Terni-Brasile, un legame d’acciaio

Viaggio nella comunità verdeoro in città. Dall’operaio al designer, dalla commerciante all’infermiera: «Siamo ternani anche noi, qui c’è la tranquillità che cercavamo»

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di F.L.

C’è stato un tempo, fino a pochi anni fa, in cui a Terni di brasiliani ne arrivavano a frotte, spinti dalla presenza in città di un’agenzia di pratiche amministrative gestita da un loro connazionale. Dietro all’agenzia in questione, si è scoperto, c’era un giro di false cittadinanze (messo in piedi con la complicità di italiani) poi stroncato dai carabinieri. L’attività ha così chiuso i battenti, ma Terni continua a contare una discreta presenza di cittadini carioca che – alla luce del sole e nel pieno della legalità – hanno fatto della Conca la loro seconda casa. Per alcuni addirittura la prima.

Numeri e storie

In tutta la provincia sono poco meno di 200, un centinaio dei quali nel capoluogo, dove circa i tre quarti dei residenti sono donne. ‘Brasileiros em Terni’ è una pagina Facebook che li riunisce non solo virtualmente, cercando di diffondere notizie, eventi e informazioni utili che riguardano la comunità: a crearla è stata Rosi Alves, 33 anni, arrivata in città con la madre – una ballerina che si è sposata con un ternano – quando era solo una bambina, 23 anni fa. È lei infatti a tenere le fila dei brasiliani a Terni, grazie anche al suo locale, il ‘Kicco d’oro’, diventato un punto di incontro e di riferimento non solo quando gioca la nazionale verdeoro. Lo gestisce da tre mesi, dopo 15 anni passati dietro al bancone di altri locali.

Tra integrazione e tradizioni

«La comunità è piuttosto radicata, ci sono famiglie arrivate qui anche più di 30 anni fa – spiega Rosi -, ma non c’è la tendenza a fare gruppo, come succede con altri gruppi del centro-sud America, ad esempio i peruviani o i dominicani. Per questo mi sono presa la briga di diventare una sorta di coordinatrice, radunando più gente possibile. L’obiettivo non è solo aiutare i nuovi arrivati, oggi sempre meno, e mantenere ricordi e tradizioni del nostro Paese d’origine, ma anche far conoscere la nostra cultura, le usanze, la musica, il cibo agli italiani. Anche tra questi c’è molta gente interessata, c’è addirittura chi ha deciso di trasferirsi dall’Italia, come un ragazzo che dopo aver scoperto il Brasile con un corso di capoeira a breve andrà a viverci».

Nuovi ternani

Rosi invece, che ha una bambina di 4 anni e mezzo da un compagno italiano, pur rimanendo legata al suo Paese d’origine oramai si sente ternana. «Terni non è più l’isola felice di una volta – commenta -, ma ci accontentiamo. Io ho fatto le scuole qui, sono cresciuta qui, anche se a casa mia madre ha cercato, pur stando lontando dal Brasile, di trasmettere comunque l’amore per il mio Paese. In casa si parlava solo portoghese, lo stesso cerco di fare con mia figlia. Crescere bilingue è una grossa opportunità nel mondo di oggi». Qualcuno, quando qualche anno fa il Brasile ha vissuto il boom economico, ha deciso di tornare in Patria, molti altri, ormai integrati a Terni, dicono che non se andrebbero per nulla al mondo. Tra loro Marizette e Polyna, madre e figlia. La prima è arrivata qui 28 anni fa – «ormai sono una ternana d’azione», dice – l’altra l’ha raggiunta sette anni dopo.

Le acciaierie che uniscono

«Terni è la mia città – racconta quest’ultima -, ho vissuto anche in Spagna e viaggio molto per lavoro nell’ambito alberghiero, ma rientro sempre nella mia amata Terni, è sempre il mio punto di riferimento e quando la gente la critica mi dà molto fastidio. Qui sta crescendo anche mia figlia piccola. Il caso ha voluto che sia stato suo padre e mio ex marito, di Cesi, a decidere di andare in Brasile, ora è lui a vivere là». Da quasi 30 anni a Terni anche André, che racconta una storia, legata alle acciaierie, che forse pochi conoscono. «Sono arrivato in Italia nell’89 e vengo da Timoteo, una città in cui, come a Terni, c’è una fabbrica in cui si produce acciaio. Faccio l’operaio e sono stati proprio dei ternani, molti dei quali emigrati nella mia città negli anni ’50, a farmi scoprire questa realtà e ad aiutarmi a stabilirmi qui. Un vero e proprio scambio». Poi, tra le varie storie, c’è quella di Glads, 35 anni: è arrivata a Terni quando ne aveva 18, oggi è un’infermiera professionale nel reparto di Chirurgia digestiva dell’ospedale Santa Maria. «Mi sono pagata gli studi lavorando come barista al Rendez Vous – dice – sono cittadina italiana ed ora ho raggiunto i miei obiettivi. Spesso i colleghi mi dicono ‘Ti rendi conto che stai parlando anche tu ternano?’».

Una nuova vita nella Conca

Da meno tempo in Italia, ma comunque convinto della sua scelta ‘ternana’ anche Roger Cavinatto, un designer d’interni che oggi si sta facendo strada anche come creatore di gioielli, che espone nei mercati e nelle fiere di tutta Italia. «Sono in questo Paese da due anni e mezzo – spiega -, sono venuto direttamente a Terni, ho la doppia cittadinanza perché mio nonno era italiano. L’Italia mi ha ricevuto a braccia aperte ed il minimo che posso fare è ringraziare, come ospite, sperando un giorno di poter restituire quanto mi è stato dato. A 44 anni ho ricomincato da zero qui, ma questa città mi ha dato quella pace e quella tranquillità che non avevo nel mio Paese».

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