Terni, centro Macondo: «Basta ritardi»

Centri diurni per adulti con disabilità, le associazioni Avi, Afad, Aladino, Un volo per Anna e Aice Umbria: «Sovraffollamento, confusione e malessere dopo la chiusura»

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delle associazioni Avi, Afad, Aladino, Un volo per Anna, Aice Umbria

Sono passati quasi due mesi e mezzo dalla manifestazione organizzata sotto la sede della Usl2 di Terni dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie: in quella sede il direttore generale aveva promesso che ne sarebbero bastati due per vedere alcune delle loro richieste esaudite.

Nulla di fatto sul fronte della richiesta di attivazione delle prestazioni e degli interventi sulla base di una più adeguata valutazione multidimensionale e soprattutto di un progetto personale, quando addirittura mancano i piani terapeutici. Per non parlare della richiesta di una equipe multidisciplinare che prenda in carico le persone adulte con disabilità, anche per quella nessuna risposta. Tutto fermo, immobilità totale, mancanza di risposte su tutti i fronti.

Anzi, perfino un peggioramento delle condizioni dei centri diurni per persone adulte con disabilità, che stanno scoppiando per l’affollamento creato dalla inagibilità di uno di essi, il Macondo. Gli utenti del centro dichiarato inagibile a seguito del terremoto sono stati sparsi in altri tre centri creando insostenibili situazioni di sovraffollamento, confusione e malessere.

Tutto ciò sta causando la perdita di quei traguardi di autonomia e stabilità psico-fisica tanto faticosamente raggiunti dai ragazzi con disabilità, quindi una soluzione va trovata al più presto, entro dicembre. Non intendiamo più sopportare questo immobilismo, questa mancanza di volontà e/o capacità nell’affrontare con tempestività ed appropriatezza le esigenze di coloro che, sempre più indeboliti dalla mancanza di risposte, si vedono cancellare i propri diritti per una intollerabile superficialità nel coordinare ed organizzare servizi e attività. Siamo ancora in attesa che la direzione chiarisca le sue intenzioni sulle azioni da intraprendere per rispettare le promesse fatte alle famiglie e alle associazioni oltre due mesi fa.

In particolare vorremmo sapere come e quando si risolverà l’incresciosa situazione del sovraffollamento dei centri diurni per gli adulti. Riteniamo che la responsabilità delle inadeguate o mancate risposte della Usl Umbria2 ricadono in capo alla Regione. Le politiche e i servizi per le persone con disabilità nella nostra regione sono ancora troppo distanti da un modello di welfare fondato sul rispetto dei diritti fondamentali più che sulla produzione delle prestazioni.

Se in ambito sanitario l’Umbria è spesso considerata un’eccellenza, sicuramente ciò non può dirsi in riferimento al sistema dei servizi e degli interventi per le persone con disabilità, in questo ambito si rilevano gap preoccupanti rispetto ad altre regioni, alcune a noi vicine, come l’Emilia e la Toscana. La conseguenza è che il sistema Uumbro e la rete dei servizi territoriale si ostina ad operare sulla base della ‘gravita del bisogno’ e dei corrispondenti ‘pacchetti di prestazioni’, senza una visione di insieme dei diritti e del progetto di vita della persona e l’unica risposta è la prestazione assistenzialistica.

L’assistenzialismo inefficace e costoso diventa ancor più intollerabile nel momento in cui si collega alla negazione di un diritto fondamentale per chiunque quale quello alla libertà di scelta: in questo l’Umbria, pur spendendo in servizi socio-sanitari e socio-assistenziali più di altre regioni, è una delle poche, se non l’unica, in cui i servizi alle persone con disabilità sono ancora troppo spesso offerti con la formula ‘prendere o lasciare’. Ma i tempi sono cambiati ed è arrivata l’ora che si dia conto della volontà e della capacità di innovare per rendere i diritti concretamente esigibili.

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