Province, lavoratori sul piede di guerra

I dirigenti della Provincia di Perugia: «Ci riduciamo lo stipendio»

Condividi questo articolo su

I lavoratori e la Rsu della Provincia di Terni hanno occupato stamattina, per pochi minuti in maniera simbolica, viale della Stazione, «per cercare di sensibilizzare anche l’opinione pubblica – spiegano – sul problema dei servizi al cittadino e dei posti di lavoro».

LE IMMAGINI DELLE PROTESTE

Il 'blocco' stradale

Il ‘blocco’ stradale

L’assemblea La manifestazione ha fatto seguito all’incontro in prefettura e all’assemblea del personale, che si è tenuta nella sala del consiglio provinciale: «Nell’incontro con i rappresentanti della prefettura – spiegano i sindacalisti – abbiamo chiesto un intervento urgente del governo per scongiurare il default dovuto all’impossibilità di chiudere il bilancio. Sempre alla prefettura è stata inoltre avanzata richiesta per indurre la Regione dell’Umbria a farsi carico del problema e a corrispondere i giusti trasferimenti per le funzioni delegate».

 

LE RAGIONI DEL SINDACATO DI TERNI – IL VIDEO

L'assemblea a Terni

L’assemblea a Terni

Gli esuberi Sul fronte del personale «è stata ribadita la necessità che la Regione rispetti il principio annunciato di ‘esuberi zero’, facendosi carico di tutto il personale relativo alle deleghe delle Province e prevedendo le necessarie risorse finanziarie. La riforma delle Province, così come si sta realizzando, porterà solo al blocco di servizi essenziali per i cittadini e al rischio di perdere posti di lavoro. C’è infatti assoluta incertezza sulla ricollocazione dei dipendenti in altri enti del territorio regionale, poiché le disponibilità sono state finora dichiarate solo verbalmente. Stessa incertezza si riscontra nelle amministrazioni periferiche dello stato, per questo motivo abbiamo chiesto alla prefettura i dati della ricognizione e del monitoraggio».

PARLA UNA LAVORATRICE – IL VIDEO

L'assemblea a Perugia

L’assemblea a Perugia

Perugia Sulla stessa lunghezza d’onda i lavoratori della Provincia di Perugia, che dopo la loro assemblea, si sono recati in delegazioni dal prefetto e della presidente della regione, per esporre direttamente a loro le proprie ragioni. La Rsu della Provincia di Perugia, dando seguito al mandato ricevuto e votato all’unanimità dall’assemblea del personale, proclama «lo stato di agitazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori in tutte le sedi della Provincia stessa, che sarà attuato attraverso blocchi stradali, blocco dei servizi e presidi in prefettura e in consiglio regionale». La Rsu chiede al prefetto di «attivarsi presso il governo nazionale affinché venga posticipata la scadenza dell’approvazione dei bilanci delle Province e richiama chi ha incarichi di governo locale e nazionale ad adoperarsi affinché siano reperite le risorse economiche necessarie per l’approvazione del bilancio». Infine, chiede «coerenza ai consiglieri regionali, in particolare a coloro che hanno promesso e promosso l’interpellanza a difesa dei lavoratori della Province, a non votare un bilancio che comporti il dissesto delle Province stesse e a tutti gli altri di mantenere gli impegni presi nella recente campagna elettorale».

A PERUGIA VOGLIONO «RISPOSTE CHIARE»: IL VIDEO

I dirigenti Con una lettera indirizzata al presidente Mismetti, ai consiglieri provinciali e ai colleghi, i dirigenti della Provincia di Perugia hanno intanto annunciato la loro intenzione di procedere alla riduzione dei loro stipendi. Ecco il testo: «I dirigenti della Provincia di Perugia intendono esprimere apprezzamento e stima nei confronti dei propri colleghi per il senso di appartenenza, la competenza e la professionalità dimostrate quotidianamente che hanno consentito, nonostante tutto, di fornire ai cittadini una continuità nell’erogazione dei servizi affatto scontata. Consapevoli che questo momento di gravissima crisi ha conseguenze pesantissime su tutto il personale, nessuno escluso, anche di carattere economico, condividono il profondo disagio e le ansie che l’incertezza del futuro determina. Vista la situazione di grave difficoltà finanziaria dell’Ente, non determinata, come noto, da cattiva gestione, si dichiarano disponibili a fornire un proprio contributo di solidarietà con le modalità e nelle forme che saranno successivamente determinate».

Lavoratori in ansia

Lavoratori in ansia

Il dissesto Il presidente della provincia di Perugia, Nando Mismetti, era stato categorico: «Se oggi fosse il 30 settembre avremmo una sola strada davanti: la dichiarazione di dissesto finanziario dell’ente. Non si tratta di un ‘buco’, non c’è alcun debito che grava sui nostri conti. Stiamo al contrario assistendo agli effetti prodotti dai provvedimenti previsti dalla Legge di stabilità e pertanto dai tagli sul personale e dal prelievo sulle entrate proprie della Provincia».

La Regione L’assessore regionale, Antonio Bartolini, aveva replicato secamente: «Abbiamo quantificato in 6,5 milioni di euro l’entità delle spese da finanziare. Abbiamo anche aggiunto una disponibilità di un milione e mezzo di euro per l’acquisizione di personale da destinare nelle agenzie ed enti regionali ed inoltre ulteriori 5 milioni di euro per il personale da destinare ai centri per l’impiego. Un totale insomma di circa 13 milioni di euro. Più di così la Regione non può fare».

Pronti a tornare a protestare

Pronti a tornare a protestare

I sindacati L’Usb aveva parlato di «uno scenario che più volte abbiamo evidenziato e denunciato; la politica dello ‘scaricabarile’. I due presidenti delle Province, Mismetti e Di Girolamo, hanno denunciato necessità per la chiusura del bilancio annuale 2015 per complessivi 30 milioni di euro, somma che la Regione si è dichiarata non disponibile a sostenere. Il problema però è che la Regione non intende corrispondere adeguatamente nemmeno rispetto alle funzioni Regionali che a tutt’oggi le Province assolvono». Ci sarebbero «circa mille persone che resterebbero ‘appese’, senza una prospettiva di alcun tipo, famiglie poste dinnanzi a percorsi tutti ancora da determinare e quindi nella totale precarietà ed incertezza».

Polemica politica A Perugia, peraltro, si fa avanti anche la polemica politica: i consiglieri provinciali di opposizione dei gruppi Provincia Civica, Forza Italia e Gruppo misto, dicono che «si poteva fare di più. Il presidente Nando Mismetti ha più volte dichiarato di sentirsi solo, ma è stata una sua scelta visto che ha convocato l’assemblea dei sindaci solo una volta in un anno. Sul versante dei risparmi non capiamo come si possano tenere, dopo la riduzione delle deleghe da parte del governo, 128 posizioni organizzative e 26 dirigenti. Andavano prese decisioni drastiche per contenere la spesa».

Sinistra Ecologia Libertà «La riforma delle province, decisa dal governo, rischia di partire con gran parte degli Enti di area vasta in dissesto o in gravissima situazione finanziaria», ha detto il coordinatore provinciale di Sel Perugia,Giuliano Granocchia. «La situazione creatasi, a causa dell’emanazione di leggi scoordinate fra loro, è piuttosto paradossale. Ma, di fatto, anche le Province di Perugia e Terni, sono lontane dalla possibilità di chiudere entro il prossimo 30 settembre, il proprio Bilancio di previsione 2015». il rischio ora è che «oltre 1.300 dipendenti delle due Province potrebbero non percepire gli stipendi nei prossimi mesi e che servizi essenziali come le scuole superiori, la viabilità, i trasporti, i centri per l’impiego, i controlli ambientali, possano subire disservizi o interruzioni». Per evitare concretamente il dissesto delle due Province umbre, ha concluso, «è inevitabile quindi che, a questo punto, intervenga anche il governo nazionale, il maggior responsabile di questo caos istituzionale, con provvedimenti correttivi, anche di natura finanziaria, per far si che una grande parte del territorio italiano venga messo a rischio nei propri servizi essenziali».

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli