«Troppo inquinamento a Ponte San Giovanni»

Nella sede della Pro Ponte i cittadini della popolosa frazione perugina si interrogano sull’incendio Biondi ma anche, in generale, sulla nocività delle emissioni delle tante aziende della zona industriale

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di P.C.

Alla fine il problema è sempre lo stesso: «Il traffico», pronunciato con accento siciliano, come in Johnny Stecchino, film del ’91, quando a Balanzano e Ponte San Giovanni l’insediamento abitativo non era così pronunciato ma già c’erano le aziende con le loro emissioni e già c’erano le macchine. E ci si lamentava. Soprattutto del traffico.

A SORPRESA PARLA ANCHE UN DIPENDENTE BIONDI – VIDEO

L’incontro con i cittadini

Il riferimento cinematografico è arrivato dal presidente della Pro Ponte Antonello Palmerini, in chiusura dell’incontro da lui stesso organizzato nella sede dell’associazione, a Ponte San Giovanni. Presenti: il sindaco Andrea Romizi, l’assessore all’ambiente Urbano Barelli, il dirigente del Comune Vincenzo Piro, Marco Pompei di Arpa, Giorgio Moschetti di Usl Umbria. Ognuno di loro ha ripercorso quanto accaduto, ciascuno per quanto di competenza. Ma sostanzialmente i dati divulgati sono quelli che erano già noti mentre per altri si è rimandato al consiglio comunale aperto in programma per il pomeriggio di mercoledì.

Il consiglio grande sul rogo Biondi

Consiglio dove però non partecipano i cittadini, bensì i tecnici: e così si è assistito al solito rosario di dati – già ultranoti – elencati ai consiglieri comunali, stavolta non dall’assessore Barelli ma dai diretti interessati – vigili del fuoco, Usl, Arpa – ognuno dei quali ha ripercorso quanto fatto per quanto di stretta competenza nelle ore immediatamente successive l’incendio. Alcuni consiglieri (sono intervenuti i rappresentanti delle opposizioni) hanno fatto notare che l’assemblea era ormai svuotata di contenuto, visto che i dati sono stati resi pubblici già due volte: nella contestata conferenza stampa della scorsa settimana e poi anche nell’assemblea nella sede della Pro Ponte. Peraltro sempre con la solita postilla: si attendono i primi dati su latte e uova – non ancora arrivati – mentre se ne attendono altri su acqua e terreni. Al momento la precauzione resta in essere: lavare bene la frutta. «Che poi in effetti è una cosa che andrebbe fatta sempre», si lascia scappare uno dei tecnici.

Tante domande, poche risposte

Mentre i rappresentanti istituzionali parlavano, in sala, a Ponte San Giovanni, serpeggiavano le fisiologiche domande che ognuno si farebbe dopo aver visto quella nuvola di fumo nero sprigionarsi per ore da un impianto di rifiuti speciali e pericolosi: «Perché è successo? Cosa insegna per il futuro? Come prevenire nuovi casi simili, visto che in zona ci sono altri impianti simili e comunque altri capannoni industriali con materiale potenzialmente tossico?» E quindi: «Ci sono i giusti controlli sulle aziende che operano nella zona industriale di Balanzano? Le autorizzazioni vengono date solo sulla base di carte o di verifiche sul posto?» Infine, per arrivare alle cose più vicine ai cittadini: «Si possono mangiare le verdure degli orti? Si può bere il latte, si possono mangiare le uova e le carni animali? Si può utilizzare l’acqua dei pozzi per irrigare?». Molte delle domande a cui sono hanno risposto le ordinanze emanate nelle ore immediatamente successive, ma qui arriva l’ultima domanda: è stato predisposto un sistema di controllo di quella ordinanza? Chi verifica che gli alimenti prodotti in zona non vengano effettivamente utilizzati. Chi verifica che l’acqua dei pozzi non venga tirata su (in zona, fra l’altro, c’è un atavico problema trielina)? Chi verifica che le aziende della zona abbiano effettivamente cambiato i filtri d’aria e pulito i locali?

Romizi interviene alla Pro Ponte

Non si riesce a smaltire più la plastica

«I dati sono rassicuranti – dice l’assessore Barelli – ma questo non vuol dire che non è successo nulla, qualcosa è successo, ma per fortuna non tale da creare allarme. Resta la preoccupazione più che altro per il fatto che questo incendio si inserisce in un lungo elenco di altri incendi simili». E qui interviene il moderatore Francesco Bircolotti, ricordando che sul web c’è una mappa (a cura di Claudia Mannini, pubblicata anche da umbriaOn) con l’elenco e la geolocalizzazione di tutti gli impianti di rifiuti in Italia nell’ultimo anno. «Il problema – ricorda Barelli – è che il mercato cinese non assorbe più la plastica, che quindi non si riesce più a smaltire e per questo si accumula negli impianti». Che quindi, ‘inaspettatamente’, hanno cominciato a prendere fuoco in tutta Italia.

Tante fonti di inquinamento

Ma c’è un altro aspetto che emerge a poco a poco dalla sala. E cioè che in questa fascia industriale che va da Ponte San Giovanni (zona Balanzano) e finisce a Ponte Valleceppi – guardacaso proprio il percorso compiuto dal cono di fumo quel maledetto 10 marzo – l’incendio della Biondi è solo l’ultimo di una serie di problemi ambientali che si ripercuotono sulla salute pubblica: si va dalle esalazioni industriali, agli sversamenti nel Tevere e nelle campagne, fino ai tubi di scarico delle automobili («il traffico», appunto) in una zona in cui le auto sono tante e stazionano a lungo, sia sulla rampa della superstrada – sistematicamente intasata nelle ore di punta – sia nelle vie interne del centro abitato, per finire ai tanti camion e furgoni che fanno su e giù per la zona di Balanzano, al servizio dei capannoni.

Interventi dei cittadini

Cambiare la mobilità

Così mentre il sindaco Romizi fa accenno al nuovo Pums, invitando i suoi concittadini a cambiare abitudini («ci lamentiamo tanto ma poi il culo dalla macchina non lo alza nessuno», ha detto), c’è chi dalla sala prova a rimettere sul tavolo il famoso caso Ikea, che andrà ulteriormente ad intasare questo tratto di statale. Di certo, per quanto possa essere una buona idea, appare di difficile applicazione la delocalizzazione della zona industriale o almeno delle aziende più ‘impattanti’. Che poi – come sottolinea Barelli (lo ha ribadito anche nel consiglio comunale) – potenzialmente sono numerose le aziende che, se vanno a fuoco, possono creare un disastro ambientale, non solo quelle che trattano rifiuti. Che si fa allora? Sicuramente c’è da stare maggiormente attenti in fase di autorizzazione e non per questo meno vigili nelle fasi successive.

Il sopralluogo della commissione parlamentare

Nella stessa giornata, a Perugia c’è stato il sopralluogo della Commissione d’inchiesta sugli Ecoreati, entrata sia nell’impianto Biondi sia nella sede Gesenu di Ponte Rio. Una visita che poteva rivelare poco, considerando che nel frattempo all’interno dell’azienda si è continuato a lavorare mentre si svolgevano le indagini del Noe e della procura. La stessa commissione darà conto della propria attività in una conferenza stampa, dopo aver incontrato in prefettura tutti gli attori della vicenda che, come già fatto ormai mille volte, ripeteranno il solito rosario di dati già noti sull’aria, mentre non possono ancora dare quelli sul terreno, sul latte, sulle uova e sulle carni degli animali. Della commissione fanno parte Stefano Vignaroli (presidente), Chiara Braga, Caterina Licatini, Tullio Patassini, Renata Polverini e Luca Briziarelli.

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