Sanità, la fede ‘costa’: 8 mila euro in 3 anni

Tanti ne paga la Usl Umbria 2 ad un sacerdote per garantire il ‘servizio religioso’ all’interno di una casa di riposo di Foligno

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Anche le preghiere hanno un prezzo. Relativamente modesto – se rapportato ad altre spese pubbliche – ma comunque sostenuto da tutti i cittadini, a prescindere dal proprio ‘credo’. Come nel caso del ‘Servizio Religioso’ che l’azienda sanitaria Usl Umbria 2 mette a disposizione di una residenza protetta di Foligno che ospita quasi cento persone fra anziani e pazienti.

Preghiere ‘a pagamento’ In totale la somma, erogata ad un sacerdote nell’ambito di un accordo con l’Episcopato rinnovato per il triennio 2017-2019 – è di 8.937 euro, equamente suddivisa a bilancio fra il fondo sanitario e quello sociale. In cambio del ‘rimborso spese’, proposto dal Distretto sanitario di Foligno e avallato dal direttore generale della Usl Umbria 2 attraverso apposita delibera, il sacerdote è chiamato a garantire un ‘servizio di assistenza spirituale cattolica’ all’interno della residenza protetta folignate.

La delibera Qualcosa stride fra gli aspetti ‘materiali’ e ‘spirituali’ della vicenda, se nella stessa delibera si legge che «con nota pervenuta in data 20 dicembre 2016 il sacerdote, in rappresentanza dell’Episcopato, ha espresso la disponibilità richiesta, impegnandosi a garantire il ‘servizio religioso’ presso la struttura residenziale alle condizioni ecclesiali ed economiche stabilite con la delibera n. 347 del direttore generale per il triennio 2014-2016, e precisamente dietro un corrispettivo pari ad 2.979 euro per ogni anno di attività e, dunque, per complessivi 8.937 euro».

La legge A chiarire le basi ‘normative’ della questione è la stessa azienda sanitaria: «La delibera – spiegano dalla Usl Umbria 2 – prende spunto dalla legge 833 del 1978 (‘Istituzione del servizio sanitario nazionale’, ndR) e in particolare dall’articolo 38 che disciplina il servizio di assistenza religiosa, stabilendo che esso debba svolgersi ‘nel rispetto della volontà e della libertà di coscienza del cittadino’ e che, per quanto riguarda l’assistenza religiosa cattolica, alla sua organizzazione debba provvedere l’Usl ‘d’intesa con gli ordinari diocesani competenti per territorio’».

La spiegazione In base a questa legge, Usl e aziende ospedaliere – in diverse parti d’Italia – erogano un contributo a supporto delle attività di assistenza religiosa, che consistono nel celebrare la Santa Messa nei luoghi di cura, svolgere attività di supporto psicologico, compiere l’estrema unzione, celebrare l’Eucarestia. «Si tratta di una sorta di rimborso spese – chiarisce la Usl Umbria 2 – per garantire la presenza continuativa di un sacerdote in luoghi, come ospedali o, in questo caso, una casa di riposo che ospita 70 utenti anziani e 25 pazienti in Rsa, dove si ritiene necessario un supporto spirituale, religioso e psicologico». A pagamento. Resta da capire – e la domanda è in attesa di una risposta – in quali altre strutture più o meno analoghe del sistema sanitario regionale, esistano accordi come quello applicato a Foligno.

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