Umbria: «Chiuderemo le scuole insicure»

Affollata assemblea autoorganizzata a Perugia. Deciso lo slogan: «Presidi in rivolta per tutelare il benessere della scuola tutta».

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Più che una minaccia, quella che fanno i dirigenti scolastici dell’Umbria, è una promessa: non si assumeranno più la responsabilità di «tenere aperte scuole non sicure». La presa di posizione è contenuta nel documento approvato e sottoscritto, dicono, «nell’incontro che si è svolto a Perugia, in autoconvocazione, per l’esame delle problematiche professionali e per un appello a sindacati, Ministero, Enti locali».

IL DOCUMENTO

Le responsabilità Perché, insistono, i dirigenti scolastici, «se nell’immaginario collettivo, il preside è ancora una figura alta e solenne che non ha grandi impegni e che – al pari degli insegnanti – lavora mezza giornata e con lunghe ferie estive, la realtà è che questo è un mestiere ben diverso. I dirigenti scolastici hanno una mole di responsabilità e di incombenze straordinarie: sul piano amministrativo, gestionale, manageriale, di sicurezza, in scuole ormai sempre più grandi – con oltre mille alunni – e complesse. Il sovraccarico funzionale rischia di non consentire di usare le energie nel presidiare gli snodi davvero rilevanti relativi alla formazione e alla didattica»

Le problematiche Nel corso dell’incontro, «nell’affollata aula magna dell’IIS ”Cavour – Marconi- Pascal”, si sono levate alte voci di protesta per l’eccesso di adempimenti, connessi all’attuazione della legge sulla Buona Scuola (immissioni in ruolo, organico potenziato, PTOF, valorizzazione del merito, chiamata per competenze, alternanza scuola/lavoro, reti di scuole, valutazione di sistema e delle professionalità), ma ancor più derivanti dall’attuazione delle norme su trasparenza, anticorruzione, sicurezza dei locali scolastici, nuovo codice degli appalti, dematerializzazione, sicurezza informatica. A differenza delle altre Pubbliche Amministrazioni, nella scuola tutto è in capo all’unica figura dirigenziale . Tante, troppe responsabilità, senza adeguati strumenti per svolgere al meglio i propri compiti. Serve sia una semplificazione, un nuovi modello di governace, e un riconoscimento economico per le accresciute responsabilità professionali».

 

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