Pd, Verini in campo: «Idee, non ‘poltrone’»

Umbria, parla il candidato alla segreteria regionale Dem: «Bocci? Lo stimo come politico». La ‘vannuccite’ «malattia della sinistra»

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di G.N.

«Mi è stato chiesto di candidarmi, di esserci in un momento brutto come questo in cui le lotte correntistiche hanno preso il sopravvento e contribuito alla sconfitta politica. Scontriamoci sulle idee, non sulle poltrone. Se le altre candidature dovessero venire meno, come segretario rappresenterò tutti». Così ha esordito Walter Verini, candidato alla segreteria regionale del Partito Democratico in Umbria, lunedì mattina durante la conferenza stampa indetta nella sede del Pd, a Perugia.

«Il partito apra le sue porte»

«Ben venga il confronto – ha spiegato il parlamentare tifernate – purché ci sia una direzione chiara da intraprendere. Il dibattito deve essere libero e la pluralità di pensiero è fondamentale in un ‘partito democratico’, ma va direzionata verso le necessità reali della gente».

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Contro la ‘vannuccite’

Verini dice «basta alla ‘vannuccite’, una malattia infantile e senile della sinistra umbra, tipica di tanto tempo fa quando corso Vannucci era l’acquario della politica. È normale, ma il mondo è altro».

«Lavorare per togliere il governo delle città alla destra»

«Al momento, è come se avessimo una Raggi al governo del paese, ma in più il vero governo litiga su tutto e sono impreparati. Noi dobbiamo cambiare modo di essere partito, mettere la quinta sulle cose buone che facciamo, altrimenti lo farà la destra».

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Dialogo con la società civile

«La priorità del Pd – secondo Walter Verini – dovrà essere quella di dialogare con la società civile, capire i problemi e fare da tramite con i parlamentari per risolverli». Parlando degli altri candidati, il candidato alla segreteria regionale ha sostenuto di «non essere alternativo a chi pensa di costruire una svolta», mentre – riferendosi a quello che forse è il principale ‘competitor’ – l’ex sottosegretario al ministero dell’interno Gianpiero Bocci – ha aggiunto: «Lo stimo come uomo politico». Poi il monito a chi farà il segretario che «dovrà essere un arbitro e chiamarsi fuori dalla corsa alla Regione del 2020».

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