Regione Umbria, patrimonio in vendita

Undici lotti immobiliari e agricoli disponibili da Città di Castello a San Venanzo. Il comitato Umbria terra sociale: «Terre pubbliche bene comune, impediamone la vendita»

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L.P.

Città di Castello, San Venanzo, Pietralunga. Lotti, complessi immobiliari, magazzini, fabbricati, corti e terreni.

I lotti messi all'asta

I lotti messi all’asta

Undici lotti La Regione Umbria batte cassa e mette in vendita parte del suo immenso patrimonio immobiliare, undici lotti per la precisione, per un valore di oltre i due milioni e mezzo di euro come base d’asta. E si possono fare veri e propri affari il prossimo 28 settembre, giorno in cui è fissata l’asta pubblica indetta da Svillupumbria, la partecipata della Regione che si occupa della competitività e della crescita economica regionale.

Città di Castello Si parte dal complesso immobiliare ‘Cai Firenze’ di Città di Castello, costituito da quattro corpi di fabbrica, di cui uno a destinazione abitativa e gli altri tre a magazzini ed altri usi non residenziali, con terreni di pertinenza e agricoli e che può essere acquistata a partire da poco più di 253 mila euro, per arrivare al complesso rurale di Capuzza, formato da 4 corpi di fabbrica, due abitativi e due non residenziali, le relative corti pertinenziali e un piccolo appezzamento di terreno lungo la strada comunale di Montanini. Base d’asta 308 mila euro.

A Terni A San Venanzo, invece, si può acquistare a partire da 460 mila euro Casa Vecchia, un complesso immobiliare costituito da due fabbricati ad uso turistico-ricettivo disposto su due piani terra fuori dalla superficie lorda complessiva di 721 metri quadrati. Sempre a San Venanzo, a 98 mila euro si può acquistare Casisenza, un piccolo prefabbricato di appena 236 metri quadrati con nove ettari di terreno a partire da 98 mila euro. E poi ancora altre strutture nel ternano e a Pietralunga, in provincia di Perugia.

L’asta C’è tempo fino al 28 settembre alle ore 13 per presentare le offerte che saranno aperte il giorno successivo nello studio del notaio Marco Carbonari di Perugia, in via Mario Angeloni. Ma in attesa che arrivino le prime manifestazioni, a sollevare qualche dubbio di opportunità è il comitato Umbria Terra Sociale che, a tre anni di distanza dalla paventata possibilità si svendita del patrimonio regionale con il riordino delle comunità Montane, si è costituito per salvaguardare questi terreni e provare a costruire un percorso anticrisi che consentisse l’utilizzo di quelle terre per un’agricoltura di qualità e per la creazione di posti di lavoro.

La legge regionale Con l’obiettivo di costruire un ‘Banco della Terra’, dove far far conferire tutti i beni dismessi per poi assegnarli tramite bandi di evidenza pubblica diminuendo il carico degli investimenti per questi progetti di nuovi insediamenti, ad oggi i promotori si trovano spiazzati. Dopo svariati incontri si era arrivati all’approvazione della legge regionale 37/2014 e si era in attesa dell’attuazione del relativo  regolamento, approvato nel marzo del 2015, un anno dopo. «La partita era, oggi come allora, tra chi riteneva utile destinare in prima battuta e sottolineo in prima battuta le terre pubbliche per far lavorare giovani e disoccupati, e chi preferiva contabilizzarle ed inserirle a bilancio ed a quel punto venderle» afferma Sanni Mezzasoma del comitato.

Terre pubbliche «Oggi scopriamo dai giornali che la Regione mette in vendita 11 lotti, nonostante le elezioni abbiano creato una giunta in continuità con la precedente, quando è stata approvata la legge. Nessuno ha pensato di convocare il comitato ancora attivo per discutere le intenzioni della Regione che fa della semplificazione e della trasparenza, della partecipazione dei cittadini le proprie bandiere».
«Ci auguriamo che l’asta vada deserta – conclude Mezzasoma – dal momento che c’è anche il forte rischio di svendita del patrimonio ed invitiamo la Regione a riconvocarci ed approvare il regolamento attuativo della legge 37/2014 in tutte le sue parti e cioè sia quella relativo all’accesso alla terra, sia quello relativo alla commercializzazione».

«Decisione completamente sbagliata» Rifondazione comunista dell’Umbria non è d’accordo con la decisione della giunta di vendere. «Tutto questo – dice Enrico Flamini, Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell’Umbria – avviene in barba alla legge regionale 3/2014 che contribuimmo a definire nella scorsa legislatura non solo per impedire che venisse venduto il patrimonio pubblico, ma anche per consentire l’uso di quelle terre per un agricoltura di qualità e per la creazione di posti di lavoro. Certo, oggi in Umbria c’è un nuovo governo regionale e una nuova maggioranza consiliare monocolore a guida del Pd renziano. Ed ecco i risultati. Il regolamento attuativo della legge non c’è, ma l’asta per la vendita delle terre si terrà il prossimo 29 settembre. È del tutto evidente che siamo di fronte ad una misura per fare cassa».

«Sosteniamo il comitato» E continua: «Per parte nostra sosteniamo sul tema le posizioni espresse dal comitato ‘Umbria terra sociale’: le terre pubbliche sono un bene comune e ne va impedita la vendita. Per questo ci appelliamo a tutte le forze politiche, sociali ed associative che hanno contribuito alla definizione della legge 3/2014 in modo da intraprendere subito iniziative comuni».

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