Terni: «Piano di rientro e tagli draconiani»

Enrico Melasecche (I love Terni): «Si sta azzerando gran parte delle promesse. Persino il mutuo per la ristrutturazione del Teatro Verdi viene sacrificato»

Condividi questo articolo su

Enrico Melasecche

di Enrico Melasecche
Consigliere comunale di ‘I love Terni’

Una delle conseguenze, forse sottovalutata, del “piano di rientro dal dissesto” è, come dichiarano i revisori dei conti nella loro relazione al DUP, “la riduzione degli investimenti in Opere Pubbliche da € 53 a 24 milioni per il 2017, da 67 a 21 milioni per il 2018, da 19 a 14 milioni per il 2019”, tagli draconiani rispettivamente di 29, 46 e 5 milioni per ogni anno dal 2017 al 2019 rispetto agli investimenti previsti dal piano triennale delle opere pubbliche approvato.

Chi non ricorda gli autoincensamenti che gli ultimi due sindaci vantavano? “Terni prima stazione appaltante dell’Umbria”, questo era lo slogan che ripetevano tronfi nelle grandi occasioni elettorali. Le conseguenze drammatiche di quella politica folle delle cicale sono il taglio odierno rispettivamente del 55%, 69% e del 27% degli investimenti, 80 milioni in valore assoluto in meno in questi tre anni.

Nel momento in cui l’economia locale avrebbe bisogno di investimenti il Comune di Terni è costretto a praticare provvedimenti non anticiclici rispetto alla crisi che perdura ma misure che peggiorano ulteriormente la stagnazione in atto e che porteranno alla chiusura di non poche imprese del settore.

La constatazione amara che fa seguito a tali decisioni è che, proprio in questi giorni, in vista della conclusione dell’anno finanziario si sta provvedendo nel silenzio all’azzeramento di gran parte delle promesse fin qui fatte in decine di appuntamenti elettorali ed istituzionali.

Persino il mutuo di circa 1,5 milioni accordato dalla Cassa DDPP per la ristrutturazione del Teatro Verdi viene sacrificato sull’altare delle piccole più urgenti esigenze…con buona pace delle reiterate promesse dette e ridette sulla tanto fantasticata Città della Cultura, riponendo per chissà quanti anni ancora nel cassetto del “vorrei ma non posso” quella idea progettuale strombazzata ma tradita.

Probabilmente il grande musicista, se potesse, chiederebbe di togliere il proprio nome dalla intitolazione del teatro per non confondersi con questi acchiappafarfalle di provincia.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli