Perugia, 10 anni fa l’omicidio Meredith

Un fatto terribile, che sconvolse la città e in cui l’unico condannato è l’ivoriano Guede. Oggi la villetta in via della Pergola è tornata abitata, Amanda e Raffaele sono liberi

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Dieci anni di interrogativi, colpi di scena, battage mediatico e un omicidio la cui verità processuale non ha mai diradato tutti i dubbi su quella notte.

La casa dell’omicidio di Meredith Kercher

Una notte drammatica, per la città, quella del 1 novembre 2007 in cui una studentessa inglese di 22 anni, Meredith, viene uccisa nella villetta di via della Pergola che divideva con una studentessa americana, Amanda Knox. Da quel giorno Perugia non sarà più la stessa. Sulla sua immagine di città del buon vivere, placida, calma e tranquilla scende una nebbia che disvela solo i risvolti più morbosi, macabri e preoccupanti. Emerge che tra gli studenti universitari che vengono da fuori regione e da tutto il mondo c’è di più oltre alle lezioni nelle aule di piazza Morlacchi e via Pascoli, oltre alle chiacchiere consumate al pratino davanti a San Francesco e alle serate trascorse sulle scalette. Ci sono giochi erotici che finiscono male, abuso di alcool e droghe, invidie, sospetti e intrecci pericolosi.

I protagonisti della vicenda

Il corpo di Meredith Kercher viene trovato la mattina del due novembre nella sua camera da letto. L1a causa del decesso, come poi verrà appurato, è un’emorragia per una ferita al collo provocata da un coltello. La camera è a soqquadro, ci sono impronte di sangue sul cuscino e il medico legale decreterà che la giovane è stata accoltellata non una sola volta, ma 47. Il 6 novembre vengono arrestati Amanda Knox, la coinquilina americana di Meredith, Raffaele Sollecito, il fidanzato di Amanda da qualche giorno e Patrick Lumumba, titolare del bar dove lavorava la ragazza di Seattle, poi scarcerato due settimane dopo perché estraneo ai fatti.

Amanda Knox

Il processo Le telecamere di tutto il mondo arrivano a Perugia, un omicidio così efferato scuote l’Italia intera e la vicenda diventa subito un caso internazionale. È il 20 novembre del 2007 quando a Magonza, in Germania, viene bloccato Rudy Guede, ivoriano di 21 anni. Sono sue le tracce del dna sul piumone, l’impronta di una mano sul muro e le feci in bagno. A distanza di due anni dalla morte di Mez inizia il dibattimento. La prima condanna è a 26 anni di carcere per Amanda e 25 per Raffaele perché «spinti da un movente erotico sessuale e violento».

L’assoluzione Tra ricorsi, accertamenti e perizie si arriva al secondo grado di giudizio. In aula è scontro sulle presunte tracce del dna dei due giovani sul coltello e sul gancetto del reggiseno di Meredith. Nel 2011 la corte d’assise assolve Amanda e Raffaele per non aver commesso il fatto, giudicando «non attendibili» parte degli accertamenti tecnici svolti.

Raffaele Sollecito e Amanda Knox assolti

In Cassazione E’ il 2013 quando la Cassazione annulla la sentenza di secondo gravo e rinvia tutto alla Corte d’appello di Firenze, dove si celebra il processo bis. Nuova condanna per Amanda e Raffaele, infine, di nuovo ribaltata, con la sentenza del 2015 della Cassazione. Nessun nuovo rinvio, secondo i giudici il quadro disegnato da chi aveva indagato e condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito «non è sorretto da sufficienti indizi». L’unico condannato per concorso in omicidio e violenza sessuale è l’ivoriano Rudy Guede che aveva optato, nel 2010, per il rito abbreviato.

La Knox vestita da Cappuccetto rosso

Dieci anni dopo Sono passati dieci anni da quei tragici fatti. Il primo novembre, a Londra, la famiglia ricorderà la giovane Meredith Kercher con un momento di raccoglimento privato nel cimitero alle porte della City, dove la studentessa è sepolta. Amanda, tornata negli Stati Uniti, è reduce dal successo del libro che ha scritto dopo il processo in Italia, ‘Waiting to be heard’mentre Netflix ha dedicato un film alla sua storia. Ancora le sue foto, i suoi commenti, le sue esternazioni suscitano indignazione in Italia, dove più d’uno l’ha sempre ritenuta responsabile dell’omicidio della sua coinquilina nonostante la verità giudiziaria sia un’altra.

Raffaele Sollecito coi The Pills a Perugia

Sollecito Così come fanno discutere le ‘uscite’ di Raffaele Sollecito, l’ingegnere barese ‘figlio di papà’ che è sempre sembrato ‘con la testa sulle nuvole’ e a cui, di recente, è stato negato il risarcimento per ingiusta detenzione. E quando torna a Perugia di certo non passa inosservato. Anche la villetta di via della Pergola è tornata abitata. Ristrutturata, con il verde fuori sistemato, non sembra neanche più l’abitazione in cui si è consumato un omicidio. A interessarsi di quella casa, però, sembrano essere solo gli stranieri che in vacanza a Perugia si fermano per scattare una foto alla villetta dell’assassinio.

Rudy fuori dal carcere Mammagialla di Viterbo per un permesso premio

E poi c’è Rudy, l’unico condannato – in concorso – che sta scontando la sua pena al carcere Mammagialla di Viterbo. Assieme a lui c’è lo staff del centro studi criminologici che ha avanzato istanza di revisione del processo per conflitto di giudicati, dichiarata poi inammissibile dalla corte d’appello di Firenze. Tra permessi premio, in cui torna a trovare la maestra Ivana e una laurea in storia con 110 e lode presa in carcere, oggi Rudy si dice sereno nonostante continui a professare la sua innocenza.

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