M5S: «In Regione altra faccia dell’Umbria»

I consiglieri regionali tracciano il bilancio dei primi 365 giorni di lavoro: «Un anno sul filo della più ferma opposizione a questo regimetto umbro»

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L.P.

Quasi 130 interrogazioni, 37 mozioni, 20 ordini del giorno e ancora 76 accessi agli atti e 18 esposti, per un totale di 230 comunicati stampa e 17 conferenze.

«Anno intenso» E’ questo il bilancio del primo anno di attività in consiglio regionale del movimento 5 stelle che, nel giugno del 2015, faceva il suo primo ingresso a palazzo Cesaroni. «Un anno sul filo della più ferma opposizione a questo regimetto umbro», commentano a caldo Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari impegnati nel portare avanti i punti in programma o, più semplicemente, «a fare in due il lavoro che nessun consigliere oggi fa mentre chi ci governa ha una giunta sempre più debole e zoppa e non solo per quanto riguarda la sanità, la cui regressione qualitativa negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti come dimostrano anche le classifiche dei Livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea, che ci vedono al decimo posto».

Ambiente e territorio In questo anno, dicono, hanno cercato di raccontare un’altra verità rispetto a quella ufficiale e secondo la quale va tutto bene. E la verità, secondo i consiglieri 5 stelle, è quella che passa per i tanti temi toccati dalle loro interrogazioni, molte delle quali lasciate senza risposta o mai calendarizzate nell’ordine del giorno delle sedute. Passa per la denuncia del caporalato in atto in tantissime aziende e nel programma Garanzia giovani, passa nella privatizzazione dell’idroelettrico, delle acque minerali, delle tematiche ambientali su cui si è taciuto per anni. Passa anche per il riportare alla luce, «in collaborazione con la stampa», la storia delle ceneri di carbone della lignite provenienti dalla centrale Enel di La Spezia e di Pietrafitta e interrate a Fabro e in Valnestore che, solo oggi, a più di 30 anni di distanza, riemergono con prepotenza dal terreno e fanno registrare picchi di tumori nella zona compresa tra Piegaro e Panicale.

Temi caldi Un’altra realtà, un’altra faccia della medaglia che è quella che registra un sistema di trasporto obsoleto e per nulla efficiente e sostenibile «mentre la presidente Marini fa l’ennesimo accordo da 40 milioni con Trenitalia e non c’è neanche un treno veloce che passi per il capoluogo di regione. Così come non c’è una stazione che fermi a poca distanza dall’unico aeroporto regionale». O come il bubbone più esplosivo di tutti, il sistema di gestione e raccolta rifiuti che, ormai, fa puzza da tutte le parti. «E’ stato grazie a noi che si è attivata una commissione regionale d’inchiesta per far luce sul sistema. L’unica cosa buona che è stata approvata era la creazione di un tavolo permanente con le associazioni. La commissione ha finito i suoi lavori e le associazioni non sono mai state convocate».

Le partecipate E poi ancora l’agricoltura, gli interessi delle Coop, «gli esposti sugli istituti di credito arrivati alla Banca d’Italia mentre le interrogazioni non sono mai state affrontate in consiglio», la privatizzazione dei beni pubblici e, infine, la gestione del patrimonio regionale. «Sono entrata qui dentro convinta che ci fosse qualcosa che non andasse. – afferma Maria Grazia Carbonari – Oggi invece mi rendo conto che la regione viene gestita come un portafoglio privato, con spese e impegni presi in totale autonomia e senza trasparenza, merito e professionalità». Così è accaduto al consorzio Crescendo e a Umbria Mobilità, il meccanismo è sempre lo stesso: «si infila gente non competente e persino gli organi di controllo non sono indipendenti». E’ anche il caso dell’azienda vivaistica regionale Umbraflor che doveva essere dismessa viste le enormi perdite e che invece è stata trasformata in ente pubblico economico gestita da un ex sindaco /Sandro Vitali, per 10 anni alla guida di Spello, ndr) che prende 90 mila euro l’anno per tenere in piedi un vivaio. E se oggi l’azienda non è più in perdita è solo perché la Regione non riscuote più l’affitto».

L’INTERVISTA A MARIA GRAZIA CARBONARI

Legislatura a tempo E’ questa la percezione che i due consiglieri hanno dopo un anno di intesa attività, passato a scandagliare e a studiare documenti, preparare mozioni e proposte di legge, redigere interrogazioni. Un anno in cui il loro lavoro è stato apprezzato, in rari casi, anche dalle altre forze politiche, nonostante la critica di appoggiare raramente le proposte altrui. Un anno in cui in loro è maturata la percezione che la legislatura non arriverà al termine naturale e che verrà conclusa prima, per altre cause. Gli obiettivi per il futuro sono ancora tanti, come tanti sono i temi su cui ancora si deve far luce. Come la questione delle infiltrazioni mafiose che non saranno certo risolte dalla commissione regionale presieduta dal segretario Pd Giacomo Leonelli, ma che si spera potrà almeno far emergere altri particolari. «Intanto, con le interdittive antimafia, ora si può dire che anche l’Umbria è una regione mafiosa. Questo deve far riflettere su molte cose», ha concluso Liberati.

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