Terni, turbativa d’asta: indagati alla Sii

La lente della Procura e della Guardia di finanza sull’affidamento dei lavori di realizzazione dell’acquedotto Terria-Pentima

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di F.T.

Un’indagine ancora in fase ’embrionale’ ma che vede indagati almeno quattro membri del cda del Servizi Idrico Integrato per ‘turbata libertà degli incanti’. Un numero – quello dei soggetti sottoposti ad indagini preliminari – destinato probabilmente ad emergere in maniera più chiara – nonché a modificarsi – con il passare del tempo, anche e soprattutto sulla base degli accertamenti che la Guardia di finanza di Terni sta svolgendo su disposizione dell’autorità giudiziaria.

L’indagine è quella avviata nei mesi scorsi dalla procura di Terni e relativa all’affidamento dei lavori di costruzione del nuovo acquedotto Terria-Pentima che dovrà rifornire, con maggiori risorse idriche disponibili rispetto alle attuali, alcuni centri della Valnerina e, soprattutto, la conca ternana e l’amerino.

L’esposto La vicenda prende le mosse dall’esposto che i comitati ambientalisti, che da tempo si oppongono alla realizzazione dell’opera ritenuta inutile, dannosa per l’ambiente fluviale e viziata da pesanti lacune procedurali, hanno presentato attraverso l’avvocato Valeria Passeri. Una posizione emersa anche a seguito delle manifestazioni di protesta messe in atto dal ‘Coordinamento per la difesa del Nera’ ma anche dei ‘botta e risposta’ fra la stessa azienda dell’idrico e il Movimento 5 Stelle, apertamente contrario al nuovo acquedotto.

Indagati L’esposto ha di fatto dato l’input alle indagini in corso – ‘preliminari’ nel senso più pieno del termine – che, come detto, riguardano al momento almeno quattro membri del consiglio di amministrazione, già ‘avvisati’ del procedimento in corso. Anche se l’iscrizione nel registro delle notizie di reato potrebbe riguardare anche altre persone, non ancora al corrente dell’attività investigativa. L’impressione è però che gli inquirenti siano soltanto all’inizio di un lavoro che si preannuncia complesso e articolato e che potrebbe anche prendere direzioni diverse da quella inizialmente seguita.

Il reato sin qui ipotizzato – ‘turbata libertà degli incanti’ – prevede una ‘lesione’ della libera concorrenza a danno della pubblica amministrazione. Spesso a questa contestazione – ma, allo stato, questo scenario non riguarda il procedimento relativo alla Sii – si aggiungono altri reati, come peculato e concussione, che configurano un’appropriazione, più o meno coercitiva, da parte del pubblico ufficiale.

Sotto la lente della Guardia di finanza c’è finita, in particolare, l’assegnazione dei lavori per la realizzazione dell’imponente opera – per un valore complessivo di oltre 17 milioni e 500 mila euro – disposta dal cda della Sii nella seduta del 16 dicembre 2015. Lavori affidati direttamente ‘in house’ alla Umbriadue Scarl – il socio privato che detiene il 25% del Servizio Idrico Integrato – e da questa sub-affidati alla consorziata Severn Trent. Nell’esposto, i comitati ambientalisti hanno contestato non solo il fatto che al socio privato spetterebbe esclusivamente la gestione del servizio e non la realizzazione di opere pubbliche, ma anche la mancanza di una gara d’appalto europea con evidenza pubblica, stante l’importo consistente dell’intervento. Argomenti a cui i vertici Sii hanno già replicato – e probabilmente ribadiranno le proprie posizioni anche nella conferenza stampa convocata per venerdì mattina – attraverso comunicati e nella lettera inviata al ministero dell’ambiente in seguito alla richiesta di chiarimenti avanzata dalla Direzione per la salvaguardia del territorio.

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