Terni: stop a frutta ed alimenti esposti sulla strada. Sospesi due negozi per 5 giorni

Giro di vite del Comune. I provvedimenti sono scattati in Lungonera Savoia e via Pastrengo. Cecconi e Ferranti: «No figli e figliastri»

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«È vietata l’esposizione di frutta, legumi, erbaggi, generi alimentari e simili al di fuori dei locali di vendita, sia su suolo pubblico che privato o di uso pubblico o aperto al pubblico». La firma è del vicesindaco di Terni, Riccardo Corridore, e riguarda esercenti di generi alimentari in sede fissa, con particolare riferimento ai venditori di frutta verdura: c’è la ‘stretta’ su questo fronte. Sono tre le ordinanze emesse mercoledì dal Comune.

Il perché e le sanzioni

Nel provvedimento viene specificato come sia «che notorio che l’esposizione di merci o derrate alimentari e vegetali all’esterno dei negozi possono essere regolamentate e/o vietate, allorquando detti prodotti sono conservati e detenuti per la loro commercializzazione in aree soggette a fenomeni di inquinamento atmosferico; le emissioni dei gas di scarico degli autoveicoli sono potenziale fonte di inquinamento atmosferico che incide sulla salute della popolazione, sia direttamente tramite la respirazione, che indirettamente attraverso il deposito di agenti patogeni che possono interessare anche generi di frutta e verdura se posti, in particolare, all’esterno dei locali adibiti alla vendita». E dunque, per tali ragioni, «risulta opportuno disciplinare il commercio dei prodotti alimentari ed ortofrutticoli all’esterno dei locali di vendita, adottando misure idonee per prevenire gravi pericoli per la salute pubblica». Triplo grado di sanzione accessoria prevista: 15 giorni di chiusura alla prima, 60 alla seconda e sei mesi alla terza. Già nella mattinata di mercoledì erano state pubblicate due ordinanze ad hoc sul tema.

Gli stop di cinque giorni

Una doppia ordinanza preparata dalla direzione sviluppo economico e firmata dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi, dopo i controlli della polizia Locale. C’è la chiusura temporanea per cinque giorni di due attività commerciali in via Lungonera Savoia e via Pastrengo, da lunedì 31 luglio a venerdì 4 agosto compreso. Motivo? L’occupazione abusiva di suolo pubblico. Gli atti, come da norma, sono impugnabili al Tar Umbria.

Cosa è successo in via Lungonera

Partiamo da via Lungonera Savoia. Qui un esercizio di vicinato legato a frutta e verdura è stato controllato in diverse circostanze di recente, con tanto di verbali di accertamento e contestazione di violazione amministrativa il 4 maggio ed il 30 giugno: di mezzo c’è l’articolo 20 del Codice della strada in quanto «occupava suolo pubblico con casse contenenti frutta e verdura» e «occupava abusivamente la sede di una strada con baracche tende, banconi ecc., occupava abusivamente il suolo pubblico nell’area antistante il proprio negozio con casse di frutta e verdura esposte per la vendita. L’occupazione era di circa 25 metri quadrati». Risultato? Per palazzo Spada tutto ciò determina «situazioni di indecoroso accumulo di attrezzature e di prodotti alimentari, oltreché intuibili intralci ai passanti tanto più se diversamente abili». L’ordinanza è firmata per rimuovere immediatamente il materiale e chiudere l’attività fino all’adempimento dell’ordine. «Successivamente al decorso di tale termine dovrà permanere la chiusura dell’esercizio commerciale in questione nel caso in cui venga riscontrato che la società in indirizzo non abbia comunque provveduto». Dal 2013 in avanti ci sono stati diversi provvedimenti per la medesima società.

Corridore

Via Pastrengo

Stesso discorso per via Pastrengo. In questo caso le violazioni sono state riscontrare il 26 maggio e il 30 giugno. «Occupava abusivamente il suolo pubblico antistante il proprio negozio con casse di frutta e verdura esposte per la vendita», con occupazione quantificata in circa 10 metri quadrati. Da quanto risulta nel documento, c’era già stata un’ordinanza sindacale datata luglio 2020. Più raccomandazioni tra il 2021 ed il 2022. «In caso di inottemperanza all’ordine di sospensione, gli agenti preposti all’esecuzione potranno procedere alla chiusura coattiva apponendo i sigilli all’attività di esercizio di vicinato in questione». Vedremo gli sviluppi. Gli atti sono stati inviati a questura di Terni, Usl Umbria 2, guardia di finanza e direzioni comunali interessate.

«No figli e figliastri»

A due giorni dai provvedimenti, ecco la diatriba politica. A muoversi sono il coordinatore comunale FdI Terni Marco Celestino Cecconi e il capogruppo di FI Francesco Maria Ferranti: «Decine di immobili commerciali – spiega il primo – vuoti anche in centro, incassi che non sono più tornati ai livelli pre-covid, attività storiche che cessano, distributori automatici di cibi e bevande in aumento, quartieri messi a soqquadro da ogni genere di microcriminalità.  È questo il contesto nel quale si muove oggi il commercio in città. Un contesto  reso ancora più difficile dal fatto che per alcuni la legge, che va comunque rispettata, sembra essere più uguale che per altri.  Come non constatare, per esempio, il proliferare di negozi di ortofrutta gestiti da stranieri (che oltretutto cambiano e si avvicendano gli uni agli altri nella conduzione dopo brevi periodi), che hanno fatto dell’occupazione del suolo pubblico antistante la loro principale strategia di marketing? Tutti su suolo pubblico pagato regolarmente? Non spetta a noi verificarlo, ma a noi spetta il compito di denunciare nuovamente che tra l’amministrare e la politica degli annunci c’e’ di mezzo la scelta delle priorità, senza sensazionalismi. Negli anni sono state sanzionate attività commerciali con oltre 100 giorni di chiusure: nulla di nuovo, dunque. Piuttosto: è o non è una priorità la verifica di quelle decine di autolavaggi infilati anche in palazzi di civili abitazioni, oberati dallo sversamento delle acque di lavorazione così come dall’occupazione del suolo antistante per tutti i lavori di rifinitura al termine del lavaggio stesso? È o non è una priorità verificare a chi sono intestate le licenze di quelle stesse attività che da anni utilizzano anche in pieno centro suolo pubblico per esporre la mercanzia (soprattutto ortofrutta)? Quali sono i rapporti di lavoro di tutti coloro che operano all’interno di queste attività? Le norme nazionali ci sono e vanno fatte rispettare a tutti Senza discriminazioni tra figli e figliastri». Sulla stessa linea Ferranti: «Con una interrogazione rivolta alla giunta chiederò una mappatura di tutti gli ortofrutta presenti in città così come di tutti gli autolavaggi.  Ritengo che occorra una analisi dettagliata della situazione compresi tutti gli spazi di pertinenza degli ortofrutta che in alcuni casi sono utilizzati come spazi espositivi all’esterno. Così come alcuni autolavaggi operano in situazioni da chiarire in materia di smaltimento degli scarichi e dei residui dei lavaggi.  Una analisi complessiva di questi settori è necessaria in quanto ho la sensazione che l’amministrazione comunale si sia concentrata solo su alcune attività che peraltro – visto che sono imprese locali – è molto facile controllare ed eventualmente sanzionare, compreso l’ottenimento del pagamento delle ammende. Risulta invece molto più complesso sanzionare ed ottenere il pagamento di ammende da parte di aziende che sono gestite non da cittadini italiani e che magari sono soggetti a frequenti chiusure e riaperture. Mi auguro che l’amministrazione comunale risponda quanto prima fornendo la mappatura nonchè una rendicontazione puntuale dello stato di pagamento delle ammende elevate in sede di controllo per gli ortofrutta nonchè per gli autolavaggi. Nel caso di quest’ultimi chiederò anche che si proceda ad un controllo sistematico coinvolgendo Arpa ed le forze dell’ordine preposte alla difesa dell’ambiente».

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