Trasimeno, in arrivo un milione di pesci

Pesca, effettuata la prima ‘semina’ per la ripopolazione: la stima finale è di 200 mila carpe e 700-800 mila tinche

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Carpe e tinche4_novembre '15 trasimenoUn milione di esemplari, suddivisi tra piccoli capi di carpe e tinche. Questa la stima indicata del responsabile dell’ittiologo della provincia di Perugia, Mauro Natali, in riferimento ai pesci che andranno a ripopolare il lago Trasimeno: la prima ‘semina’ è stata effettuata giovedì mattina con 100 mila avannotti provenienti dal centro ittiogenico di Sant’Arcangelo di Magione.

Al termine delle immissioni saranno almeno 200 mila i piccoli capi di carpe e tra i 700 e gli 800 mila quelli di tinca che andranno a rimpinguare la risorsa del quarto lago d’Italia: un quantitativo significativo per l’economia ittica locale che negli ultimi anni sta conoscendo una nuova promettente stagione. La tinca, specie autoctona per eccellenza insieme al luccio italico, e la carpa, specie subautoctona, sono tra le tipologie di pesce maggiormente prelevate e immesse sul commercio dai pescatori della zona. Diversamente dalle altre, come il latterino o il persico reale, capaci di riprodursi a sufficienza da soli, carpa e tinca, come anche il luccio, per conservarsi hanno bisogno del supporto dell’uomo. E così queste sono le tre specie che da decenni vengono riprodotte ed allevate presso l’impianto di Sant’Arcangelo per poi essere immesse, a tempo debito, nel lago.

Carpe e tinche1_novembre '15 trasimenoGli avannotti seminati in questo periodo sono nati tra maggio e giugno e la loro taglia è di 9-12 centimetri per la carpa e di 4-6 centimetri per la tinca: con le operazioni di ripopolamento autunnale si chiude il ciclo di attività annuale del centro ittiogenico.

Le preoccupazioni A destare preoccupazione tra gli addetti ai lavori è il futuro: con gli attuali rilasci di carpe e tinche si conclude l’esperienza dell’amministrazione provinciale di Perugia in questo settore e da dicembre le funzioni saranno trasferite in capo alla Regione. C’è del timore: «Ci auguriamo – dichiara Natali – che siano previste le risorse necessarie per mandare avanti un’attività fortemente integrata con la pesca professionale, la quale oggi conosce orizzonti nuovi: importante fare squadra, poiché il centro ha senso se esiste la pesca professionale e viceversa. E per centro ittiogenico non intendo solo attività di acquacoltura, ma anche monitoraggio ambientale e ricerca scientifica».

L’interesse Sulla stessa lunghezza d’onda l’amministratore delegato della cooperativa pescatori, nonché coordinatore regionale di Federcoopesca-Confcooperative Valter Sembolini: «Con una lettera – rivela – abbiamo già espresso alla Regione il nostro interesse a prendere in gestione questo impianto, ipotizzando una partecipazione pubblico-privata. Ci siamo già mossi per individuare eventuali strumenti con cui attingere a risorse pubbliche. Inoltre ci siamo rivolti al Centro italiano ricerche e studi per la pesca della Federcoopesca – chiude Sembolini – per ottenere consulenza e una sua partecipazione attiva a questo progetto».

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