Ludopatia in Umbria: «Prevenzione e cura»

Gioco d’azzardo, la Regione ha approvato due nuovi atti per la definizione di un piano regionale di intervento sociosanitario

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Due atti per definire, da un lato, le linee di indirizzo per la realizzazione del sistema regionale di servizi sociosanitari per l’accoglienza e la presa in carico dei giocatori d’azzardo patologico e delle loro famiglie, dall’altro le modalità di formazione dei gestori e del personale delle sale da gioco e dei locali in cui sono installati apparecchi per il gioco d’azzardo lecito. Sono state approvate dalla giunta regionale su proposta dell’assessore regionale alla coesione sociale e al welfare, Luca Barberini.

L’obiettivo è la definizione di un piano regionale di intervento sociosanitario per la cura e la prevenzione del gioco d’azzardo patologico: «Vogliamo – spiega Barberini – dare risposte organiche ed efficaci a una problematica sempre più diffusa in Umbria, che comporta gravi ripercussioni non solo nei soggetti direttamente coinvolti, ma anche nelle loro famiglie. Si stima che in Umbria siano circa 10 mila le persone con profilo di gioco problematico, in pratica il 5,6 per cento della popolazione fra i 15 e i 74 anni, un dato in linea con la media nazionale. A giocare sono più uomini (37%) che donne (18%), mentre i giochi preferiti sono il gratta e vinci e il lotto istantaneo, seguiti dalle scommesse sportive e dalle carte. gli umbri dipendenti da gioco d’azzardo presi in carico dai servizi attivati nelle Usl nel 2015 sono stati 357. Gli utenti – ha specificato Barberini – maggiormente coinvolti nei percorsi di recupero hanno tra i 45 e i 54 anni e sono soprattutto uomini (81%). Negli ultimi anni, c’è stato un ricorso crescente ai servizi infatti, dal 2013 al 2015 l’utenza è quasi raddoppiata (+89%), passando da 199 a 357 unità».

L’investimento degli umbri nel gioco d’azzardo nel 2015 «è stato di 1.029 milioni di euro nei giochi autorizzati dai Monopoli e il 59% – ha proseguito Barberini – della raccolta è legata ad apparecchi elettronici e slot machine. Togliendo da questa somma le vincite, risulta che in Umbria una spesa di 235 milioni di euro, mentre la cifra spesa pro-capite è di 263 euro, dato che colloca la nostra regione al decimo posto in Italia. Al maggio 2016, risultavano 1.397 (1.054 nella provincia di Perugia e 343 in quella di Terni) gli esercizi commerciali autorizzati a tenere varie forme di gioco».

Prevenzione e riabilitazione E dunque, alla luce di questi dati, «la Regione vuole creare un modello d’intervento omogeneo, con un sistema di servizi socio-sanitari rivolti alla prevenzione, alla cura e riabilitazione del gioco d’azzardo patologico, un punto di riferimento nei territori, per lo sviluppo di azioni e progettualità integrate con le istituzioni locali, il terzo settore e il volontariato. In pratica, si vuole arrivare a definire un programma che comprenda attività di prevenzione, consolidamento degli interventi di trattamento e potenziamento delle attività di inserimento sociale e sostegno della gestione economica. Tra gli obiettivi è inserito anche la definizione di un protocollo di collaborazione regionale con le associazioni interessate al tema delle dipendenze e l’individuazione dei criteri di autorizzazione e accreditamento per le strutture residenziali in cui accogliere i soggetti con grave dipendenza».

Le altre azioni Barberini ha voluto ricordare la creazione del marchio ‘No Slot’, l’obbligo dei corsi di formazione per i gestori e il personale che opera nelle sale da gioco, nonché gli sgravi fiscali a favore dei locali eticamente corretti. «Particolarmente significativa – ha aggiunto – è l’attivazione del numero verde regionale per il gioco d’azzardo patologico (800 410 902), che offre gratuitamente e in forma anonima informazioni, ascolto, consulenza ed orientamento, mentre è in fase di avvio una campagna di comunicazione regionale finalizzata a sostenere gli strumenti e gli obiettivi della legge contro la ludopatia. Presso il dipartimento – ha concluso – dipendenze della Usl Umbria 2 con sede a Foligno è stato attivato il centro di riferimento regionale per il trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo, che sperimenta concretamente un modello d’intervento multidisciplinare e integrato, valutato positivamente e presto applicato anche nel resto della regione. Contestualmente è stato realizzato un corso di formazione rivolto agli operatori sanitari e sociali oltre che ai volontari impegnati in questo settore».

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