‘Ndrangheta, le cosche fanno affari in Umbria

Nella relazione della Direzione nazionale antimafia la fotografia di una regione sana ma assediata dalla presenza di attività criminali

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L.P.

Forte presenza di cosche della ‘ndrangheta. Non fa ben sperare la relazione presentata in Parlamento dalla Direzione nazionale antimafia e relativa alle attività del 2015.

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Infiltrazioni «Un pericoloso trend evolutivo, nella dimensione quantitativa e qualitativa dei fenomeni criminali organizzati, con gruppi stabilmente insediatisi nel territorio ove hanno assunto caratteri di autonomi sodalizi, seppur sempre collegati all’organizzazione ‘madre’ calabrese». Si apre così il capitolo che fotografa la presenza della criminalità organizzata nel cuore verde d’Italia per il procuratore nazionale antimafia Roberti.

Segnali che fanno fatica ad essere percepiti «La tranquillità ambientale, la ricchezza derivante dalle floride attività produttive del territorio, la poca dimestichezza della popolazione a riconoscere i tipici segnali della presenza mafiosa», hanno favorito progressivi insediamenti personali ed economico-produttivi di interi nuclei di famiglie mafiose, in particolare proprio di ‘ndrangheta, che, stabilitesi in Umbria per avvicinarsi a familiari detenuti o sottoposti a soggiorni obbligati ovvero attirati dal business della ricostruzione successiva al terremoto del 1997, hanno trovato in questo territorio le condizioni ambientali idonee per poter attuare in maniera silente una progressiva infiltrazione criminale ed economica.

Edilizia, sanità, rifiuti E le indagini in corso, lo dimostrano. L’interesse di imprese edili calabresi al settore degli appalti pubblici ne sono solo un esempio dove, con la tattica del massimo ribasso, tante aziende forestiere si aggiudicano appalti, soprattutto nel settore edilizio, della gestione dei servizi sanitari e del ciclo dei rifiuti. Una grande attenzione la magistratura l’ha riservata anche agli investimenti effettuati nel settore agrituristico, in quanto di notevole consistenza a fronte di modesta redditività degli investitori.

Perugia L’evidenza più forte di un consolidato insediamento di ‘ndrangheta nella città di Perugia è diventata concreta nelle risultanze che hanno portato all’individuazione di un sodalizio, prevalentemente composto da calabresi legati ai Farao di Cirò, storica famiglia di ndrangheta del crotonese, dedito ad attività estorsiva, atti intimidatori incendiari ai danni di attività commerciali e produttive, usura e traffico di stupefacenti. L’indagine ha fotografato anche la contestuale infiltrazione economica, soprattutto nel settore dell’edilizia, strumentale ad acquisire una facciata “pulita”; molte delle attività economiche acquisite, dopo essere state spogliate di ogni utilità, venivano fraudolentemente condotte al fallimento. Basti solo ricordare l’ordinanza di custodia cautelare emessa nel dicembre 2014 a carico di 61 indagati e il cui processo è in corso in questi giorni, per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, con contestuali sequestri di ingenti proprieta.

Sotto assedio Per la Dna il territorio umbro rimane principalmente sano, ma «assediato in maniera sempre più pressante e visibile da criminalità organizzata che, purtroppo, si sta infiltrando in maniera stabile sul territorio, ormai suddiviso per talune attività, prima tra tutte la gestione del mercato degli stupefacenti, in vere e proprie zone di influenza, con conseguente stato di assoggettamento della popolazione».

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