Terni, appalto pulizie: guerra al Comune

FIlcams, Uiltucs e Fisascat all’attacco dell’ente: «Solo promesse generiche. Intanto i lavoratori rischiano di restare nella miseria»

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di F.T.

Una disponibilità di massima a rivedere i criteri di assegnazione dell’appalto per le pulizie civili degli immobili di proprietà del Comune di Terni. Dal massimo ribasso all’offerta economicamente più vantaggiosa. È quella incassata dai sindacati – Filcams Cgil, Uiltucs Uil e Fisascat Cisl – nell’incontro che hanno avuto nei giorni scorsi con il commissario straordinario del Comune, Antonino Cufalo, e la dirigente comunale (e rup) Stefania Finocchio. Da quel momento, però, non ci sono stati altri passi avanti e ora le sigle – e soprattutto i ventisei lavoratori dell’appalto, già colpiti duramente, da un anno, da pesanti tagli ai compensi ed altri problemi tutt’altro che piacevoli –  temono che si vada verso un’ulteriore assegnazione semestrale che non cambierà di una virgola la situazione. Sull’annosa questione i sindacati, mercoledì mattina, hanno voluto focalizzare di nuovo l’attenzione attraverso una conferenza stampa.

UNA LAVORATRICE: «PASSATA DA 450 A 190 EURO» – VIDEO

«Contro il Codice degli appalti» A parlare sono stati Matteo Lattanzi (Filcams), Massimiliano Ferrante (Uiltucs) e Sergio Sabatini (Fisascat). «Da sempre – hanno detto – siamo contrari alla modalità del massimo ribasso che, secondo noi, è in contrato con le norme del Codice degli appalti riformato nel 2016. In particolare con alcune linee guida come quella che esclude tale modalità su appalti che presentano un costo di manodopera superiore al 50%. Qui, per le pulizie civili del Comune di Terni, l’incidenza della manodopera supera l’80%».

LATTANZI (FILCAMS): «TANTE IRREGOLARITÀ» – VIDEO

Taglio drastico dei compensi «Le difficoltà – hanno spiegato i sindacati – riguardano ventisei lavoratori, e quindi altrettante famiglie, che fino ad un anno fa guadagnavano fra i 700 e gli 800 euro ciascuno. Somme modeste ma che gli consentivano di mettere insieme il pranzo con la cena. Ora, dopo i tagli scattati un anno fa con il cambio di appalto, percepiscono in diversi casi appena 170 euro, con ripercussioni negative che riguardano anche la futura pensione, il Tfr ed anche gli eventuali ammortizzatori sociali».

I lavoratori esasperati

Tabelle Anac ignorate «Contestiamo anche la scelta del Comune – hanno detto Lattanzi, Ferrante e Sabatini – di non porre alcuna attenzione all’articolo 97 del Codice degli appalti, ovvero l’obbligo per la stazione appaltante di eseguire un controllo di congruità sulle offerte. Tale criterio non è stato mai applicato perché nel bando per le pulizie mancano quelle ‘cartine al tornasole’ in grado di valutare la congruità di alcuni elementi. Come le tabelle ‘capitolato frequenze rese’ dell’Anac che stabiliscono che nelle pulizie civili, un lavoratore non può ‘coprire’ più di un certo numero di metri quadrati ogni ora. Invece qui siamo di fronte a persone che in un’ora dovrebbero pulire l’equivalente di due campi di calcio. E la qualità dei servizi è sotto gli occhi di tutti. Loro mettono il massimo dell’impegno ma lo stato degli ambienti del Comune, come gli impianti sportivi e gli uffici, è del tutto inadeguato».

La richiesta delle sigle è che «nel prossimo capitolato di appalto, con l’attuale in scadenza al 30 giugno, ferma restando la nostra assoluta contrarietà al massimo ribasso, vengano inseriti tutti gli elementi che possano garantire le ore minime di lavoro, come già fatto per l’appalto delle mense scolastiche. Ciò inserendo anche le tabelle Anac che sono fondamentali perché già utilizzate come parametro da alcuni tribunali amministrativi regionali per valutare la correttezza di diverse assegnazioni. Non applicare tali strumenti ha portato difficoltà ai lavoratori e scarsa qualità nel servizio».

Promesse a vuoto Per Massimiliano Ferrante «ci sono anche risvolti legati alla sicurezza. La fretta con cui queste persone sono costrette ad operare, rappresenta un rischio. Potevamo accettare la prima gara di appalto, quella che ha assegnato il servizi per sei mesi da giugno a dicembre del 2017, in ragione della mancanza della convenzione Consip. Oggi, però, non è più così. Dopo quella gara ce n’è stata un’altra, identica, nonostante la promessa dell’amministrazione fosse quella di procedere ad un affidamento triennale».

«Nessun rispetto» Allo stesso modo Sergio Sabatini ha evidenziato come «con queste modalità si stia creando una nuova classe di poveri, di ‘invisibili’. Come sindacati riteniamo che vada anche alzato il tono della discussione, portando la vicenda su quei tavoli nazionali chiamati ad affrontare altre vicende del tutto analoghe. Va comunque posto un freno, facendo rete con le istituzioni locali e con quelle nazionali. Purtroppo parole come ‘dignità’ e ‘rispetto’ vengono cancellate da situazioni come quella venutasi a creare a Terni».

Situazione estrema «Ora vogliamo capire se c’è la disponibilità del Comune a tornare al tavolo, come promesso. Le eventuali mobilitazioni, tutt’altro che semplici visto che parliamo di lavoratori messe nelle condizioni di perdere tutto, dipenderanno da ciò che avverrà nei prossimi giorni. Parliamo di persone che affrontano ogni giorno enormi problemi per pagare l’affitto di casa, le utenze, le spese quotidiane, per garantire una vita dignitosa ai propri figli. Da un anno sono ridotte in questo stato e vogliamo scongiurare la possibilità che tutto ciò prosegua ancora». Nel corso dei lavori è emerso anche come la Punto Services, società che si era aggiudicata la prima gara al massimo ribasso – seguita dalla Magika Service – non abbia ancora corrisposto due mensilità, il Tfr e la tredicesima. Problemi su problemi che hanno finito per esasperare una situazione già al limite.

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