Regione Umbria, direttore in stand by

Perugia, il consiglio regionale ha sospeso l’esame del disegno di legge di iniziativa della giunta che modifica la struttura organizzativa

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Il consiglio regionale ha sospeso l’esame del disegno di legge di iniziativa della giunta che modifica la struttura organizzativa e la dirigenza, introducendo la figura del direttore generale, ridisegna le funzioni dei direttori regionali ed istituisce il Comitato di direzione. Dopo le relazioni e il dibattito – e dopo il deposito di 18 emendamenti (14 di Nevi, FI e 4 di Smacchi, Pd) – la discussione è stata aggiornata, su richiesta dell’assessore Antonio Bartolini, per «consentire di svolgere un approfondimento ulteriore sull’articolato».

Andrea Smacchi

Il direttore generale Il presidente della Prima commissione, Andrea Smacchi, illustrando il provvedimento, aveva spiegato che «emerge con chiarezza l’intento di rafforzare la funzione di coordinamento nell’attuazione del programma di governo e di disporre di una regia amministrativa unitaria, pur restando compiti importanti in capo ai direttori regionali. Il direttore generale sarà valutato e nominato dal presidente della giunta sulla base della proposta dell’organismo indipendente di valutazione; ricoprirà un ruolo centrale forte, volto al potenziamento della capacità di realizzazione degli interventi aumentando così l’efficacia e l’efficienza dell’intera struttura» Regioni come Lazio, Liguria e Toscana, aveva detto ancora Smacchi, « già da tempo hanno previsto un’organizzazione simile a quella che stiamo per votare. Altre Regioni hanno previsto la figura del direttore generale, come alta figura di dirigenza fiduciaria, posta al vertice dell’organizzazione, a supporto degli organi di governo, con funzioni di direzione strategica e presidio all’attuazione del programma politico del presidente, seppure in un quadro organizzativo diversificato». Ma non ha convinto le opposizioni.

Raffaele Nevi

«Ci sono gli esposti» Il relatore di minoranza, Raffaele Nevi (Forza Italia) ha infatti sottolineato che si tratta di «una cosa seria, con esposti alla Procura della Repubblica. La presidente della Regione ha parlato di ‘ricatto’ rispetto alle nomine, l’assessore Barberini è uscito e poi rientrato in giunta in base ad un accordo nel Partito democratico. La crisi politica scoppiata allora non si è ancora rimarginata: lo stesso assessore disse che le scelte operate non erano legate alle capacità e al merito. Allora la presidenza spiegò di non voler cambiare nulla e di voler tutelare la struttura regionale da correnti e fazioni. Piegare le istituzioni per tenere unito un partito e fare una spartizione tra correnti di cariche istituzionali e tecniche è molto grave. Per rimuovere un soggetto, il direttore alla Sanità, che non è gradito alla corrente allora si procede con questa riforma, promuovendolo. A forza di gestire le strutture pubbliche ai fini di partito si rischia di ottenere risultati disastrosi come quelli sulla mobilità passiva in sanità, nonostante il lavoro svolto dai tanti professionisti seri che ci lavorano. La vicenda del cosiddetto ‘lodo Orlandi’ ci dice che voi siete abituati a lottizzare qualsiasi cosa».

Andrea Liberati

«Vicenda insulsa e grottesca» Duro Andrea Liberati (M5S): «È una vicenda insulsa e grottesca: l’Aula si riunisce
dopo un mese di vuoto e non si occupa di terremotati, disoccupati o della gravissima contingenza economica che vede l’Umbria ormai come prima o seconda regione del Mezzogiorno, ma di atti ‘ad personam’. Era l’occasione per tagliare un posto, non per conservare i soliti vecchi arnesi della parapolitica. Ci sono giornalisti, professori che ci incalzano a fare qualcosa di meglio, ma qui tutto tace, ci si gode lo status sociale che rende lontani dalle persone e dai loro problemi i cittadini eletti, si va su e giù per Corso Vannucci a passeggiare, ma siamo chiamati a fare ben altro. Non si può normare incongruamente e sapendo chi sono i beneficiari di queste norme, quando si poteva tagliare la dirigenza e fare in un altro modo». 

Emanuele Fiorini

«Tregua armata» Non ci è andato già leggero Emanuele Fiorini (Lega Nord): «Nello scontro interno alla maggioranza, le due anime del governo, quella ‘marinaia’ e quella ‘Bocciana’ firmano una tregua armata a scapito dell’efficienza della struttura dirigenziale, che si sarebbe dovuta rivedere in un’altra maniera. E la catena di comando, invece di ridursi, si allunga lasciando irrisolti i problemi. Questioni amministrative delicate, da cui dipendono le sorti dei cittadini, vengono lasciate a questi soggetti. Ruoli che si sovrappongono, doppioni inutili, logiche di spartizione partitocratica. Non siamo solo noi dell’opposizione a sottolineare le criticità: anche rappresentanti sindacali e della dirigenza sono stati ignorati».

Eros Brega

«Una buona legge» Secondo Eros Brega (Pd), invece, «In alcuni interventi che ho ascoltato è stata dipinta un’Umbria che non conosco. Il nostro compito, di tutti, sarebbe quello di studiare bene i criteri per il buon funzionamento delle leggi. Serve una maggiore umiltà per ricercare regole condivise che puntino alla meritocrazia. Dopo 10 anni che un dirigente occupa lo stesso settore deve essere sostituito attraverso una rotazione, puntando sulla meritocrazia. Ci sono settori in cui troviamo le stesse persone da 30 anni e neanche le opposizioni dicono nulla. Oggi abbiamo di fronte una buona legge che stabilisce criteri importanti. Non ci sono ‘lodi’, ne scontri tra correnti».

Marco Squarta

«Pagina nerissima» Per Marco Squarta,(FdI), le cose non stanno così: « Con questo disegno di legge viene scritta una pagina nerissima della politica regionale. Stiamo parlando di un atto che ha avuto una velocità esorbitante in commissione. L’istituzione di un nuovo direttore generale, nello snellimento della macchina amministrativa, ci fa andare cento anni indietro. Basta parlare con altri dirigenti regionali per capire la pesantezza amministrativa che comporterà questa scelta. All’esterno viene portata l’immagine di una maggioranza lacerata. Le priorità di questa assemblea sarebbero ben altre».

Silvano Rometti

«Scelta condivisibile» Altro parere diverso, quello di Silvano Rometti (SeR): «Quanto accaduto nei mesi scorsi può indurre ad una discussione che personalizza il dibattito. La dietrologia, del resto, è parte integrante della politica. Modificare assetti organizzativi di un Ente è assolutamente naturale. Un unico vertice della Regione è stato previsto da Regioni più grandi di noi. Si tratta di una scelta condivisibile. Deve però essere un punto d’inizio e non di conclusione».

Claudio Ricci

«Andrò in Procura» Claudio RICCI (Rp) è stato tassativo: «Questo atto doveva arrivare insieme agli indirizzi di governo, mentre ora serve a risolvere problematiche diverse, legati agli equilibri interni di un partito. L’istituto del direttore generale è un modo vecchio, che ripercorre il senso della verticalità, di organizzare una struttura.  Se venisse confermato il nome che circola, relativamente alla nuova posizione, procederò alla segnalazione alla procura della Repubblica di Perugia, dato che si tratterebbe di un fatto molto grave, che richiederebbe l’aggiornamento del ‘manuale Cencelli’».

Giacomo Leonelli

«Colpa dell’opposizione» Giacomo Leonelli (Pd) ha attaccato le minoranze: «Questa riforma è stata caratterizzata da una campagna negativa dell’opposizione, che ha trovato ampio spazio sui media, rendendola un tema ‘centrale’ della politica regionale. L’opposizione ha dedicato gli ultimi sei mesi a contestare questo provvedimento, ma avrebbe fatto meglio a dedicarsi ad altri argomenti. I consiglieri dell’opposizione farebbero bene a frequentarle davvero le piazze, dato che con i lavoratori  della Colussi io c’ero e non li ho visti».

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Valerio Mancini

«Giochi di potere» Di Valerio Mancini (Lega Nord) un giudizio tranciante: «Qui on c’è alcuna riforma, solo giochi di potere. A sentire le parole di Leonelli sembra che il disastro che grava sulla regione sia imputabile ad un’opposizione populista che non partecipa alle iniziative sul tema del lavoro, ma c’eravamo anche noi al fianco dei lavoratori della Perugina, solo che non facevamo la passerella come i parlamentari del Pd, i quali anziché portare risorse e strade per l’Umbria fanno lo sciopero della fame per lo Ius soli. E non siamo noi ad aver voluto questa legge per avere un nuovo megadirettore, è di iniziativa della giunta. Noi avremmo votato volentieri per istituire un nuovo direttore di Sviluppumbria, dopo la foto promozionale dell’Umbria che ritrae un luogo della Toscana, oppure un nuovo direttore per l’aeroporto, visto come viene
gestito». 

Attilio Solinas

«Legge non necessaria» Secondo Attilio Solinas (misto-MDP): «Questa legge non è utile né necessaria. E presenta anche delle incongruenze. La direzione generale, si legge nel testo, presiede all’attuazione del programma politico del presidente della Regione, ma questo contrasta con lo Statuto che prevede sia la giunta a farlo. In un altro articolo si legge che il direttore assicura rispondenza agli obiettivi definiti dalla giunta, e più avanti il direttore propone anche la valutazione dei direttori con il supporto dell’organismo specifico di valutazione, mentre deve essere proprio l’organismo suddetto a farlo».

Maria Grazia Carbonari

«Atto inopportuno e scorretto» Maria Grazia Carbonari (M5S) ha detto che «questo atto e inopportuno ed eticamente scorretto. In un momento così difficile abbiamo occupato un’intera mattina per trovare un posto a mega direttore galattico. Per la maggioranza questa legge è tanto, troppo importante. Parte del contenuto del ddl è contrario a quanto stabilisce la legge Madia che assegna in capo all’organismo indipendente di valutazione e non al direttore il compito di assegnare gli obiettivi di lavoro ai dirigenti. Da un punto di vista tecnico avremo un’organizzazione a imbuto che rallenterà e burocratizzerà le procedure, al contrario di quanto chiedono i cittadini che dalla nostra attività si aspettano risultati concreti».

 

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