Terni, governo debole: Di Girolamo congelato

Con Piacenti D’Ubaldi sospeso la giunta ha un serio problema politico: le ipotesi sulle strategie del sindaco. Mercoledì interrogatorio per il consulente Camporesi

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Leopoldo Di Girolamo 

La ‘sospensione’, da parte del prefetto di Terni, Paolo De Biagi, dall’incarico di assessore comunale di Vittorio Piacenti D’Ubaldi, in seguito all’arresto di giovedì scorso, di fatto priva la città del suo governo. Perché il sindaco Di Girolamo si ritrova con una giunta – dopo un anno che ha visto sconvolgimenti a non finire – composta da soli quattro assessori e, quindi, non completamente legittimata, almeno sotto il profilo politico, a deliberare.

L’INCHIESTA SUL COMUNE DI TERNI

Vincenzo Montalbano Caracci

La giunta Al fianco di Di Girolamo – che ha preso in mano le deleghe di Piacenti D’Ubaldi – sono infatti rimasti la vice sindaco Francesca Malafoglia, Emilio Giacchetti  (gli unici due reduci della formazione originaria), Sandro Corradi e Tiziana De Angelis saliti sul treno in corsa. Pochi, troppo pochi. Mentre le cose da fare sono parecchie. A cominciare dalla sostituzione del dimissionario Vincenzo Montalbano Caracci – anche lui coinvolto nella storiaccia – dalla carica di amministratore unico di TerniReti.

Vittorio Piacenti D’Ubaldi

Le opzioni Il sindaco – sempre che Piacenti D’Ubaldi non decida di dimettersi, cosa che appare poco probabile – ha di fronte, nell’immediato, due opzioni: sostituire l’assessore sospeso o attendere gli eventi, visto che il legale di Piacenti D’Ubaldi, l’avvocato Attilio Biancifiori, non ha escluso di impugnare al riesame la misura stabilita dal gip di Terni. La sostituzione permetterebbe di ristabilire la normalità, mettendo di nuovo la giunta in condizione di assolvere al proprio compito. Ma non è detto che Di Girolamo abbia intenzione di farlo. Potrebbe infatti decidere di aspettare e tenere tutto fermo, magari avviando quella che da qualcuno viene definita «una fase di ascolto e confronto con le componenti cittadine». 

I tempi Una delle ipotesi che vengono fatte, infatti, è questa: il sindaco potrebbe decidere di ‘fare il punto della situazione’, incontrando le forze politiche, i rappresentanti delle liste civiche e delle associazioni che hanno sostenuto e sostengono la maggioranza di palazzo Spada. Così passerebbe del tempo – senza però che palazzo Spada possa assumere qualsiasi decisione – e si arriverebbe al 24 gennaio, il giorno in cui il piano di riequilibrio dei conti del Comune dovrebbe essere valutato dalla Corte dei conti.

Le scelte Dopo – se le cose non cambieranno risulterà davvero avventuroso affrontare la Corte con un assessore al bilancio sospeso dall’incarico ed agli arresti domiciliari, seppur addolciti – il sindaco potrebbe anche annunciare di voler rimettere il proprio mandato al consiglio comunale. Ricordando che, poi, avrà venti giorni di tempo per confermare la propria decisione o tornare sui propri passi. Ma intanto si arriverebbe quasi a fine febbraio e, a quel punto – almeno questo è quanto circola  livello informale – l’eventuale crisi definitiva dell’amministrazione ed il ‘tutti a casa’, farebbe sì che venga evitato l’accorpamento delle elezioni amministrative con le politiche di marzo (probabilmente il 4), con il commissario prefettizio che sarebbe chiamato a gestire l’ordinaria amministrazione – tanto il grosso del lavoro è stato fatto, con l’approvazione del piano di riequilibrio, che ha provocato critiche politiche e dal mondo imprenditoriale – addirittura fino all’autunno del 2018.

 

 

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