Terni, arresto sindaco: interrogatori in vista

Si terranno giovedì mattina quelli di Di Girolamo, Bucari, Corsi e Andreucci. Venerdì tocca a Pierdonati. Il gip: «Indagini in corso sulle mense scolastiche»

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Un ‘plus’ dell’indagine-Spada, deflagrata a novembre con 17 indagati, perquisizioni e sequestri negli uffici del Comune di Terni, all’interno di abitazioni private e nelle sedi delle cooperative coinvolte. È qualcosa in più – a partire da un nuovo e ulteriore fascicolo, collegato al primo – il contenuto dell’operazione che martedì ha visto l’arresto del sindaco Leopoldo Di Girolamo, dell’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari e l’applicazione – su disposizione del gip Federico Bona Galvagno – di misure interdittive nei confronti di Sandro Corsi (coop Actl) e Carlo Andreucci (coop Alis).

PROIETTI, L’AVVOCATO DI CARLO ANDREUCCI – VIDEO
BIANCIFIORI, L’AVVOCATO DEL SINDACO – VIDEO
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Leopoldo Di Girolamo

Salto di qualità Un numero, quello degli indagati, che con questa ‘seconda tranche’ è salito a 37 in ragione del coinvolgimento di diversi amministratori – quasi tutti – delle ultime due giunte in sella a palazzo Spada, rimpasti inclusi, accusati di aver favorito, attraverso il proprio voto a specifiche delibere di giunta, quello che il pm Raffaele Iannella definisce «un consolidato sistema illecito di gestione della cosa pubblica, con particolare riferimento al conferimento di contratti per l’esecuzione di numerosi lavori pubblici, che si è costantemente protratto dal 2011 al 2016 attraverso una sistematica e reiterata adozione di procedure di affidamento infarcite di atti amministrativi illegittimi ed artatamente posti in essere». Uno schema non molto diverso, dal punto di vista delle imputazioni, rispetto a quello già emerso nei mesi scorsi nell’ambito dell’indagine dello stesso pm, sull’affidamento del servizio di smaltimento del percolato dell’ex discarica comunale.

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Stefano Bucari

«Favorite coop politicamente ‘vicine’» Per l’autorità giudiziaria, in particolare il gip Bona Galvagno, «il primo e più frequente elemento artificioso utilizzato dalle stazioni appaltanti, come il Comune di Terni, per alterare l’effettività della libera concorrenza, consiste nel procedere senza alcuna giustificazione ad un artificioso frazionamento dei contratti di forniture e servizi in lotti di valore inferiore alla soglia comunitaria». Il tutto «per sottrarsi agli obblighi ed aggiudicare i lavori con le procedure meno competitive previste dal codice appalti, imponendo una forte barriera alla partecipazione di altri concorrenti potenzialmente interessati ed ottenendo così, di fatto, di indirizzare l’affidamento del servizio verso le sole cooperative situate nel territorio ed evidentemente vicine per ragioni politico-elettorali al consiglio comunale ed alla giunta».

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«Spreco di risorse pubbliche» «Risulta quale dato inequivocabile – aggiunge il gip – che la città di Terni, ad eccezione di una prima gara nel 2008 in materia di verde pubblico svolta nelle forme della ‘evidenza pubblica’, dal mese di agosto 2011 al febbraio 2015 non ha più indetto né svolto altre gare ad evidenza pubblica. Tutto ciò a scapito dei propri cittadini e degli operatori economici onesti ed ottenendo in tal modo l’acquisizione di servizi, prodotti, lavori ed opere pubbliche a costi notevolmente superiori e di minor valore e in aperta dei doveri dettati dalla Costituzione».

Sandro Corsi (Actl)

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La ‘dritta’ inascoltata Nell’ordinanza si sottolinea anche come attraverso una nota del 15 giugno 2015 inviata ai dirigenti comunali, al sindaco ma anche alla prefetture ed all’Anac, il segretario generale del Comune, Giuseppe Aronica, avesse già messo in guardia l’ente sulle procedure da adottare per l’affidamento dei contratti pubblici, indicando le procedure corrette e invitando le carie aree a sottoscrivere contratti pluriennali per evitare una parcellizzazione opaca e antieconomica. per il gip, però, quella nota «è rimasta lettera morta alla luce del reiterato, pervicace ed illecito comportamento anticoncorrenziale posto costantemente in essere dagli indagati che ‘non potevano non sapere’».

Il gip Federico Bona Galvagno

I ‘filoni’ Nell’ordinanza si riepilogano poi i vari ‘filoni’: la manutenzione ordinaria del verde pubblico e del decoro urbano («dal marzo 2013 all’aprile 2016 il Comune ha illecitamente aggiudicato l’appalto mediante procedura negoziata riservata alle cooperative sociali di tipo B, procedendo ad un illecito frazionamento dell’appalto in tre lotti per poter ottenere importi inferiori alla soglia di rilevanza comunitaria»), la gestione dei servizi cimiteriali («dove è stato adottato sistematicamente ed illecitamente il regime di proroga, dal 1° gennaio 2014 al 7 settembre 2016, per importi sistematicamente inferiori alle soglie comunitarie e per un’aggiudicazione seriale di contratti sempre alle stesse cooperative»), la manutenzione del verde del cimitero urbano e gli appalti per la gestione dei servizi turistici della Cascata delle Marmore («i due indagati Di Girolamo e Bucari, in concorso con gli altri membri della giunta comunale, continuavano ad adottare pervicacemente l’ormai consolidato ‘metodo’ della proroga del servizio, così procedendo illecitamente a mantenerne l’affidamento a favore delle cooperative ternane associate nell’Ati».

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«Pericolo di reiterazione del reato» nel motivare le misure cautelari personali, il giudice per le indagini preliminari scrive che «Di Girolamo e Bucari, rispetto agli altri componenti della giunta comunale che di volta in volta ruotavano nell’adozione delle delibere illecite, appaiono sostanzialmente sempre presenti […]. Si ritiene sussistano i gravi indizi di colpevolezza per sottoporre tutti i prevenuti di cui in premessa, ad una misura cautelare. […] Alla luce del preoccupante e grave quadro probatorio emerso dalle complesse indagini sviluppate dalla polizia giudiziaria sotto la direzione della procura e tenuto conto altresì, da un lato, dell’esistenza di altro procedimento per fatti analoghi (indagine appalto raccolta e trasporto percolato ex discarica di Valle, ndR) e, dall’altro, dell’esistenza di ulteriori indagini ancora in corso in materia di appalto per il servizio di produzione pasti presso le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado del Comune di Terni, non può che evidenziarsi che le reiterate analoghe condotte delittuose ascritte ai predetti indagati sono non solo risultate costanti nel tempo e ravvicinate rispetto all’adozione della presente misura, ma hanno consentito di far emergere un radicato sistema illecito di affidamento di tutti i contratti pubblici del Comune di Terni. […] Queste ragioni, pertanto, rendono concreta la prognosi di commissione di ulteriori delitti analoghi in assenza dell’adozione di cautele adeguate».

Arresti, sospensioni e interrogatori Da qui la decisione di ricorrere non alla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, vietata dall’articolo 289, 3° comma, del codice di procedura penale per chi ricopre uffici elettivi a seguito di diretta investitura popolare, ma gli arresti domiciliari come «unica misura idonea a soddisfare le accertate esigenze di tutela della collettività». Di contro per Carlo Andreucci (coop Alis) e Sandro Corsi (coop Actl) sono state ritenute sufficienti, dal gip, le misure interdittive del ‘divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese anche cooperative’. Diverso il discorso del dirigente comunale Renato Pierdonati: il gip ha ritenuto sussistenti i presupposti per l’adozione di una misura cautelare come la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici ricoperti in seno al Comune, ma prima di qualsiasi decisione in merito, dovrà svolgersi l’interrogatorio già fissato per il 5 maggio. Per gli altri quattro, invece, gli interrogatori di garanzia si terranno giovedì in tribunale.

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