Terni, Sandro Bellini: l’ipotesi è omidicio

A distanza di sei giorni dal fatto il corpo del 53enne non si trova. Inquirenti concentrati sulla vita privata. E c’è un sospettato

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Sandro Bellini non si trova ma l’ipotesi su cui gli inquirenti, non da oggi, stanno lavorando è quella dell’omicidio. L’impressione di chi indaga, sostanzialmente l’unica, è che qualcuno possa avergli fatto del male. A confermarlo è il comandante provinciale dei carabinieri di Terni, Giovanni Capasso, secondo il quale «il timore che gli sia accaduto qualcosa di grave è concreto. Pensiamo che possa essere rimasto vittima di qualche atto violento».

SCOMPARSA SANDRO BELLINI: «TEMIAMO IL PEGGIO»

Risposte dai cani ‘molecolari’ Questo non vuol dire che le ricerche si fermeranno, anzi, ma l’indagine ha ormai intrapreso una direzione ben precisa, legata alla vita privata, agli affetti e alle frequentazioni del 53enne ternano. Qualche elemento, fra testimonianze non del tutto congruenti e tabulati telefonici, c’è. Altri verranno dalle analisi scientifiche sull’auto dell’uomo, per accertare la natura di alcune macchie che potrebbero anche essere di sangue. Mentre altri aspetti interessanti sono già emersi in seguito all’accertamento svolto sul luogo del ritrovamento dell’auto dell’uomo – data alle fiamme fra i boschi di Marmore – attraverso i cani ‘molecolari’ dei carabinieri di Firenze. Tracce che rappresentano indizi concreti. E l’impressione è che da qui a qualche giorno le domande rivolte dai militari ad eventuali sospettati, possano farsi più dirette e pressanti, sulla base delle risultanze emerse e di quelle che arriveranno a breve.

La vita privata sotto la lente «Ci confronteremo con la procura e decideremo il da farsi – afferma il colonnello Capasso, lasciando intuire che c’è un sospettato -. Stiamo indagando a fondo, sentendo più persone, per ricostruire i contatti avuti da Sandro Bellini nelle ore precedenti la scomparsa. Aveva una compagna stabile, da cui si era un po’ allontanato e in quella fase aveva iniziato a frequentare saltuariamente delle donne (sarebbero due, ndR)». Ed è proprio in queste frequentazioni, nei rapporti pur saltuari costruiti nel tempo, che si anniderebbe la verità.

«Speriamo di ritrovare il corpo» Dal comandante giunge un plauso ai militari «che da subito, con un grande sforzo sinergico, si sono messi al lavoro per mettere insieme ogni singolo pezzo di questo complicato puzzle. Non nascondiamo il timore che possa essergli successo qualcosa di grave, un atto premeditato ma che potrebbe essere anche nato da una discussione, da una lite. Speriamo di ritrovare il corpo, per dare un minimo di pace ai familiari, la sorella in particolare, comprensibilmente angosciati».

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