naturale. Vorrei che le mie ceneri fossero sparse nel bosco del Belvedere»: così recita un passaggio del testamento scritto da Fra Bernardino Greco prima di morire e così avverrà domenica a La Romita di Cesi, l’antico convento che il frate francescano, scomparso il 22 maggio scorso all’età di 83 anni, aveva ristrutturato pietra dopo pietra e trasformato in un luogo di pellegrinaggio per migliaia di fedeli sulle orme di San Francesco. La dispersione delle ceneri avverrà domenica alle 11 e sarà preceduta alle 9.30 da un momento di preghiera.

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Le ultime volontà

Ad organizzare la cerimonia gli attuali residenti della Romita, tre laici che vivono stabilmente nel convento, a cui si aggiunge un quarto che vi trascorre buona parte dell’anno. A loro il compito di proseguire sulla strada tracciata dal frate, avviata sui Monti Martani negli anni ’90. «Il progetto di fra Bernardino – spiegano – proseguirà a La Romita mantenendo al centro il suo messaggio: quello di un francescanesimo vissuto nel lavoro, come forma di preghiera e di dono. Non ci sposteremo da questo intento per dare la possibilità a chiunque lo voglia venire qui e fare un’esperienza di condivisione». Per i pellegrini in cerca di ristoro – spirituale e materiale – le porte del convento rimangono dunque aperte. «C’è una grande comunità – continuano i tre ‘eredi’ di fra Bernardino – fatta di persone che vengono a La Romita più volte l’anno. Noi stessi siamo stati dei pellegrini in questo convento. Ce ne siamo innamorati, ci siamo tornati varie volte per poi scegliere di rimanerci. Ci si innamora di questa vita». L’ultimo bilancio, fermo a tre anni fa, racconta di 80 mila pellegrini accolti negli anni a La Romita.

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L’auspicio

È stato le stesso fra Bernardino, sempre nel suo testamento scritto prima che la malattia prendesse il sopravvento, ad esprimere il desiderio che la Romita «venga gestita, sempre sotto l’egida e la regia della famiglia Eustachi (tutt’ora legittima proprietaria del convento, ndr), da persone che amano il luogo e l’idea». «È più facile che la continuazione di un progetto così affascinante – ha scritto – venga garantita da persone che la conoscono, la frequentano e se ne prendono cura, che da una istituzione anonima e distaccata che prende decisioni a tavolino senza conoscenza ed esperienza del luogo e della spiritualità. La Romita non è mia e non ho il diritto di decidere sul suo futuro. È solo un desiderio, un auspicio».

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