In Umbria sono «tra i 15 e i 18 mila, un dato certo – dicono alla Fiom Cgil – è difficile averlo» e sono i lavoratori del settore metalmeccanico che operano nelle aziende aderenti a Federmeccanica, i quali vanno alla ricerca del rinnovo del contratto nazionale. Con una trattativa «nella quale, questa volta, avrà piena cittadinanza anche la Fiom Cgil, esclusa dalla precedente tornata contrattuale».
Le premesse La proposta della Fiom «parte dalla constatazione della situazione attuale per il settore, che arriva da 6 anni di continuo indebolimento, con la produzione che in Italia è calata del 30%, gli occupati che sono diminuiti di 230 mila unità, pari al 25% e con un ricorso alla cassa integrazione che, attualmente, interessa circa 170 mila. Mentre la produttività però – hanno osservato i dirigenti Fiom – al contrario è aumentata, sostanzialmente grazie al sacrificio dei lavoratori e alla riduzione del costo del lavoro».
Le richieste Tanto che la Fiom vorrebbe introdurre la contrattazione annuale degli aumenti (e non più triennale come è attualmente) salariali: per il 2016 la richiesta è di un incremento lordo delle retribuzioni del 3%, «che per un ‘quinto livello’ corrisponderebbe a 52 euro lordi in più in busta paga. Ma chiediamo anche di detassare gli aumenti salariali, anziché gli straordinari; di limitare gli effetti negativi del jobs act, ad esempio in materia di video sorveglianza; di creare maggiori garanzie per i lavoratori degli appalti, attraverso l’introduzione di clausole di salvaguardia; e ancora, di rafforzare e allargare gli istituti del welfare contrattuale».
Le regole La trattativa si aprirà ufficialmente il 5 novembre, data fissata per il primo confronto tra Federmeccanica e le controparti sindacali e anche l’Umbria sarà presente a quel tavolo, con il segretario generale della Fiom di Terni, Claudio Cipolla e il coordinatore Fiom della Rsu di Tk Ast, Stefano Garzuglia. Poi, grazie alle nuove regole sulla rappresentanza, si aprirà un percorso che consentirà l’approvazione di un accordo solo se siglato da organizzazioni rappresentative del 50% più uno dei lavoratori. Ma ai lavoratori spetterà poi comunque l’ultima parola, attraverso un referendum che dovrà approvare l’accordo raggiunto al tavolo.