Terni: «All’Asm in 60 rischiano il posto»

A dirlo è Thomas De Luca (M5S), secondo il quale sarebbe la conseguenza «del piano di privatizzazione annunciato dal sindaco»

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Thomas De Luca

Thomas De Luca

di Thomas De Luca
Consigliere comunale M5S Terni

Nel corso della terza commissione consiliare abbiamo avuto le nostre conferme: il piano di privatizzazione di ASM annunciato dal Sindaco rischia di mandare a casa 60 lavoratori.

Il settore idrico rischia di andare in fumo, businness unit che costituisce il 15% dell’interno fatturato dell’azienda.

Se infatti dovesse essere confermata la volontà di privatizzare anche una quota minoritaria della municipalizzata le irregolarità nella gestione del servizio idrico diverrebbero insanabili.

Non permetteremo che il Partito Democratico fugga dai propri disastri offrendo in cambio la pelle dei lavoratori, privatizzano per tappare il buco e per salvarsi dal peccato originale.

Tutto nasce infatti nel 2001 quando venne costituita la SII, società per la gestione del servizio idrico nei comuni della Provincia di Terni. Una particolare società mista: al 75% pubblica ma controllata totalmente dal 25% posseduto dai soci privati.

Soci cosiddetti imprenditori…se non fosse che la gestione operativa e materiale venne di fatto affidata senza gara alle società che già in precedenza si occupavano del servizio idrico: ASM e AMAN.

Con la mirabolante riforma Raffaelli-Cavicchioli il pubblico continuò a fare quello che aveva sempre fatto, socializzare le perdite moltiplicando esponenzialmente le bollette dei cittadini mentre il privato incassa i profitti. Una sovrastruttura inutile e contraria alla Legge Galli.

Il Partito Democratico sta pianificando ormai da circa un decennio la svendita della nostra municipalizzata, così ha trasformato la struttura societaria di ASM in un mostruoso ibrido: una società privata (di fatto) ma al 100% di proprietà del Comune di Terni.

Tutto questo al fine di evitare che fosse soggetta al cosiddetto “controllo analogo” da parte dell’amministrazione, facendola diventare un’azienda sotto il controllo del Partito.

Oggi i nodi tornano al pettine.

L’affidamento diretto senza gara, per importi sopra i 209 mila euro, è contrario ad ogni normativa europea e legge nazionale sin dal 2006. Affidamento che è stato portato avanti per anni, nella piena consapevolezza di tutti i soggetti istituzionali.

L’unica soluzione è quella di trasformare l’ASM in un’azienda in house, ovvero soggetta a un controllo analogo da parte dell’amministrazione a quello esercitato sui propri uffici.

Qualora si dovesse procedere alla vendita delle quote, anche minoritaria, questo sarebbe impossibile e renderebbe insanabile la situazione. L’inalienabilità delle quote e la proprietà 100% pubblica è infatti requisito fondamentale per il riconoscimento dell’in house providing.

Il M5S porrà in essere ogni possibile azione al fine di impedire questo disastro, opponendosi con ogni strumento alla privatizzazione e mettendo in atto ogni soluzione nell’ambito delle proprie competenze amministrative.

Difenderemo i lavoratori di ASM impedendo che ne facciano una nuova ISRIM.

 

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