Raggira la banca per cui lavora a suon di prestazioni sanitarie false per lei e la figlia. Scatta maxi sequestro

Tuoro sul Trasimeno – Indagine di Guardia di finanza e procura di Perugia

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Un sequestro preventivo a carico di una ex dipendente della filiale di Tuoro sul Trasimeno (Perugia) di un noto istituto bancario. La misura è scattata su decisione del gip di Perugia a seguito di indagini della Guardia di finanza e della procura perugina. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe ottenuto tutta una serie di rimborsi indebiti a carico del fondo sanitario della stessa banca.

Raffaele Cantone

Cosa è accaduto: ricoveri e visite

La donna è in pensione dal 2013 e, secondo gli accertamenti delle Fiamme Gialle, «avrebbe falsificato documenti riferibili ad asserite prestazioni sanitarie effettuate in suo favore e della figlia, ottenendo – nell’arco di un decennio – indebiti rimborsi per un ammontare complessivo di 141.702,50 euro». Tutto è nato da una denuncia presentata dal presidente del fondo sanitario integrativo del gruppo bancario per presunte «anomalie nel corso di verifiche sulle pratiche di liquidazione relative alle richieste di rimborso presentate dall’indagata. Quali, ad esempio, la regolarità della frequenza e gli importi elevati delle richieste di rimborso o la ricorrenza dei professionisti che avevano effettuato le prestazioni e delle case di cura ove erano avvenuti i ricoveri».

Ricevute fiscali e dimissioni

Il Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Perugia ha accertato «la falsità di 28 ricevute fiscali emesse dal 2013 al 2022, tutte aprocifre in quanto disconosciute dai medici a cui erano state attribuite. In più 21 lettere di dimissioni rilasciate per l’ottenimento del rimborso della diaria giornaliera, in ragione di ricoveri mai avvenuti o di durata inferiore rispetto a quella indicate nella certificazione prodotta dall’interessata». C’è dunque in ballo l’articolo 642 comma 2 del Codice penale, ovvero «denuncia di un sinistro accaduto al fine di conseguire il rimborso previsto da un contratto di assicurazione». Si parla di «alterazione e falsificazione di ricevute fiscali e lettere di dimissioni, al fine di ottenere indebite liquidazioni in virtù del contratto di assicurazione stipulato con il fondo integrativo». Da qui il sequestro della somma di oltre 140 mila euro «giacente sui conti correnti o altrimenti investita».

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