Una delegazione del primo sindacato della polizia penitenziaria, il Sappe, per la «continua riproposizione di eventi critici tra le sbarre della struttura detentiva di Terni», martedì ha effettuato una visita ispettiva nel carcere di strada delle Campore. Con loro anche il segretario generale, Donato Capece.
Forme di follia «Il carcere di Terni sta vivendo un momento difficile», spiega il segretario regionale Sappe dell’Umbria, Fabrizio Bonino. «A nostro avviso il personale non è tutelato a livello di sicurezza, è sottoposto a picchi di stress pazzeschi, con il serio rischio di subire, in prima persona, forme di follia detentiva da parte di alcuni detenuti. È ora di cambiare e, prima che questa situazione degeneri ulteriormente, abbiamo invitato il nostro segretario generale Donato Capece, a fare un’ispezione».
GUARDA L’INTERVISTA A FABRIZIO BONINO E DONATO CAPECE
Il benessere del personale Gli eventi critici «sono all’ordine nel giorno. Il personale di polizia penitenziaria è stanco e noi raccogliamo il loro grido d’allarme», commenta il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, Donato Capece. «I vertici a Terni sono superati da tempo. Sono troppo conservatori e non permettono di guardare oltre. Dopo aver, in parte, risolto il problema del sovraffollamento penitenziario, oggi bisogna guardare al benessere del personale che si sente bistrattato».
Garantire la sicurezza Nel carcere di Terni «ci sono 51 unità di polizia penitenziaria in meno rispetto agli organici stabiliti. Restituite queste unità , per garantire quella che è l’attività di sicurezza, dovremo cercare di fare chiarezza su quelli che sono i tanti circuiti detentivi presenti in questo istituto, perché cinque sono troppi. Non si può fare una commistione generale tra protetti, alta sicurezza, 41 bis, detenuti comuni e quant’altro».
Il governo Secondo Capece, il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, «dovrebbe essere più vicino all’istituzione carcere perché, probabilmente, con il suo appoggio potremmo ottenere più attenzione da parte del prefetto e anche del governo nazionale. L’organico mancante a Terni riflette la realtà a livello nazionale, con 8 mila agenti in meno il sacrificio da parte della polizia penitenziaria aumenta sempre di più. La sicurezza va bene soprattutto se gli educatori vivono in sezione e sono affianco ai detenuti».