Nue 112, la via è giusta ma la città no: l’errore fa tardare i soccorsi

Due episodi critici a pochi giorni dall’attivazione del numero unico Umbria/Marche. L’ipotesi di centrali di 2° livello fra Perugia e Terni

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Due eventi critici a meno di dieci giorni dall’attivazione del numero unico di emergenza 112 – con centrale unica Umbria/Marche – operativo dal 19 gennaio in provincia di Perugia e dal 26 dello stesso mese in quella di Terni. Sono entrabi accaduti nel Ternano e che rivelano come il percorso di accentramento ulteriore – dopo l’accorpamento del 118 nella centrale unica regionale di Perugia, datato 2013 – non sia privo di difficoltà, in parte previste da più di un addetto ai lavori.

I fatti

Le due criticità citate in premessa sono avvenute il 3 ed il 4 febbraio scorsi. La prima riguarda un’ambulanza inviata presso un’azienda di Terni per un infortunio sul lavoro, quando invece la stessa si trova nel comune di Narni. Solo la conoscenza del territorio e la professionalità del personale a bordo dell’ambulanza, hanno fatto sì che la situazione si risolvesse nel migliore dei modi. La seconda riguarda invece il soccorso in ‘codice rosso’ ad un paziente cardiopatico che accusava un forte dolore al torace: l’ambulanza è stata inviata in una via di Terni dove però non c’era traccia di quanto segnalato. Dopo un po’ l’equipaggio si è reso conto che l’intervento era sì nella via indicata, ma a Ferentillo, con conseguente ritardo dei soccorsi.

NUMERO UNICO 112: «MANTENERE ANCHE GLI ALTRI È IMPORTANTE»

Centrali di secondo livello

Il problema di origine riguarda sempre la conoscenza del territorio, in termini operativi – come nei casi citati – ma pure nel pianificare una ‘riforma’ qual è quella del Nue 112 che deve ovviamente confrontarsi con le caratteristiche di ciascun territorio. Anche per questo c’è chi avanza, accanto al Nue, l’idea di istituire in Umbria due centrali di secondo livello (a Perugia e Terni) in grado di gestire le emergenze a livello provinciale, per ridurre al minimo l’errore. L’operatore oggi, deve intuire la gravità del caso e, allo stesso tempo, individuare in pochi secondi la località – spesso sperduta o in aperta campagna – in cui intervenire, prendendo come punti di riferimento incroci, ponti, strutture, che spesso i più sofisticati strumenti di geolocalizzazione non riescono a dare. Conoscere il territorio dove si opera è, anche per questo, cruciale.

Il gruppo consigliare di Fratelli d’Italia: «Il 118 deve ritrovare a Terni una sua Centrale operativa»

«Lo sosteniamo da mesi e nonostante la sottovalutazione emersa nella seconda commissione consiliare di palazzo Spada riteniamo che si debba risolvere il gravissimo problema quanto prima», scrive il gruppo consigliare di Fratelli d’Italia. «I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia al Comune di Terni ritengono che quanto accaduto nei giorni 3 e 4 febbraio scorsi confermi la fondatezza della richiesta. Nelle due circostanze il 112, cioè la Centrale unica di risposta del numero unico di emergenza per tutto il territorio della Regione Umbria e Marche, in ossequio alla Normativa europea e quindi dal 26 gennaio al timone del 118 umbro, ha mandato a Terni ambulanza e automedica per un ‘codice rosso’ a sirene spiegate mentre l’emergenza era riferita a due persone rispettivamente di Ferentillo e Narni, con conseguente ritardo di oltre 40 minuti. Va detto che solo la conoscenza del territorio e il buon senso, oltre alla professionalità dell’equipaggio a bordo del mezzo di soccorso, ha fatto sì che tutto si risolvesse nel migliore dei modi nonostante l’errore delle località indicate dalla Centrale. Questa volta è andata bene ma tutti capiscono che anche un solo minuto in queste emergenze può consentire di salvare una vita». Nell’atto di indirizzo, scrive il gruppo, «che presentammo nel lontano mese di giugno e solo pochi giorni fa discusso in seconda commissione consiliare, chiedevamo al sindaco Latini, e chiediamo oggi con rinnovato vigore, ‘di attivarsi e sollecitare l’azienda Usl e contestualmente la Regione dell’Umbria, affinché si provveda subito al potenziamento del territorio del Comune di Terni con l’attivazione immediata di almeno una ulteriore ambulanza infermieristica h24’. Una necessita già evidente alla luce dell’attività svolta normalmente, che nel periodo pre-Covid, risulta a tutt’oggi non ancora attivata a Terni, come invece nelle altre aree territoriali della Regione. Al tempo stesso chiedevamo, e chiediamo, al sindaco Latini di sollecitare Usl e Regione al fine di ‘provvedere ad una urgente quanto necessaria revisione e riorganizzazione del sistema a livello regionale, prevedendo in questa fase accanto al Numero unico di emergenza 2 centrali di 2° livello nelle due provincie regionali (Perugia e Terni) tenendo presente le professionalità, le competenze e l’esperienza del nostro territorio, in modo da poter garantire, così come richiesto anche dalla normativa, risposte eque ed adeguate all’utenza, nei tempi previsti dai decreti ministeriali, con procedure standardizzate che supportino il lavoro degli operatori del settore. Va infatti considerato che nell’area ternana esiste una rilevante criticità, in quanto la preponderante componente industriale a ridosso della città e, l’elevata popolazione/kmq, 5 volte in più rispetto ai comuni limitrofi con la stessa dotazione di mezzi di soccorso, determina una situazione preoccupante per il sistema di emergenza, il quale potrebbe non riuscire a rispettare i tempi medi di intervento previsti dallo specifico decreto ministeriale, che in territorio urbano corrispondono a 8 minuti’. La nostra iniziativa consiliare nasce anche dalla constatazione che a distanza di 7 anni, dalla istituzione della Centrale operativa unica regionale 118 che nel 2013, con la motivazione di un risparmio economico, raggruppò le tre Centrali operative umbre di Terni, Foligno e Perugia ed oggi ancor peggio con l’istituzione del Numero unico di emergenza (Nue), ennesima azione di accentramento, si rileva un numero significativo di interventi impropri, nonché errori continui e ripetuti nella localizzazione del target di intervento, con allungamento considerevole dei tempi. Inoltre invece di omogeneizzare le procedure di intervento sul territorio regionale, persiste una diversificazione sia nel modus operandi che nella gestione dell’intervento, che nella composizione degli equipaggi dei mezzi di soccorso». Per tutti questi motivi, conclude la nota del gruppo, «crediamo che la nostra valutazione del rischio evidenziata nell’atto di indirizzo e sottovalutata da gran parte degli altri gruppi consiliari debba essere ribadita con fermezza a tutela della salute e della vita dei cittadini di questa parte dell’Umbria».

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