Muraglioni pericolosi, soluzioni allo studio

Perugia, Comune e Soprintendenza dialogano per evitare nuove cadute. Italia Nostra dice no. Il ricordo della prima installazione

Condividi questo articolo su

Mentre ad Assisi si dialoga sul muro della discordia davanti alla Basilica di San Francesco, che sarà messo in sicurezza entro la fine di settembre, a Perugia si pensa di fare la stessa cosa con i muraglioni della Rocca, installando reti e protezioni supplementari su viale Indipendenza e via Fatebenefratelli, dopo i recentissimi episodi di cronaca che hanno visto due giovani cadere giù dal belvedere dell’acropoli, episodi purtroppo frequenti, che si ripetono negli anni (nel 2017 un altro caso analogo). Ma c’è già chi protesta.

Dopo Ferragosto incontro con la soprintendenza: le ipotesi

Contattato da umbriaOn, l’assessore ai lavori pubblici Otello Numerini non ha voluto sbilanciarsi sul tipo di intervento, specificando però che «ci sono varie ipotesi al vaglio e già dopo Ferragosto ne parleremo con la Soprintendenza». A occhio, le ipotesi possono essere di due tipi: rinforzare ed allargare la rete di salvataggio che si trova sotto oppure posizionare nei punti più critici dei dissuasori, se non altro per impedire sedute pericolose, partendo dal presupposto che se una persona si vuole buttare niente può impedirglielo, nemmeno la barriera più insormontabile. Ci sono già stati i primi sopralluoghi per capire la soluzione migliore e meno impattante dal punto di vista storico architettonico. Il progetto sarà condiviso con la Soprintendenza, dopodiché si procederà.

Italia Nostra già si oppone

Da Italia Nostra arrivano però i primi mal di pancia rispetto alla paventata idea di aumentare le protezioni o – peggio ancora – installare dissuasori. «È assurdo assecondare il processo di infantilizzazione che percorre la nostra società. Dai giovani si deve pretendere maturità e senso di responsabilità. Inutile rincorrere i singoli eventi e cercare di mettere una pezza a comportamenti dissennati che comportano rischi da parte di chi li assume. Specie quando non si tratta di fatalità, ma di disgrazie addirittura cercate», ha dichiarato il presidente Luigi Fressoia. E Mauro Monella cita come esempio negativo il caso degli spuntoni installati a Gubbio.

La storia della rete

Un interessante articolo dello storico e giornalista Sandro Allegrini (che ci ha gentilmente concesso la foto storica a corredo di questo articolo) ha ricostruito la storia della rete, la cui ideazione si deve a Nazareno Squarta, politico socialista che fu assessore a Perugia negli anni Venti, come antidoto ai tanti suicidi che si verificarono subito dopo la prima guerra mondiale fra i reduci. La rete di dissuasione rispose egregiamente: non era possibile scavalcarla con un solo salto e occorreva che il potenziale suicida compisse l’atto in due fasi. «Risulta dalle cronache che non uno solo, di quanti restarono al primo step (ossia sulla rete), ebbe il coraggio di buttarsi nel vuoto facendo il salto successivo. Anzi: si misero tutti a strillare chiedendo aiuto», racconta Allegrini.

Il ricordo di Martina

Rimanendo in tema, ha suscitato commozione il ricordo che Antonio Brizioli ha voluto affidare a Facebook: si parla di Martina, la ragazza dell’Ecuador che si è buttata dai muraglioni a metà luglio. I genitori sono stati in città nei giorni immediatamente successivi: hanno ringraziato gli amici per l’affetto annunciando l’avvio di una iniziativa in sua memoria: «Il passaggio di mia figlia attraverso questa vita non sarà dimenticato – ha scritto il padre sui social – e la sua morte sarà l’inizio di un progetto di amore e aiuto disinteressato per le persone che soffrono di solitudine e disperazione».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli