Terni: «Spaccio e risse, noi siamo i prigionieri»

I racconti dei residenti della zona di corso Vecchio, costretti a convivere con degrado e delinquenza. Nasce un comitato civico

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di F.L.

C’è chi, quindo inizia a fare buio, ormai non esce più di casa, chi ha dovuto creare una sorte di ‘bunker’ nel proprio appartamento, per insonorizzarlo dai rumori e dalle urla che arrivano dall’esterno, chi – tra i commercianti – la sera chiude i battenti del proprio negozio sempre prima, per non incorrere in pericolosi incontri. Ed anche chi già se ne è andato o è pronto ad andarsene, verso zone e quartieri della città più tranquilli e sicuri. I racconti, e le proteste, arrivano dalla ‘zona franca’ compresa tra corso Vecchio, via Mancini, via Garofoli e piazza Solferino, un quadrilatero di pochi metri quadrati diventato invivibile, tra spaccio e risse.

Sul piede di guerra L’episodio di una settimana fa, quando un nordafricano è stato ferito a colpi di cinghiate, ha riacceso i riflettori sulla pericolosità dell’area, ma – spiegano i residenti – le frequentazioni poco raccomandabili sono all’ordine del giorno, tanto che tra esposti e raccolte di firme si sta cercando di smuovere le acque e di chiedere un intervento, da parte di forze dell’ordine ed istituzioni, più incisivo di quello messo in campo finora.

Allarme siringhe Non che l’attenzione manchi, visto che anche mercoledì sera un paio di pattuglie della polizia, intorno all’ora di cena, si sono fermate in piazza Solferino per presidiare la zona, un segnale per infondere maggiore sicurezza verso i residenti, che però continuano ad essere preoccupati. L’ultimo episodio che li ha turbati è stato il ritrovamento, proprio mercoledì mattina, di due siringhe usate, sporche di sangue, all’ingresso di una delle attività commerciali che si trova all’incrocio tra corso Vecchio e via Garofoli.

Le lamentele si rincorrono da un palazzo all’altro, il tema sicurezza è diventato il pezzo forte delle riunioni di condominio (e non solo), anche se la paura di finire nel mirino di ritorsioni spinge tutti a preferire l’anonimato. Le testimonianze comunque sono tutte simili una all’altra. «Per rientrare a casa spesso e volentieri devo chiedere il permesso – spiega una signora che abita in via Mancini -, c’è gente che fuma, beve e fa anche di peggio sulle scale di ingresso del palazzo, utilizzando anche i cofani delle auto come bivacco. Già tra le 18.30 e le 19 queste persone sospette iniziano a fare capolino, uno per ogni angolo delle vie. Ed oltre che tanta insicurezza portano anche sporcizia».

Chi va e chi resta «Da una certa ora in poi non si esce più – le fa eco un’altra residente della via -, di fatto siamo prigionieri delle nostre case. I negozi ormai chiudono molto presto, anche i commercianti non vogliono rischiare. Io abito da nove anni qui, ho pagato profumatamente il mio attico, ma la situazione è molto peggiorata, la zona è stata massacrata. La mia vicina ha deciso di andarsene, aveva paura di scendere anche con il cane». Una scelta su cui raccontano che stanno riflettendo anche altri residenti – anche se affittare e vendere qui, soprattutto di questi tempi, non è un gioco da ragazzi -, altri invece hanno preso altre decisioni. «Io – spiega un’altra signora mentre esce di casa con la figlia piccola – ho dovuto spendere 10.000 euro per installare i doppi vetri ed insonorizzare la camera da letto. Altrimenti era impossibile dormire la notte, soprattutto d’estate, o semplicemente ascoltare la tv».

Le proposte La donna spiega di aver presentato un paio di esposti sulla situazione di insicurezza della zona, «ma che nulla è cambiato». «Basterebbe installare una telecamera all’incrocio tra corso Vecchio, via Mancini e piazza Solferino – continua, con l’appoggio di altri residenti – per avere un’inquadratura completa dell’area in caso di necessità, oppure istituire un presidio fisso delle forze dell’ordine, magari davanti alla chiesa di San Pietro. Le pattuglie passano ogni tanto, qualche controllo è stato fatto, ma la situazione non è migliorata, puntualmente ogni sera ci ritroviamo qui gli stessi volti» .

La petizione Richieste, queste, che fanno il paio con quella avanzate da parte della neonato comitato ‘Terni sicura’, che finora ha raccolto circa 200 firme, soprattutto tra residenti e commercianti del primo tratto di corso Vecchio, testimoni quasi quotidianamente dello smercio che avviene sotto le loro finestre e davanti alle loro vetrine, oltre agli episodi più gravi, come liti e aggressioni. «Serve un pressing continuo da parte delle forze dell’ordine, è la spavalderia di queste persone che spaventa» dicono i promotori, uno dei quali solo pochi giorni fa ha notato una persona fare il giro di tutti i contatori della via per raccogliere dei cartocci, molto probabilmente contenenti dosi di stupefacente. Ma come è noto la droga, già altre volte, è stata trovata anche sotto le grate di alcuni sotterranei, nelle fioriere e nei distributori automatici.

Più luce, più sicurezza Una primo, piccolo, risultato potrebbe essere stato raggiunto dal comitato, che ha avuto modo di interloquire con l’Asm per la sostituzione (intanto) delle luci pubbliche non funzionanti e poi per quella più complessiva, in fase di valutazione da parte della municipalizzata, di tutti gli impianti, con un sistema di illuminazione più potente. Ma la speranza è che, nel frattempo, vengano presi provvedimenti seri non solo per evitare altri gravi episodi, ma anche per permettere a tanti residenti del centro di tornare a vivere sereni.

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