Terni: «Bugie anche a San Valentino»

Liberati (M5S) prende spunto dall’omelia in cattedrale di monsignor Piemontese per tornare sul ‘buco’ finanziario della diocesi

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di Andrea Liberati
Consigliere regionale – Capogruppo ‘Movimento 5 Stelle’

È il 14 febbraio e, come oggi ha sostenuto correttamente monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni, nel corso del pontificale tenuto in duomo, la città sembra affondata nella «bassa pressione in cui essa stessa si trova appesantita». Questi ha poi aggiunto che si fa fatica a comprendere le cause vere di tale situazione.

Andrea Liberati

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Il presule ha pure fatto cenno al «delicato momento di passaggio, di ‘esodo’ che si cerca di affrontare con umiltà e coraggio», relativamente al famigerato ‘buco’ da una trentina di milioni che marchia a fuoco la quotidianità della diocesi di Terni. E ha pure sostenuto di essere in attesa «della completa soddisfazione e conclusione della vicenda». Credo che, anche quale tributo non rituale al santo patrono di Terni, possiamo utilmente offrire il nostro apporto di comprensione sulla ‘vicenda’.

Anzitutto sarebbe necessario che le autorità civili e militari, ospitate nelle prime file del duomo stamane, cooperassero autenticamente tutte al bene comune, anziché indugiare nei medesimi silenzi che, da tempo, connotano non poche tra esse dinanzi alla predetta ‘vicenda’, a modesto avviso dello scrivente amplificata da una diffusa, colpevole e ultradecennale inerzia istituzionale dinanzi a un enorme scandalo che colpisce indistintamente cattolici e laici.

Essendomi all’epoca occupato in prima persona, assieme a pochissimi altri, di parte non marginale della ‘vicenda’, sarei ad esempio veramente curioso di sapere come mai la Guardia di finanza, tra Terni e Roma, non abbia fin qui fatto conoscere se siano stati sequestrati o meno gli innumerevoli beni immobili di persone pesantemente coinvolte nell’evocata e intricata ‘vicenda’ stessa. Credo che il Nucleo di polizia valutaria, a quattro anni dallo scoppio del bubbone, dovrebbe chiarire cosa sia successo a Terni: o dobbiamo rivolgerci al Comandante Generale e al ministro delle Finanze?

E che dire dell’Agenzia delle Entrate, usualmente così sollecita coi poveracci, ma per un decennio invero cieca dinanzi a variopinti personaggi in grado di accumulare patrimoni ingentissimi? No comment anche su svariati politici, laici e cattolici, senatori, deputati, presidenti, sindaci, assessori, solerti nel baciare l’anello, ma incapaci tutti del vero rispetto, poiché non hanno mai indicato al vescovo precedente e a quello attuale certe scabrose circostanze, fino alla prevedibile catastrofe. O alcuni tra costoro sono a diverso titolo coinvolti nella ‘vicenda’, come lo scrivente crede e sostiene da allora?

E che vogliamo aggiungere sull’impotenza della magistratura, partita assai tardivamente e tuttora semi paralizzata? Si tratta di riflessioni non peregrine, perché frattanto la diocesi, gravemente impoverita, non soltanto ha ridotto l’orario di lavoro dei dipendenti -e si fatica a capire i cosiddetti ‘superminimi’ di alcuni – ma si sta pure impropriamente spogliando di significativi beni culturali. Se davvero si deve, almeno si proceda con gare pubbliche.

Eppure altri dovrebbero urgentemente rispondere, rifondendo i defraudati, senza quindi esser costretti a cedere alcun immobile: si tratta di un patrimonio oggi comunque pubblico e disponibile a tutti e costruito col sacrificio di tutti, cattolici e non. Ecco, Eccellenza: «La bassa pressione in cui Terni si trova appesantita» nasce dunque da verità molto profane, connesse a reiterate menzogne e ad assordanti silenzi di classi dirigenti largamente prive di dirittura morale, personalità invariabilmente anche oggi presenti tra le prime file in duomo, come nulla fosse. Nessuno si sorprenda dunque se Terni sia una comunità senza bussola, affondata da bugie che regolarmente continuano anche nel giorno di San Valentino.

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