Durissima presa di posizione delle segreterie regionali dell’Umbria di Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl che – in merito all’emergenza coronavirus in Umbria – lamentano «gravi violazioni delle disposizioni normative poste a tutela della salute dei lavoratori» e chiedono alle aziende sanitarie e ospedaliere dell’Umbria «di adempiere immediatamente e senza ulteriore ritardo alle disposizioni che regolano l’emergenza Covid-19 ma, soprattutto, alle disposizioni del Codice civile e del Decreto legislativo numero 81 del 2008 in materia di tutela della salute, oltre a dare chiare disposizioni affinché in questa fase difficile per tutti, soprattutto per chi è costantemente in prima linea in mezzo alla gente, vengano forniti tutti i presidi necessari».
EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON
«Intimiditi dagli apicali»
Nella lettera, inviata con posta elettronica certificata, chiedono inoltre che «nessuno intimi agli operatori di non utilizzare i necessari presidi, mettendo a rischio la salute propria e dei pazienti e venga rispettata da tutti la dignità dei lavoratori che si trovano in prima linea. Non solo i lavoratori, a più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria, sono costretti a lavorare senza un’organizzazione efficiente ed efficace e senza adeguati dispositivi di protezione individuale ma, addirittura, ormai, i rappresentanti sindacali si sentono intimiditi da apicali delle aziende per avere segnalato prima a voce, poi per iscritto ed infine, stante l’assoluto inaccettabile silenzio delle aziende, agli organi competenti le situazioni di rischio alle quali sono sottoposti i lavoratori».
COVID-19 IN UMBRIA, IL PUNTO: 76 CASI E 10 IN INTENSIVA
Le mascherine ‘spaventano’
I sindacati segnalano inoltre che in alcuni casi i superiori intimerebbero al personale sanitario di non indossare le mascherine «perché ‘spaventerebbero le persone’ e ‘farebbero agitare i pazienti’. Viene addirittura segnalato che all’ospedale di Spoleto tale intimazione verrebbe fatta in modo aggressivo e ad alta voce agli infermieri impegnati nel reparto di oncoematologia e del pronto Soccorso, ossia in reparti ad alto rischio, dove le mascherine tutelerebbero soprattutto i pazienti. Tutto questo è inaccettabile».
CORONAVIRUS, PRIMA MORTE IN UMBRIA – LEGGI
«Ospedali affollati, personale a serio rischio»
«Risulta inoltre – proseguono Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl – che nonostante le informative date alle organizzazioni sindacali, continuano a circolare quotidianamente per gli ospedali centinaia di persone che non dovrebbero esserci. Ribadiamo quindi la necessaria interruzione di tutte le prestazioni ambulatoriali non urgenti e dell’intramoenia. Tutto ciò appare incomprensibile considerato che non solo si sta mettendo a rischio la salute dei lavoratori ma anche delle loro famiglie e degli stessi cittadini. Se si continua così, c’è il rischio che tra poco gli ospedali saranno svuotati di operatori, trasformati in pazienti a causa di un contagio che il datore di lavoro è tenuto a prevenire con ogni misura possibile. Per senso di responsabilità e per evitare la diffusione del panico si è cercato e si sta cercando di collaborare costruttivamente con le istituzioni e le aziende. Ma ci aspetteremmo analoga responsabilità dalle parti datoriali e che alle parole spese durante gli incontri sindacali seguissero comportamenti coerenti da parte delle aziende».
«Fare attenzione alle conseguenze penali»
«Riteniamo opportuno evidenziare – concludono le tre sigle confederali del pubblico – che alla violazione consapevole di norme di legge in materia di prevenzione dei contagi, nell’attuale situazione, possono conseguire per i responsabili la sanzione penale della reclusione fino a 12 anni o addirittura, nel caso in cui dovesse portare al decesso di più di una persona, dell’ergastolo. Il senso di responsabilità, ora, impone di proteggere i lavoratori, per garantire la continuità dei servizi e proteggere i cittadini».