Turismo, Cgil: «Creare una rete in Umbria»

Perugia, Stefania Cardinali: «Potrebbe essere il volano per ripresa e occupazione»

Condividi questo articolo su

Stefania Cardinali
segretaria generale Filcams Cgil di Perugia

In un paese come l’Italia ed in una regione come la nostra, parlare di turismo dovrebbe essere pane quotidiano.

Venuto meno il settore trainante del’industria, del manifatturiero, preso atto, dopo quasi un decennio di una crisi economica storica e senza precedenti che da ultimo ha letteralmente bloccato anche i consumi interni, che per un attimo aveva fatto credere che potesse essere il terziario, il settore trainante di questo paese e questa regione, mentre aspettiamo che qualcuno dall’alto dei cieli decida su quale modello competitivo di industria si possa puntare od investire, abbiamo un intero patrimonio, storico, culturale, ambientale che da solo potrebbe contribuire ad indirizzare una crescita economica in grado di produrre tanta ricchezza pari a quante ne poteva produrre l’industria manifatturiera.

L’Italia possiede il patrimonio artistico culturale più importante del mondo sia in termini di qualità sia in termini di quantità, dal nord al sud non c’è angolo del Paese senza un vero e proprio tesoro, ma se il Louvre a Parigi, rende più di tutti i nostri musei messi insieme e se l’Inghilterra con un patrimonio assolutamente inferiore ne tira fuori il 3.8% di Pil a fronte di un nostro modesto 2.6%, abbiamo dell’oro ma, oro buttato al vento.

Creare un’economia della cultura significa creare nuova ricchezza per rilanciare non solo il turismo estero ma anche una domanda interna che comincia, complice la crisi, i soldi che non ci sono e varie tensioni politiche del mondo che non permettono più vacanze all’estero, a fare capolino e che quest’anno ha definitivamente ripreso a crescere.

Come sindacato di categoria che segue il settore, crediamo in un Piano Nazionale del Turismo fondato su un progetto che debba coinvolgere Istituzioni soggetti privati e tutte le parti sociali.

L’Umbria, ovviamente ne deve essere parte integrante ed a pieno titolo, questa potrebbe essere la sua occasione per misurarsi e ragionare sul tipo di turismo che vogliamo creare in questa regione.

Questa regione è famosa per il classico “mordi e fuggi”, per il turismo religioso e per qualche singolo evento di risonanza nazionale. In genere siamo conosciuti per un turismo “bucolico” fatto di tanti agriturismi e pochissime attività ricettive di rilievo che per ovvi motivi di concorrenza tra di loro non si parlano.

Turismo: ricreare una rete delle “offerte” umbre è diventata la priorità.

Una regione come la nostra non si merita una visita di un week end, potremmo tranquillamente fare squadra e filiera e valorizzare tutti i nostri patrimoni culturali, ambientali, storici, eno gastronomici. Si può costruire, avvalendosi di tutte le competenza della regione, e dei comuni ma anche investendo su giovani competenti, ricercatori ed esperti , una filiera del turismo Umbro che parte dall’alta Umbria con la meravigliosa Gubbio continuando con il Lago Trasimeno, passando per Perugia Assisi poi giù sino alla splendida Spoleto e per finire con Orvieto e la cascata delle Marmore a Terni, ed ho dimenticato 100 altri piccoli meravigliosi centri.

Si può legare un percorso legato al cibo, alla filiera corta all’arte, si può saziare, in Umbria anche la fame dell’anima con le tante chiese, i conventi e le cattedrali. Tutto ciò potrebbe sviluppare e riattivare l’economia della nostra regione, basterebbe solo che gli albergatori e ristoratori si parlassero fra di loro, poi tutto sarebbe più semplice.

Fondamentale a nostro avviso sarebbe puntare sulla qualità, sull’eccellenza e non su chi vende di meno una camera od un pasto.

Anche qui purtroppo invece si tende a fare delle riduzioni dei diritti dei lavoratori l’unico elemento di concorrenza. Non funzionava così negli anni 80, un bravo cuoco o cameriere erano contesi a suon di denari dagli imprenditori del settore….perché è certo più che mai come in questo settore, le risorse umane fanno la vera differenza. Come si può pretendere che un lavoratore, spesso a nero, malpagato o non pagato per niente, sempre sotto ricatto con l’arma della crisi, “se non ti va bene te ne puoi andare”, possa essere motivato a svolgere dignitosamente il suo mestiere? Ma qui il personale fa la differenza fra il tornare di nuovo o non tornare mai più. Considerata l’alta affluenza di turismo estero nella nostra regione come pensiamo di poter competere con le altre regioni se il nostro personale è in genere scarsamente formato e tranne poche realtà non parla neanche una lingua straniera?

C’è bisogno anche in questo settore di tornare a parlare di contrattazione di secondo livello, magari territoriale ed approfittare per ragionare di formazione del personale ma anche e soprattutto di regole e legalità.

Complice la crisi, a fronte di pochi imprenditori illuminati e rispettosi delle regole e dei contratti di lavoro nazionali di riferimento, è stato tutto un proliferare di furbetti del quartiere che si sono dilettati nel trovare più o meno legalmente metodi per evadere contribuzione dei lavoratori e di conseguenza tasse.

Qualche esempio: c’è l’Agriturismo con 200 camere che di agriturismo non ha nulla ma trattasi di Albergo vero e proprio, ma che con lo Status di Agriturismo si può permettere di applicare ai suoi lavoratori un contratto di lavoro assolutamente più economico di quello di riferimento e di conseguenza di avere anche una tassazione ben diversa, c’è il bar, magari in pieno centro storico, che applica il contratto per aziende artigiane alimentari invece di quello dei pubblici esercizi che è esattamente quello che andrebbe applicato se ti permetti di avere una lunga serie di tavoli nel salotto buono del capoluogo Umbro, c’è chi assume dipendenti con contratti a chiamata, dove in realtà spesso più della metà delle ore vengono pagate a nero con conseguente evasione totale di ogni forma di tassa, c’è chi più semplicemente assume pagando con voucher, 10 euro per un’ora di lavoro, delle quali 7,50 euro vanno in tasca al lavoratore, niente malattia, ferie, tredicesima ed in più, se possibile un voucher per lavorare non un ora ma due….c’è la crisi si sa.

La cassa integrazione in deroga, spesso utilizzata, con tanta disinvoltura, in questi ultimi anni ha comunque evitato centinaia e centinaia di licenziamenti, temiamo come sindacato che il suo venir meno, alla fine del 2015, sarà il colpo di grazia di tanti lavoratori di questo settore.

Lavoratori, deboli, in genere senza le tutele di ammortizzatori sociali come la mobilità, comunque scomodi perché titolari di contratti nazionali di lavoro molto più economicamente vantaggiosi di quelli appena descritti sopra, saranno agnelli sacrificali di questi ultimi, si spera, colpi di coda di una crisi economica senza pari.

Il turismo, potrebbe essere veramente il volano per la ripresa di una buona occupazione nella nostra regione ma anche qui c’è bisogno, da parte delle nostre istituzioni di una riflessione, non può rimanere solo un problema dei lavoratori del settore e del sindacato, c’è tutta una situazione di concorrenza sleale di chi il suo mestiere di imprenditore lo fa nelle regole e di chi invece semplicemente se ne infischia. Vien da se che il problema è di tutta una comunità, di una intera regione che come dicevamo prima ha dell’oro ma che non sa gestirlo.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli