Perugia, Gesenu: maggioranza in crisi

Manca il numero legale e non si vota la mozione dell’opposizione che chiede la revoca delle deleghe a Barelli. Per la giunta Comune parte lesa

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Era in programma una seduta del consiglio comunale infuocata e così, lunedì pomeriggio, è stato. Un’ora e mezza di bagarre, urla, interruzioni, timore che la richiesta di dimissioni potesse incontrare il voto favorevole di qualche membro della maggioranza e anche accuse al segretario generale, con richieste di un voto segreto.

Il consiglio La seduta a palazzo dei Priori si è aperta con le mozioni del capogruppo in comune dei 5 stelle Cristina Rosetti sul tema Gesenu, contestando la gestione comunale e l’assoluta mancanza di controlli nei confronti dell’azienda. «La nuova amministrazione – ha detto – avrebbe dovuto pretendere la modifica della compagine aziendale, ma ha preferito non farlo. Ora la gravità dei fatti è emersa in tutta la sua evidenza, penalizzando pesantemente i cittadini, che hanno dovuto pagare costi che non sono giustificati». Così, come aveva anticipato nei giorni scorsi in conferenza stampa, il gruppo ha chiesto l’immediata revoca delle deleghe affidate al vice sindaco Barelli, «a causa di una gestione fallimentare».

Barelli Chiamato in causa, oltre che dai 5 stelle anche dal capogruppo Pd Mencaroni, il vice sindaco Barelli ha illustrato le problematiche della vicenda. «Come amministrazione – ha sostenuto – eravamo consapevoli fin dall’inizio che Gesenu fosse un problema, perché la sua storia era nota da oltre 20 anni. Il problema centrale, nel tempo, è sempre stato quello di trovare un socio privato che fosse presente a Perugia ed adeguato; purtroppo negli anni ci siamo dovuti trovare al cospetto di soggetti imbarazzanti. Tutto ciò – precisa il vice sindaco – è stato ereditato dalle precedenti amministrazioni, così come l’intera situazione, fatta di tariffe altissime a fronte di un servizio in larga parte discutibile».

Le tappe Riepilogando l’intera vicenda, Barelli ha ricordato che quando si è insediata la giunta Romizi il primo atto compiuto è stata la nomina di nuovi rappresentanti del comune che, da subito, hanno proposto una modifica dello statuto aziendale e la sostituzione del direttore Sassaroli. «Ciò al fine di determinare una discontinuità rispetto al passato. Nel frattempo, per la prima volta nella storia di Gesenu, l’azienda ha varato ad ottobre 2014 il primo piano industriale che prevedeva, tra gli altri, il rinnovamento degli impianti di Pietramelina e Ponte Rio, ormai obsoleti e non più adatti alle esigenze. Questa amministrazione ha preteso queste iniziative, come mai nessuno aveva fatto prima».

I risultati E’ stata poi attivata l’indennità di disagio ambientale, con l’obiettivo di esentare in tutto o in parte dal pagamento della tariffa le famiglie residenti nelle vicinanze degli impianti, mentre il piano industriale è stato stoppato dall’interdittiva antimafia firmata dall’allora prefetto De Miro nell’ottobre 2015. «Da lì – ha detto Barelli – è iniziata una sorta di fuggi-fuggi. E’ toccato quindi al sottoscritto il ruolo di difensore di Gesenu, non quella ereditata, ma quella che conta centinaia di dipendenti e, dunque, un soggetto da bonificare trattandosi di società importante per la città. Ci siamo in sostanza attivati con pieno senso di responsabilità per salvare Gesenu, quando avremmo potuto sfilarci. Sarebbe stato più facile, ma non certo serio».

Amministrazione controllata «Da novembre 2015 – ha continuato Barelli – Gesenu è sotto il controllo della Prefettura e dei tre amministratori straordinari nominati, i quali hanno, tra le altre cose, confermato le deleghe al direttore Sassaroli. E’ evidente, segnala il vice sindaco, che dall’emissione dell’interdittiva, Gesenu è di fatto sotto tutela». In considerazione di questo scenario, l’amministrazione ha indirizzato la propria attività per far sì che si potessero superare le criticità poste alla base del provvedimento prefettizio. «Non era un’operazione facile – ha ammesso Barelli – tuttavia è stato possibile, innanzitutto, far uscire dall’azienda il socio privato tanto discusso. Lavorando alacremente in questa attività di bonifica, si è riusciti ad eliminare alcune criticità di cui all’interdittiva, in primis il rapporto con le società siciliane, ottenendo la revoca del provvedimento. Questo è stato un grande risultato che forse a qualcuno è sfuggito, ma che, comunque, ha consentito di far venire meno il controllo obbligato da parte della Prefettura».

Ruoli e compiti Come già riferito ad umbriaOn, Barelli ha sostenuto davanti ai consiglieri che non è compito del vicesindaco o degli assessori controllare le aziende partecipate, «perché tale livello di azione spetta ai dirigenti, alla Provincia e ad Arpa». E poi ha ricordato quanto altro è stato fatto: sostituzione del socio privato, riduzione della tari dopo anni, introduzione di un nuovo metodo di raccolta in centro con individuazione di oltre 600 evasori, aumento del decoro e strada aperta per la tracciabilità rifiuti. «Dunque un lavoro proficuo grazie al quale stiamo sdoganando Gesenu dalle criticità segnalate. Non è un caso se Perugia, nella classifica stilata da Italia Oggi, ha guadagnato tante posizioni».

Polemiche L’informativa di Barelli, come era prevedibile, ha suscitato però reazioni ancor più dure. In primis, infatti, la Rosetti ha criticato la giunta di non conoscere, ancora oggi, a quale prezzo Cerroni abbia venduto le quote Gesenu a Paoletti. «Si è superato Cerroni per arrivare a Paoletti – ha detto – privato di cui nulla si sa, nemmeno quanto abbia pagato le quote. Sappiamo solo che Paoletti avrebbe incontrato i rappresentanti dell’amministrazione comunale ben prima di avviare qualsivoglia operazione di acquisto. Alla faccia del fatto che il Comune non può incidere sulla compagine privata». Ma, stando all’opposizione, la cosa più grave in tutta la vicenda è la truffa perpetrata nei confronti dei cittadini. «Non a caso la stessa magistratura sta indagando sugli organi di controllo, perché rei, evidentemente, di non aver controllato alcunché».

Le accuse Insoddisfatti anche i consiglieri del Pd che hanno sostenuto la mozione della consigliera 5 Stelle sul ritiro delle deleghe ma quando è stato il momento di mettere ai voti la mozione, la maggioranza ha fatto mancare il numero legale abbandonando l’aula. «Un atteggiamento irresponsabile – commentano in una nota i consiglieri del Pd – quello della maggioranza che, invece di difendere in maniera compatta un membro della propria giunta, ha deciso di non partecipare alla votazione, abbandonando l’aula e il vicesindaco». Un comportamento, questo, che secondo il Pd «conferma di un centro destra sempre più diviso su vari fronti ed incapace di affrontare i problemi del quotidiano amministrare. Finiti i tempi di accuse contro la precedente amministrazione, oggi la giunta Romizi non è capace di assumersi la responsabilità di una città sempre più abbandonata e di difendere il lavoro dei propri assessori. Di non minore importanza l’andamento dei lavori dell’aula: nessuna pratica è stata discussa, la città di Perugia è ancora una volta ingolfata dalla inadeguatezza della giunta Romizi e del centro destra cittadino».

La giunta Nel tardo pomeriggio, poi, la giunta ha detto la sua: «Sorprende, anche per i toni utilizzati, l’atteggiamento del gruppo comunale del Movimento 5 Stelle che, in merito all’indagine che vede coinvolta Gesenu, cerca colpevoli in seno all’attuale amministrazione. Al consigliere Cristina Rosetti, impegnata in una caccia alle streghe, sfugge che nell’ipotesi di reato tutti i Comuni, Perugia compresa, vengono indicati come soggetti truffati e non come gli artefici della presunta truffa. Il Comune è il primo soggetto interessato affinché si faccia piena luce sui fatti in oggetto, ed è pronto a tutelare i cittadini. L’attacco sferrato in Consiglio appare strumentale ed avulso dalla realtà dei fatti».

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