Piano e integrativo: tre ore di sciopero in Ast

Terni, dura presa di posizione di sindacati e rsu sulle scelte aziendali: «Per chi lavora i soldi non ci sono mai, per l’immagine sì»

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Non va giù il piano industriale, la politica aziendale, ma non va neppure giù l’indisponibilità dell’azienda a mettere una cifra ritenuta congrua e superiore a quella concessa nel maggio del 2018 per il premio di produzione – 1 milione e 300 mila euro – nell’ambito della trattativa per il cosiddetto ‘integrativo’. Tanto che le organizzazioni sindacali – Fiom, Fim, Uilm, Fismic, Ugl, e Usb – unitamente alle rsu di Ast, hanno proclamato uno sciopero di 3 ore – dalle ore 11 alle 14 – per mercoledì 16 gennaio con presidio di fronte al Tubificio di Maratta. Interessati tutti i lavoratori Ast e quelli coinvolti negli appalti.

AST: «PREOCCUPATI PER LAVORO E INVESTIMENTI»

«Inaccettabile il piano industriale»

L’annuncio attraverso un volantino diffuso dalle rappresentanze dei lavoratori che definiscono «inaccettabile il piano industriale proposto, perché, al di là delle belle parole, è un piano di riduzione e indebolimento». Sindacati e rsu elencano poi le ragioni di tale lettura critica: «Diminuiscono i volumi prodotti (si andrà sotto il milione di tonnellate annue). diminuisce la forza lavoro (obiettivo 2.300 dipendenti), non c’è alcuna garanzia per i contratti somministrati, l’entità degli investimenti è sufficiente solo al mantenimento dello status quo, c’è poca trasparenza sul sistema organizzativo delle attività dirette ed indirette, nessuna chiarezza sul sistema degli appalti a partire dal progetto scorie ed ambiente». Verrebbe da dire: c’è altro?

AST, SALTA INCONTRO SUL PIANO INDUSTRIALE

Le richieste, punto per punto

Oltre all’esigenza di stringere i tempi per l’incontro, già chiesto al governo, per portare ThyssenKrupp ad assumere impegni concreti su Terni, i sindacati insistono poi sulla necessità di valorizzare il polo produttivo ternano «con politiche ed azioni concrete e non semplicemente con spot ed annunci». Sullo sfondo, ma neanche tanto, la contrattazione sull’integrativo partita in salita: «Con 98 milioni di utile conseguiti – osservano sigle e lavoratori – è assurdo che non ci sia la volontà di redistribuire. Gli utili che Ast ha ottenuto nel biennio passato sono anche frutto del sacrificio dei lavoratori. La redistribuzione deve riguardare l’insieme delle maestranze e non soltanto ‘pochi eletti’ come avvenuto in questi anni ad opera unilaterale dell’azienda. È necessario valorizzare le professionalità esistenti senza cercarle altrove, guardando alle maestranze con le quali Ast ha raggiunto i risultati tanto pubblicizzati dal management aziendale, ed è assurdo che non ci sia un minimo progetto di stabilizzazione degli attuali contratti interinali». Infine si reputa «necessario mettere in atto una seria politica di investimento nel sito, oltre che salariale, soprattutto a favore del miglioramento della qualità e delle condizioni di lavoro dei dipendenti».

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«Vergogna»

L’attacco finale di sindacati e rsu è particolarmente deciso: «È una vergogna che quando tocca a chi lavora, non c’è mai disponibilità economica. È una vergogna che questa azienda, per ciò che gli interessa, non bada a spese soprattutto se finalizzate alla cura dell’immagine». Da qui lo sciopero del 16 gennaio, in attesa che l’azienda faccia le proprie mosse.

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