Terni, Acciaio sporco: ‘spionaggio’ e veleni

E’ un quadro fatto anche di rancori personali, attacchi alla concorrenza, piccoli e grandi favori quello che emerge dalle intercettazioni

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In gergo si chiamano le ‘pieghe’ dell’indagine: sono quelle messe a nudo dalle intercettazioni effettuate dalla Forestale nell’ambito di ‘Acciaio sporco’, l’operazione andata avanti per diversi mesi e che ha portato, lo scorso 23 giugno, all’arresto di otto persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di ThyssenKrupp Ast.

‘ACCIAIO SPORCO’: SPUNTANO ALTRI NOMI

Dirigente sotto attacco Proprio da queste ‘spigolature’ si scopre che uno degli arrestati, consigliere di una delle aziende che forniscono materiali ferrosi ad Ast, aveva organizzato – per tramite di un’agenzia investigativa di Torino – una vasta raccolta di informazioni e documenti per screditare un noto dirigente dell’acciaieria: un ‘big’ della cosiddetta ‘vecchia guardia’, ‘dimissionato’ nei mesi scorsi da Lucia Morselli. Oggetto: una casa che quest’ultimo avrebbe a Montecarlo, in località Beau Soleil, utilizzata dalla moglie ma non intestata ufficialmente a loro. Il consigliere, poi arrestato nell’ambito di ‘Acciaio sporco’, lo aveva messo nel mirino sulla base di evidenti rancori personali, dandosi da fare per avviare una campagna denigratoria ad-hoc.

‘ACCIAIO SPORCO’: L’INDAGINE VA AVANTI

Nel sindacato Da un’altra intercettazione, datata 19 novembre 2015, un dipendente Ast che opera nella gestione materie prime, si raccomanda con un dipendente dell’acciaierie in pensione – entrambi indagati – perché il dipendente della Metal Group, Cattaneo, tenga un profilo più basso, perché altrimenti qualcuno potrebbe sospettare del fatto che è lui a passargli le ‘rese’. Il secondo lo rassicura e gli dice che fa comodo ‘al gruppo’ perché è nel sindacato: «Gli ho aggiunto anche – dice il secondo al primo – poi il fatto che sta un po’ sul sindacato e può sapere delle cose in più…».

‘ACCIAIO SPORCO’: CHI SONO GLI ARRESTATI

Contro la concorrenza A dicembre 2015 il gruppo parte va ‘all’attacco’ della Roda Metalli, un altro fornitore Ast e azienda concorrente. L’obiettivo è alterare i carichi della Roda tramite l’aggiunta di materiale qualitativamente inferiore rispetto all’acciaio ‘304’ – ad esempio tubi di stagno, ferro etc. – facilmente reperibile. Il tutto da scaricare nella ‘buca’ del parco rottami Ast utilizzata dalla Roda. Obiettivo: far perdere credibilità all’azienda concorrente, facendogli pagare la relativa penale e «rientrare in gioco per il cromo». Il 12 gennaio 2016, però, qualcosa va storto: un addetto butta il materiale concordato – tubi di cromo stagnati – ma circa 20 tonnellate di questo rimangono sul piazzale, fuori dalla campionatura di Roda. Poco male: dopo l’iniziale disorientamento, il gruppo si riorganizza e pianifica subito il tentativo successivo.

‘ACCIAIO SPORCO’: LE INTERCETTAZIONI

La ‘spintarella’ Fra gli indagati c’è anche una dipendente Ast che ha particolare confidenza con due degli arrestati: lo stesso Cattaneo e il dipendente della Metal Inox Centro, Stefano Arnoldi. Al primo – è l’ottobre del 2015 – la donna chiede ‘una mano’ perché interceda con un dirigente della Berco per favorire l’assunzione del convivente, ex dipendente Ast presso il magazzino di Terni. Il tutto, si presume, in cambio delle informazioni riservate sulla attività di Tk-Ast che la dipendente – al pari di altri colleghi – avrebbe ‘girato’ alla Metal Group per favorirne le attività.

Gli interrogatori Intanto i legali degli otto arrestati – dei ternani, i quattro ‘classificatori’ sono difesi dall’avvocato Emidio Mattia Gubbiotti, l’autotrasportatore dagli avvocati Folco Trabalza e Manlio Morcella – stanno studiando le carte in vista degli interrogatori di garanzia fissati per mercoledì 29 giugno alle ore 15, di fronte al gip Maurizio Santoloci. L’impressione è che alcuni di loro parleranno, con l’intenzione di spiegare la propria posizione in relazione alle contestazioni mosse dal pm Elisabetta Massini.

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