Università, una lettera per il ministro Fedeli

Sinistra Universitaria UdU Perugia e Altrascuola Rete degli Studenti Medi Umbria esternano alcune riflessioni e richieste rispetto all’attuale situazione universitaria

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di Altrascuola e Sinistra Universitaria

Chiarissima ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, senatrice Valeria Fedeli, come Sinistra Universitaria UdU Perugia e Altrascuola Rete degli Studenti Medi Umbria, vogliamo cogliere l’occasione della Sua presenza a Perugia per porre alla Sua cortese attenzione alcune riflessioni e richieste rispetto all’attuale situazione del sistema d’istruzione superiore ed universitaria. Un sistema che ancora oggi, purtroppo, risulta essere chiuso e di difficile accesso anche a quei “capaci e meritevoli, […] privi di mezzi” di cui parla l’art. 34 della nostra Costituzione.

Ci troviamo a vivere in questi mesi i primi effetti dello Student Act inserito all’interno della Legge di Stabilità. Nonostante si torni a considerare l’investimento sul Diritto allo Studio dopo anni di assenza del tema dal dibattito sugli investimenti di Governo, le misure non sono ancora sufficienti ad eliminare la figura dell’idoneo non beneficiario. Il ritardo nella ripartizione dei 55 milioni previsti dalla misura, sta mettendo in difficoltà molti Atenei disincentivandoli alla costruzione di una tassazione più inclusiva. Vediamo in modo positivo l’inserimento di una no-tax area e delle fasce di contribuzione calmierate, che da anni richiedevamo con forza nel nostro Ateneo.

Nello Student Act, però, viene anche introdotta una misura punitiva per gli studenti fuoricorso che prevede per essi un aumento di contribuzione studentesca fino al 50% rispetto all’importo dovuto e non inferiore ai 200€. È proprio sulla base di questa misura che oggi l’Ateneo principale della nostra città è arrivato a toccare la soglia massima predisposta del 50% per gli studenti fuori corso inseriti nell’ultima fascia di contribuzione. Inoltre l’Università degli Studi di Perugia sta perseverando nella mancanza di volontà di revisione degli importi riservati agli studenti delle scuole di specializzazione, ad oggi tra i più alti d’Italia. L’Ateneo ha anche imposto delle misure restrittive sulla consegna dell’ISEE tardiva ignorando le mozioni approvate dal Consiglio degli Studenti, per non dimenticare l’incremento dei costi e delle prestazione dell’Ateneo inerenti il normale percorso accademico dello studente. Il tutto è stato proposto e approvato dall’Amministrazione ignorando qualsiasi tipo di interlocuzione con la componente studentesca che da mesi aveva presentato delle proposte alla stessa Amministrazione.

Lo denunciamo da tempo: non è possibile riformare il sistema universitario senza coinvolgere gli studenti, destinatari delle manovre, sia a livello nazione, sia a livello locale. Chiediamo quindi che si riapra subito il confronto con gli studenti e si intervenga per un allargamento della platea di beneficiari delle misure di sostegno allo studio, per l’eliminazione dell’idoneo non beneficiario e per una “no-tax area” il più possibile inclusiva. Attendiamo inoltre che un altro fondamentale confronto con le rappresentanze studentesche venga davvero messo in pratica: da anni aspettiamo la convocazione del tavolo di discussione per il superamento dell’attuale sistema di accesso al corso di Medicina e Chirurgia; negli anni, nonostante le false aperture e disponibilità arrivate dal Ministero a rivedere la legge 264/1999, è sempre mancata la volontà politica di cambiare radicalmente questo sistema, preferendo ascoltare la voce degli Ordini professionali e mai quella degli studenti: le chiediamo di aprire un percorso reale per il superamento di questo sistema.

Da subito come Unione degli Universitari ci siamo mobilitati contro una legge che riteniamo ingiusta, perché limitativa di principi costituzionali come il diritto allo studio. Il compito dello Stato è permettere a tutti i cittadini la possibilità di accedere ai più alti livelli di istruzione: con la legge 264/1999 è stata introdotta una barriera, un ostacolo a volte insormontabile per chi vorrebbe scegliere liberamente il proprio percorso di studi, misurarsi con il corso di laurea e con la professione che ha scelto. Un ulteriore tema per il quale risulta quanto mai impellente la strutturazione di un dialogo coordinato e continuativo con le rappresentanze studentesche è quello della ripartizione annuale del FIS, sul quale la componente studentesca ha espresso più volte osservazioni e criticità rivelatesi poi primarie nel dibattito.

Altre importanti riflessioni che vorremo porle sono quelle inerenti il rapporto tra università e mondo del lavoro, intorno alle quali abbiamo strutturato una capillare campana nazionale: VOGLIAMO DIRITTI! Partendo dal problema delle lauree professionalizzanti, previste dall’articolo 8 del D.M. n° 987 del 12 dicembre 2016, percorso sul quale richiediamo immediata inclusione degli studenti nella cabina di regia, come richiesto dal CNSU: la voce degli studenti deve avere un ruolo di primo piano. Se possiamo dirci favorevoli a dei corsi che abbiano come primo obiettivo la connessione tra istruzione e mondo del lavoro, risulta evidente come siano presenti alcune lacune nel decreto, come il problema della mancata definizione delle finalità e della natura di questi percorsi di laurea.

Alla questione delle lauree professionalizzanti si lega a doppio filo il problema dei tirocini, attualmente ancora non normati da una regolamentazione nazionale, strumenti indispensabili per i percorsi formativi di ogni singolo studente ma ad oggi totalmente privi di: strumenti di monitoraggio efficaci, garanzie basilari, tutele, rimborso spese. Per questo chiediamo con forza che si proceda quanto prima all’elaborazione di una normativa nazionale atta a disciplinari i tirocini curriculari, mirata alla tutela degli studenti tirocinanti e alla valorizzazione di questo fondamentale strumento di apprendimento, punto cardine del collegamento al mondo del lavoro.

Per quanto riguarda le scuole superiori ci sembra quanto mai una contraddizione il fatto che pur essendo la nostra mancata inclusione nel percorso di stesura della delega sul diritto allo studio scolastico dovuta, a parere del Ministero, a un’urgenza di varare il decreto, siamo a quasi due settimane dal 17 marzo e tale decreto sul diritto allo studio è ancora assente, tanto da indurci a credere che i motivi della chiusura al dialogo fossero altri. Siamo, infatti, molto critici circa le scelte in merito al diritto allo studio scolastico.

Non ci sembra giusto che gli stanziamenti proposti in prima istanza per le borse di studio siano quasi 30 volte inferiori quelli predisposti per il bonus cultura (quando le prime sono pensate per gli studenti con famiglie in difficoltà, il secondo come un di più per i neo-diciottenni) e vadano a coprire solo uno 0,3% della popolazione studentesca nazionale contro un dato emergenziale di dispersione scolastica che si attesta al 15% sul territorio nazionale con punte, in città del Sud Italia, superiori al 30%; non ci sembra sufficiente che questioni fondamentali come il caro libri e la mobilità siano rimandate all’autonomia delle regioni, andando a legittimare le diseguaglianze sul territorio nazionale senza, però, definire i Livelli Essenziali delle Prestazioni.

In Umbria stiamo lavorando con le istituzioni perché gli studenti abbiano una legge regionale sul diritto allo studio, e il fatto che a livello nazionale non esistano direttive chiare che vadano in un senso o in un altro, rende estremamente complesso aiutare gli studenti sul territorio. Vorremmo anche capire perché non si considera la salute, l’inclusione, l’orientamento e l’integrazione degli studenti, come una priorità, quando si parla di diritto allo studio e provvedimenti come supporto psicologico, tutele per gli studenti ricoverati, promozione dell’inclusione e dell’integrazione e lotta a razzismo e discriminazioni di genere (motori principali del bullismo che si tende a condannare senza agire su queste sue cause fondamentali) non siano trattati all’interno dello schema di decreto.

Eppure la Costituzione della Repubblica dice chiaramente che lo stato deve rimuovere gli ostacoli che impediscono di raggiungere la sostanziale uguaglianza dei cittadini. Siamo critici perché non si è inclusivi, quando si parla di scuola (non lo si è stati, come già detto, quando si discutevano i decreti delegati della legge 107/15), e non viene dato spazio sufficiente all’opinione e ai pareri di chi la scuola la affronta da studente. Questo non può che avvenire attraverso anche un ripensamento della partecipazione studentesca, oggi, incanalata attraverso organi (il sistema delle Consulte Provinciali) pachidermici, estremamente burocratizzati e lontani dagli studenti.

Noi crediamo si debba ripensare il sistema scolastico ripartendo dai bisogni reali degli studenti, consci del fatto che decisioni, spesso prese con superficialità, senza dibattito né confronto a livello nazionale, hanno ricadute significative sulla vita di tutti giorni di noi studenti. Ad esempio, risulta evidente che le 200 o 400 ore di alternanza scuola-lavoro non rappresentino ad oggi una reale strumento di innovazione o una rivoluzione degna di questo nome in quando ci troviamo, giorno dopo giorno, incatenati in attività che poco o nulla hanno di formativo, che le scuole organizzano a fatica e frettolosamente, che gli studenti, costretti, vivono male, senza tutele o diritti e senza la possibilità di scegliere o di partecipare al percorso di costruzione dei progetti, così come succede a livello nazionale, dove la rappresentanza studentesca è stata esclusa dalla Cabina di regia nazionale.

Siamo convinti che il progetto sia di principio essenziale per il salto di qualità che chiediamo ma il credere che la disoccupazione giovanile si combatte con la professionalizzazione del sapere, ha fatto dell’alternanza, ad oggi, uno strumento nocivo. Chiediamo, invece, a gran voce di poter discutere in modo serio il problema della precarietà e dell’incertezza in cui si trova lo studente subito dopo la maturità, quella stessa precarietà che vede gli studenti scegliere, per esempio, medicina invece che lettere non perché credano che quello sia il loro percorso di vita, ma perché hanno paura di non trovare, altrimenti lavoro.

Il fatto che l’istruzione non sia più vista come il motore del rinnovarsi della nostra società e come luogo propedeutico alla realizzazione piena delle aspirazioni della persona è un serio pericolo per la tenuta sociale e democratica del nostro Paese, ed è doveroso che il Ministero dell’Istruzione apra nei tavoli preposti queste riflessioni ampie ma fondamentali per cercare di dare risposte agli studenti che le chiedono, senza obbligarli a ritrovare risposte altrove. Anche questo abbiamo inserito nei temi della nostra campagna VOGLIAMO DIRITTI! Crediamo, dunque, che una vera rivoluzione della scuola possa arrivare solo nel momento in cui ci si confronta con chi la scuola la vive giorno dopo giorno, anno dopo anno, e ci chiediamo, dunque perché si convocano Forum per parlare dei PON ma non su discussioni ben più ampie e complesse che, però, necessitano di risposte condivise e decisive.

Nella visione di città e di Paese della Rete degli Studenti Medi e dell’Unione degli Universitari, gli studenti e le loro rappresentanza devono occupare un ruolo centrale della programmazione politica in materia di istruzione e di cittadinanza. Per questo da anni nella nostra Regione lavoriamo affinché il territorio in cui viviamo e studiamo risponda alle esigenze della popolazione studentesca, in piena integrazione con i contesti socio culturali delle città. Il prossimo venerdì partirà per la prima volta a Perugia la sperimentazione del progetto della mobilità notturna, servizio che le nostre associazioni richiedono da dieci anni, strumento indispensabile verso della costruzione di una città a misura di studente. I servizi agli studenti, delle politiche di welfare lungimiranti tarate sulle loro esigenze e sulle loro necessità, sono la base per la costruzione di una città e di una visione di Stato diversa da quella che in questi anni siamo stati abituati a vivere e a subire: i giovani e gli studenti non sono solo il futuro di una Paese, ne sono il motore e il presente, e a tal riguardo devono occupare un ruolo di primaria importanza nella costruzione attuale delle nostre politiche, nazionali e locali!

La invitiamo quindi a fare Sua la nostra richiesta, mandando all’intero Paese un chiaro segnale finalizzato alla promozione di interventi che possano garantire appieno il Diritto allo Studio e l’abbattimento degli ostacoli di ordine sociale ed economico di cui parla a chiare lettere la nostra Costituzione.

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