Perugia, caso Gesenu: tanti nodi da sciogliere

Un anno nero per la gestione dei rifiuti, con un’inchiesta in corso e con l’impianto di Pietramelina fermo mentre i camion continuano a portare i rifiuti fuori regione

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di L.P.

Si chiude un anno a Perugia e nei comuni della provincia con troppe questioni in sospeso sul versante ‘rifiuti’.

L’inchiesta giudiziaria Un anno ‘caldo’, bollente, che si era aperto con la Gesenu sotto commissariamento prefettizio e si chiude con l’ex direttore generale dell’azienda pubblico privata che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ai domiciliari. Una maxi inchiesta in corso, responsabilità tutte da verificare, ipotesi di reato pesanti e troppe, ancora, le questioni aperte in vista del nuovo anno. Una su tutte è quella che riguarda l’impianto di compostaggio di Pietramelina, ora bloccato dopo che la Regione ha diffidato il gestore a proseguire i conferimento a seguito dei controlli di Arpa e Nipaf del Corpo forestale dello stato.

Pietramelina Scaduti i 45 giorni di tempo consentiti per sanare le irregolarità e tornare a gestire l’impianto di compostaggio secondo la configurazione impiantistica autorizzata, dopo che sono stati rilevati ‘scarti eccessivi’ nella gestione della frazione umida, da un mese ormai la raccolta organica raccolta nel perugino finisce fuori regione, negli impianti Hera emiliani per la precisione. E chi si sobbarcherà i costi? Su questo, ancora, i sindaci dell’Ati2 preferiscono non parlare ma al momento, per portare i camion fuori dall’Umbria il costo stimato è di 15 mila euro circa al giorno, che fanno 450 mila euro al mese. Questo, almeno, è quanto è stato speso a dicembre e, nonostante le diffide lanciate dal Movimento 5 stelle in comune a Perugia, la paura è che il costo finirà nella bolletta pagata dai cittadini, già tra le più alte d’Italia.

Organico E mentre si prova a dare una certa discontinuità all’interno delle società, come ha ricordato la presidente della Tsa Dorillo durante il consiglio comunale aperto di Corciano, dopo anni di ‘mala gestio’ qualcosa è cambiato anche dentro Gesenu. Come la questione dei pannolini e degli assorbenti che, se per anni sono stati raccolti nell’organico facendo aumentare considerevolmente i volumi della differenziata, ora andranno a finire nel rifiuto secco residuo. E dopo l’avviso ai cittadini è arrivato anche quello ai sindaci dei 24 comuni interessati, con la previsione che qualora ci siano materiali che pregiudichino la qualità complessiva del compost prodotto il gestore si riserva la facoltà di respingere il carico. Dove andranno a finire i carichi rifiutati? E quando, soprattutto, riaprirà l’impianto di compostaggio di Pietramelina? Domande che attendono una risposta all’alba del nuovo anno, mentre si ipotizza una spesa di 3 milioni di euro per il riammodernamento degli impianti.

Discontinuità Se da un lato i cittadini sono sul piede di guerra, come testimoniato dai tanti interventi nel consiglio aperto che si è tenuto a Corciano nei giorni scorsi, c’è chi prova a dare segnali di un cambio di passo. Ci prova la Tsa, Trasimeno servizi ambiente, che ha indetto un concorso pubblico per il direttore generale e un bando di gara per la gestione del centro del riuso, e ci prova, senza riuscirci, anche il comune di Perugia che, nei giorni scorsi, ha affrontato il nodo dei vertici dirigenziali. Nonostante gli appelli lanciati dal vice sindaco Barelli, che aveva promesso turnazione e cambi, i soggetti apicali sono rimasti tutti al loro posto, compreso l’ingegner Vincenzo Piro dirigente dell’area servizi ambientali che ha mantenuto la nomina dal momento che il comune non risulta coinvolto direttamente nell’inchiesta della magistratura. Da qualche parte si dovrà pur iniziare, se lo aspettano i cittadini e se lo aspettano anche i comitati che da anni denunciano, con fotografie e documenti, quello su cui la magistratura sta ora indagando.

 

 

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