Terni: «Potenziale enorme ma basta piangersi addosso»

Intervista a Pasquale Chiarelli, commissario straordinario del ‘Santa Maria’. «Covid? Non partiamo da zero. Il territorio ha bisogno di un nuovo ospedale ma l’approccio sia regionale»

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di F.T.

«Io quello che penso, dico. Non ho mezze misure. È un difetto? Non credo, ma comunque è la mia caratteristica». Pasquale Chiarelli è da poco più di cento giorni a Terni come commissario straordinario dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ e, nella sua breve esperienza, sembra aver già lasciato una traccia. Al netto degli interventi, in parte pensati e avviati prima del suo arrivo e di cui diremo, è sul piano psicologico e di approccio al lavoro che il manager della sanità, tarantino doc, sembra aver impresso un ‘ritmo’ intenso: quando lo si trova in giro per l’ospedale, dà la sensazione di non stare mai fermo un attimo fra consigli, occhiate ai lavori, idee. Vecchio stile si direbbe, comunque motivatore: «Appena arrivato, era il 2 luglio, sono andato subito a visitare le prime strutture dell’ospedale, a partire dal blocco operatorio, e chi mi ha incontrato ha certamente capito che non era una passerella ma volontà di conoscere l’ospedale e le persone che ci lavorano. In questi tre mesi mi sono accorto che Terni ha bisogno di essere motivata e di uscire da una sorta di torpore: ecco, i ternani hanno bisogno di ‘scosse’ positive, perché qui c’è un potenziale di cui forse la gente non si rende pienamente conto».

«Covid? Dobbiamo lavorare in rete»

Scontato parlare di Covid-19, con Chiarelli, nei giorni in cui l’azienda ospedaliera si sforza in tutti i modi per mantenere all’esterno i pazienti positivi – allestendo a tempo di record gli spazi dell’ex oncoematologia – per tenere il più ‘pulito’ possibile il corpo centrale del nosocomio. «Se Terni è pronta all’incremento di pazienti? L’importante è che il sistema Umbria sia pronto, non il singolo ospedale, perché stiamo tutti lavorando in rete per far fronte al Covid e non solo. È fondamentale coordinare le decisioni su base regionale, per poi attuarle nelle singole realtà. Il confronto è costante, anche su temi come l’eventuale, ulteriore, restringimento degli accessi. So che qui – osserva il commissario – in fase di lockdown ‘puro’, quando la lontananza dai familiari era un peso per tutti, tutti i professionisti, del mondo assistenziale e medico si sono spesi in maniera eroica: medici, infermieri, operatori socio sanitari ed anche il cappellano insieme alle suore presenti in ospedale. Tutti hanno dato quel supporto umano che con empatia ha compensato la distanza obbligata, andando anche oltre la propria specifica ‘divisa’. L’ospedale però non deve approfittare di tale generosità ma deve valorizzare e andare orgoglioso di questa cultura, di una ricchezza straordinaria che sappiamo esprimere anche nell’assistenza alla persona. Più in generale, stiamo anche ampliando il personale in grado di operare in contesti Covid, sia in terapia intensiva che presso il reparto. Di certo non partiamo da zero».

Pasquale Chiarelli

«L’esperienza per non restare indietro sulle attività non urgenti»

Uno dei timori, però, è che la parte ‘non urgente’, come le visite di controllo, la chirurgia cosiddetta ‘elettiva’, venga penalizzata dall’accrescersi dell’emergenza. «L’ospedale, da settimane, come definito insieme ai colleghi degli altri enti sanitari regionali e con l’assessorato, sta recuperando le liste d’attesa dell’attività ambulatoriale con visite anche nei weekend e fino alle ore 22, garantendo ampia disponibilità. Allo stesso modo, sul fronte delle strumentazioni non siamo fermi visto che, da settembre, è operativa una Tac acquistata cinque anni fa e mai entrata in funzione ed entro Natale avremo un’ulteriore Tac in sostituzione di quella vecchia. Le stesse recenti assunzioni, 20 operatori socio sanitari che finiranno di entrare in servizio entro i primi giorni di novembre, vanno in questo senso. Ci sono poi i concorsi per infermieri e tecnici di radiologia, di concerto con la Usl Umbria 2, senza dimenticare i 7 tecnici da poco assunti. In ogni caso faremo tutto il possibile perché l’attività ‘non urgente’ proceda e ciò accadrà solo se il sistema sanitario regionale verrà governato in modo unitario e forte dell’esperienza maturata, favorendo il lavoro per processi, per ‘unit’, e non per singole funzioni che rischiano di non parlarsi».

«Evitare gli sprechi»

Uno dei concetti che stanno più a cuore a Chiarelli è che «in sanità non si deve risparmiare, semplicemente non si deve sprecare». Direttiva che trova una sua applicazione nel quotidiano: «A breve utilizzeremo parte delle risorse aziendali e quelle messe in campo dalla Fondazione Carit, e Terni è davvero fortunata a poter contare su una realtà così attenta, generosa ed efficiente, per realizzare le coperture di alcuni accessi: la sala di attesa e l’entrata del pronto soccorso, l’ingresso dei poliambulatori, lo spazio esterno alle malattie infettive, il percorso che conduce all’ingresso principale del ‘Santa Maria’, oltre la copertura delle scale che conducono al SIT. Ciò per essere vicini agli utenti, viste le misure imposte dall’emergenza Covid e l’inverno alle porte. Basta poco talvolta per attuare le parole d’ordine che devono essere ‘accoglienza’, ‘assistenza’ e ‘cura’. Sempre e comunque».

La stoccata

Un altro dei temi ‘caldi’ è la possibilità che Terni possa avere, nel prossimo futuro, un nuovo ospedale. Auspicato da più parti, vista ‘l’anzianità’ del Santa Maria e la riorganizzazione dei servizi su base regionale, con il territorio che deve recitare una parte da protagonista: «È vero e spero che ciò possa avvenire nei prossimi anni – osserva il commissario straordinario -, l’importante è che il progetto del nuovo ospedale sia integrato con tutta la sanità regionale, nella sua componente ospedaliera, universitaria e territoriale, secondo una visione unitaria dove siano valorizzati tutti i talenti. Tutto ciò si regge solo se si ha coscienza del ‘per chi’ si lavora: la persona malata ed i suoi familiari. Concetto che ribadisco spesso al nostro personale e che anche alcune associazioni che ruotano attorno alla sfera sanitaria, credo debbano ribadire. Gli interessi di bottega è bene che stiano lontani quando si parla della salute dei cittadini. Assistenza e cura sono le priorità: se si fa altro, pur avendo obiettivi nobili, non lo discuto, si rischia di non essere utili al disegno complessivo che abbiamo il dovere professionale e morale di attuare. Il terzo settore è una risorsa enorme per la nostra realtà locale come per tutta l’Italia. Tutti siamo utili ed in questa logica il ‘ghe pensi mì’ di brianzola memoria non serve a nessuno».

«Medici al centro. Mai più letti nei corridoi»

A chi gli fa notare di avere molto a cuore la componente ‘assistenziale’, comprendente infermieri, tecnici, ostetriche ed Oss, Chiarelli replica che «anche in ambito medico c’è massima attenzione, fra l’altro ora possiamo contare su 12 medici in più rispetto a quando sono arrivato in Umbria. E non è cosa di poco conto. Ricordo che storicamente la sanità, con l’avvento del cristianesimo, è nata con l’assistere le persone ammalate, poi, in seguito, si è arrivati alla cura. Tornando alla componente medica, ho già fatto quattro collegi di direzione, il primo informale il 1° di luglio, e non c’è decisione che prenda se prima non viene condivisa con tutti i componenti del collegio: direttori, capi di dipartimento, responsabile Sitro. Inoltre sono stati favoriti due gruppi di lavoro, uno per il governo dei processi chirurgici e un altro per lo sviluppo dell’innovazione e la ricerca, che comprendono componenti dirigenziali, mediche, universitarie, infermieristiche, assistenziali. Tutto ciò non è concepito in senso gerarchico, ma nell’ottica di assumere decisioni partendo da chi sta sul campo, nel senso più operativo del termine. In questa visione neppure la circostanza d’emergenza contingente può essere d’alibi per giustificare situazioni precarie come i pazienti in corridoio: ora abbiamo esteso la disponibilità di posti letto e con le direzioni e le bed manager dell’ospedale monitoriamo costantemente la situazione».

«Terni, pregi a non finire. Ed un difetto»

A Terni, diverse cose hanno colpito il commissario Chiarelli: «Qui tutto mi appare permeato da un senso d’appartenenza discreto e generoso che raramente si riscontra e che ho trovato anche più spiccato rispetto alla realtà di San Giovanni Rotondo dove sono stato impegnato come controller negli ultimi dieci anni. A Terni c’è una libertà nel donarsi, unita ad un rispetto assoluto per l’ospedale, che credo sia raro trovare altrove. Anche per questo ho sentito la necessità, all’atto dell’inaugurazione della nuova oncoematologia, di ringraziare tutti. Ho voluto che ogni figura professionale fosse presente per testimoniare quanta dedizione e passione ci sia nel lavoro quotidiano». Su Terni poi: «Mi sembra che qualcuno si senta ancora ‘figlio di un Dio minore’ ed è un peccato. Badiamo a lavorare bene tutti insieme per Terni e per l’Umbria intera, perché è nel fare bene e nel confronto che il ruolo di ciascuno viene riconosciuto.
Basterebbe cambiare prospettiva, punto di vista, per renderci conto che Terni, tralasciando per un attimo l’ospedale, è immersa nel bello e può contare su pregi assoluti che possono fare la differenza. Ecco, questa differenza facciamola davvero».

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