Perugia ricorda Curi: «Ecco chi era papà»

Tante celebrazioni per l’anniversario della tragica morte – a 24 anni – del centrocampista che ha dato il nome allo stadio. Il ricordo di Renato e Sabrina. Le parole di Santopadre. Messaggi anche da Terni

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Il 30 ottobre del 1977, esattamente 40 anni fa, in una triste e piovosa domenica pomeriggio, moriva Renato Curi. Si giocava Perugia-Juventus. Quel giorno è finita la vita dell’uomo e dello sportivo ed è cominciato il mito, ancora oggi inscalfito dal tempo, anzi se possibile ancora più presente fra gli appassionati del Grifo.

Il manifesto della mostra

La mostra Non solo lo stadio del Perugia, che ha preso il suo nome, ma tutta la città ha un sussulto quando si parla di lui. Era amato da vivo, ma dopo la tragedia è diventato leggenda. Ecco perché questo è un giorno così importante per la città, non solo per i tifosi. Perugia ricorda il suo eroe con la tradizionale celebrazione religiosa allo stadio (ore 18) e con una mostra fotografica, dal titolo «Renato Curi: una storia», visitabile dal 6 al 22 dicembre presso il Centro Servizi Alessi. Una mostra esclusiva, che raccoglie scatti inediti e privati, che raccontano il calciatore ma anche l’uomo e il suo legame speciale con la città di Perugia. In occasione della mostra è stato anche realizzato un libro omonimo, che raccoglie tutte le immagini in esposizione, accanto a testimonianze dirette di familiari e amici del calciatore scomparso.

La messa per Curi (foto Settonce)

La presentazione Magari renderla visitabile dal 30 non sarebbe stato male, intanto però nel giorno dell’anniversario c’è stata la presentazione a Palazzo dei Priori. C’erano i familiari di Curi (la moglie Clelia i figli Sabrina e Renato, secondogenito del numero 8, nato pochi mesi dopo la sua morte) e alcuni dei compagni di squadra di allora: ‘condor’ Franco Vannini e Mauro Amenta, insieme a Grazia Ceccarini, vedova di Antonio Ceccarini. Presenti anche Mauro Lucarini, direttore generale del Perugia calcio, Mauro Trampolini, presidente del coordinamento dei club dei tifosi e il giornalista Umberto Maiorca, che nel suo recente libro Con il Grifo nel cuore ricorda proprio il legame dei tifosi perugini con Renato Curi. Padroni di casa il presidente del consiglio comunale Leonardo Varasano e Mario Pera, segretario generale della Camera di Commercio di Perugia. Presenti anche i fratelli Carlo e Claudio Giulietti.

Il ricordo di Renato Curi

Il ‘grazie’ a Perugia «È il nostro modo per ringraziare Perugia per aver mantenuto vivo nel tempo il ricordo di nostro padre – ha spiegato Renato Curi, che del leggendario papà porta il nome – per tanto tempo abbiamo accarezzato l’idea della mostra, senza mai realizzarla. Non potevamo che farla a Perugia, per ricordare, ma anche per far conoscere da vicino chi era mio padre». «Renato Curi – ha sottolineato Varasano- è un monumento della nostra città, simbolo di generosità e di impegno che è sopravvissuto nel tempo, per cui siamo fieri e orgogliosi di poter ospitare la mostra, che rinsalda ancora di più questo legame». Pera 40 anni fa era proprio sugli spalti: «Ricordo che pioveva incessantemente, ci stavano facendo uscire dallo stadio quando giunse la tragica notizia e calò un silenzio surreale. Curi era il simbolo del calcio che stava cambiando, esempio di capacità tecniche che ne avevano fatto un punto di riferimento del Perugia di allora».

Il messaggio di Santopadre «Il 30 ottobre non sarà mai una data come tutte le altre. Sapere che un giocatore, ma soprattutto un uomo, ha dato la propria vita in un campo di calcio mi rende triste ma al tempo stesso mi fa capire quanto Renato sia stato amato e apprezzato oltre che per le sue doti calcistiche anche per quelle umane. Ogni volta che sento un racconto o un aneddoto sulla sua vita mi rendo conto del vuoto che ha lasciato in questa città e nella sua famiglia. Un motivo in più per continuare a lottare e ad onorare sempre questa maglia. Lode a te Renato Curi». Il messaggio del presidente Santopadre – caricato sul sito ufficiale del Perugia Calcio – si chiude con le stesse parole usate dai tifosi per lo striscione esposto a Cremona.

Lo striscione per Curi a Cremona

Il ricordo di Bartoletti Sui social, molti personaggi pubblici hanno già espresso un pensiero. Commovente il ricordo di Marino Bartoletti, storico giornalista Rai. «I giornalisti della mia generazione hanno molto amato il Perugia della fine degli anni ’70 – scrive su Facebook – eppure fu proprio a Perugia che esattamente il 30 ottobre di quarant’anni fa il mondo della nostra innocenza nel raccontare calcio ci rovinò addosso. Era una giornata molto fredda: di pioggia non sferzante, ma gelida. Sul campo fradicio, due delle quattro squadre prime in classifica a pari punti: il Perugia, appunto, e la fortissima Juventus di Giovanni Trapattoni che di lì a pochi mesi avrebbe alimentato per otto-nove undicesimi la formazione titolare della Nazionale di Bearzot in Argentina. Da una parte, dunque, l’invincibile armata. Dall’altra bucanieri coraggiosi i cui nomi potrebbero dir poco ai ragazzi di oggi: Grassi, Nappi, Dall’Oro, Matteoni e poi Frosio, Zecchini, Amenta, Speggiorin. C’era anche Walter Sabatini. E c’era Curi, Renato Curi».

Il dramma «Aveva 24 anni da un mese il trottolino di Ascoli cresciuto a Pescara: e la maglia numero 8. E allora chi aveva la maglia numero 8 doveva correre, correre tanto, correre per tutti. E far pulsare il cuore della squadra. Ma anche il suo. E Renato aveva corso per l’intero primo tempo: aveva anche piedi buoni, era stato forse il migliore in campo. Era alto 1 metro e 65: l’altra mezz’ala, Franco Vannini, 1 metro e 90. Da soli, così bizzarramente assortiti, avevano tenuto in scacco il centrocampo dei Campioni d’Italia. Al quinto del secondo tempo Curi si accasciò senza apparente motivo. L’arbitro Menegalli fermò il gioco vedendo l’agitarsi angosciato accanto a lui di alcuni compagni. In tribuna arrivò l’onda dell’incredulità e della disperazione. Un’onda ancora più gelida di quella giornata.
Il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca, la barella, il caos. Lo sgomento. Renato arrivò morto al Policlinico. La partita si trascinò fino allo 0 a 0 finale in un angosciante, frastornato play back».

Renato Curi, l’icona

Le lacrime con Renato «Ci fu chi disse che Renato sapeva di essere a rischio – ricorda Bartoletti – ci fu invece sostenne che fosse perfettamente idoneo. Inutile e irrispettoso, almeno oggi, rivangare quelle dispute sterilmente tardive. In tribuna, quando si consumò quella tragedia, c’era sua moglie Clelia. La piccolissima Sabrina era rimasta a casa. Clelia non sapeva di avere in grembo un bimbo. Che sarebbe nato otto mesi dopo. E che si sarebbe chiamato come il suo papà. E poi come lo stadio di Perugia. Quel bimbo lo vidi per la prima volta, durante una puntata di “Quelli che il calcio”, poco più di vent’anni dopo. Era venuto anonimamente tra il pubblico. Lo abbracciai, piangendo le lacrime che non avevo pianto allora». Il secondogenito di Renato Curi sarà ospite nella serata di lunedì alla trasmissione ‘Fuori Campo’, in onda su Umbria Tv, emittente ufficiale del club.

La lettera di Sabrina «Quarant’anni non sono affatto pochi – ha scritto su Facebook la primogenita di Renato Curi (con lui nella foto in apertura, scattata al Santa Giuliana) – ma nonostante tutto Perugia non ha dimenticato. In questo lungo percorso la nostra famiglia è rimasta spesso stupita dalla dedizione e dalla cura con cui voi avete mantenuto in vita fino ad oggi il nome di Renato. Purtroppo non è sempre stato possibile dimostrare a tutti la riconoscenza adatta per questo, la nostra discrezione e le difficoltà emotive che ancora oggi ci accompagnano quando si parla di lui, ci ha spesso impedito di andare oltre ad un semplice ‘grazie’. Ma volevamo dimostrarvi che nemmeno noi dimentichiamo quello che Perugia ha dimostrato in questi anni. In questa ricorrenza la nostra famiglia ha deciso di condividere con tutti voi ciò che fino ad oggi avevamo protetto con stretto riserbo». Con queste parole, Sabrina aveva annunciato che la famiglia sarebbe stata presente a Perugia in occasione delle celebrazioni.

Dal profilo di Marino Bartoletti

Da Terni «Il 30 ottobre di 40 anni fa sull’erba fradicia di Pian di Massiano a Perugia – scrive su Facebook un tifoso della Ternana – perdeva la vita Renato Curi. Aveva appena 24 anni. Ricordo come fosse adesso le lacrime di mio padre, che al tempo era poco più grande di me oggi, che ripeteva sommesso: “Potrebbe essermi figlio”. Pur essendo tifosissimi della Ternana Calcio la scorsa settimana ho portato il mio di figlio, Giulio, a rendere omaggio al AC Perugia Calcio Museo all’Uomo, al Campione e al Popolo che ha perso Renato. Tutto questo perché voglio che sin da bambino possa imparare quello che quel pomeriggio piovoso mi insegnò chi mi ha messo al mondo. “Avversari sempre, Nemici mai, Rispetto ad ogni costo”».

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