Ospedale di Perugia, Tar Umbria boccia l’UDI

‘No’ del tribunale amministrativo regionale al reparto di soli infermieri. I sindacati CIMO e AAROI esultano: «Tutelati tutti»

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‘No’ al reparto dell’ospedale di Perugia con soli infermieri: la decisione arriva dal Tar dell’Umbria che , con sentenza depositata il 10 novembre, ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni sindacali CIMO Umbria e AAROI-Emac Umbria e dai rispettivi responsabili Marco Coccetta e Alvaro Chianella, assistiti dall’avvocato Romina Pitoni del foro di Terni. Il tribunale amministrativo regionale ha ritenuto illegittima l’Unità di degenza infermieristica – la cosiddetta ‘UDI’ – istituita presso l’azienda ospedaliera di Perugia e la relativa delibera di giunta regionale numero 1084 del 22 settembre 2015.

«Regione smentita» «La decisione – affermano i due sindacati – costituisce un precedente unico nel panorama nazionale. Il Tar, contrariamente a quanto sostenuto dalla Regione Umbria, ha ritenuto il modello organizzativo non conforme e anzi in contrasto con la normativa nazionale e regionale a tutela del diritto alla salute dell’individuo-paziente che richiede l’intervento coordinato, e non temporalmente disgiunto, del medico e dell’infermiere».

La sentenza Secondo il Tar dell’Umbria, «il Piano sanitario regionale non prevede l’UDI, dunque la sua istituzione con delibera del direttore generale dell’azienda ospedaliera risulta illegittima. L’UDI è foriera di confusione di ruoli tra personale medico ed infermieristico, spettando soltanto al medico la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente e all’infermiere quello assistenziale». Diversamente, scrivono i giudici, «si verrebbe a creare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento».

«Tutelati tutti» I due sindacati CIMO e AAROI-Emaci Umbria esprimono così «grande soddisfazione per il risultato ottenuto ritenendo la sentenza manifestazione di una decisione equilibrata a tutela non solo dei compiti e delle responsabilità del medico, ma anche degli infermieri e soprattutto a garanzia della salute dei cittadini. Resta il grande rammarico – concludono le organizzazioni – di non esser stati ascoltati dalla Regione Umbria, come troppo spesso accade, e di esser stati costretti a ricorrere al tribunale amministrativo per garantire e tutelare i percorsi assistenziali».

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