Province, per la polizia una legge regionale

Dovrebbe vedere la luce per la prossima primavera: trovato accordo anche per i centri per l’impiego

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di M.Lilla

Un piccolo passo avanti è stato fatto nella questione dei lavoratori delle ex province, giovedì c’è stato l’ultimo incontro dell’anno tra la governance regionale e i sindacati: i punti caldi erano relativi a polizia provinciale e centri per l’impiego.

Polizia provinciale Qualcosa si è mosso in molti aspetti della trattativa, per quanto riguarda la polizia provinciale il punto delicato riguardava l’assegnazione dei compiti di vigilanza in ambito ambientale e ittico venatorio. L’allarme lanciato dall RSU parlava di poche risorse stanziate per una convenzione che non avrebbe coperto l’intero territorio umbro, 200mila euro per tutto l’anno. Il cambio di rotta non è stato politicamente voluto dalla governance umbra, ma più obbligato da un decreto legge che delega le funzioni di vigilanza ambientale alle regione, oltre a stabilire che ogni regione debba fornirsi di una propria legge regionale che regoli la vigilanza ambientale, attraverso sia il personale di polizia provinciale e sia con il corpo forestale dello Stato.

Legge regionale La legge, secondo la regione, dovrebbe vedere la luce per la prossima primavera e dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti che verranno investiti di compiti di vigilanza ambientale, dai Comuni ai corpi di polizia. Le funzioni saranno varie, così come i fondi, e il tutto sarà specificato nella nuova legge: dalla gestione del periodo della stagione venatoria, alla caccia e alla pesca, fino alla sicurezza ambientale. La questione ambientale resta la più delicata proprio perché si tratta di stanziare dei finanziamenti che riescano a coprire l’intero territorio regionale. L’alternativa per i lavoratori della polizia provinciale esiste: fino a gennaio 2016 infatti possono decidere se cambiare impiego, oppure restare sul portale del Ministero e svolgere le funzioni provvisorie stabilite dall’attuale legge regionale

Centri per l’impiego Altra questione invece quella che riguarda i centri per l’impiego, qui la situazione è ancora in stallo: ancora non è chiaro chi dal 2016 prederà le redini delle strutture e dei dipendenti, se le regioni o lo stato. Nel frattempo, sempre seguendo direttive nazionali, i centri per l’impiego umbri verranno tenuti aperti grazie ad un finanziamento statale che coprirà 3/4 delle spese, figlio di una convenzione tra Stato e regioni che però ancora non assegna definitivamente le strutture, per questo bisognerà aspettare ancora ma una strada verso una soluzione si è intrapresa.

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