Terni, morì a 13 mesi: nessun colpevole

La Corte d’appello conferma le assoluzioni delle persone accusate di omicidio colposo per la morte del piccolo Filippo Lambiase, precipitato da un balcone a borgo Rivo

Condividi questo articolo su

In primo grado il tribunale di Terni li aveva assolti, con motivazioni diverse, nonostante il pm Elisabetta Massini – era l’ottobre del 2016 – avesse chiesto un anno e mezzo di reclusione per ciascuno dei due imputati. Ora c’è anche il giudizio della Corte d’appello di Perugia – presieduta da Ferdinando Pierucci – a confermare l’innocenza di Ivano Nobili e Siro Picchio in relazione alla morte di Filippo Lambiase, il bimbo di tredici mesi precipitato il 22 agosto del 2011 dal balcone dell’abitazione in cui viveva con i genitori, al quinto piano di una palazzina che si affaccia su piazza della Meridiana, nel cuore del quartiere di borgo Rivo.

Il dramma

Una tragedia, quella del piccolo Filippo, che scosse l’intera città. Sul parapetto del balcone, per scongiurare possibili rischi, il padre aveva predisposto una rete protettiva. Il bimbo si infilò proprio nell’unico pertugio ancora non protetto, largo 14 centimetri, fra il muro del terrazzo e il primo asse della ringhiera. Inutile la corsa in ospedale: morì poco dopo la caduta.

Battaglia in aula

Nella giornata di venerdì la corte d’appello – con una formula più ampia di quella emessa in prima istanza – ha assolto i due imputati ‘perché il fatto non sussiste’. Nei confronti dell’ingegner Ivano Nobili, direttore dei lavori di costruzione dell’edificio, e Siro Picchio, esecutore e installatore delle ringhiere presenti sul balcone, la procura generale ha chiesto condanne ad un anno di reclusione ciascuno per omicidio colposo. Un punto di vista sostenuto anche dall’avvocato Massimo Proietti, in rappresentanza delle parti civili ovvero i genitori del bimbo, che aveva avanzato una richiesta risarcitoria di un milione di euro.

Vincono le difese

Di diverso avviso il collegio giudicante composto anche dai giudici Franco Venarucci e Maria Rita Belardi che in precedenza aveva disposto una perizia medico legale, da parte della dottoressa Laura Pagliacci Reattelli, per comprendere meglio alcuni aspetti della tragica vicenda. La corte ha, di contro, accolto le tesi difensive sostenute dai legali dei due imputati, gli avvocati Enrico De Luca, Massimo Carignani e Pietro Pomanti. La vicenda si chiude di fatto qui: difficile pensare ad un ricorso per Cassazione. Altre due persone erano state precedentemente prosciolte dal tribunale di Terni nel corso dell’udienza preliminare.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli