Spogliatoi ‘horror’ all’ospedale di Terni

Al primo seminterrato il personale sanitario è costretto a cambiarsi tra sporcizia e bagni rotti. In spazi in cui può entrare chiunque

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di Alessandra Vittori

Terni ospedale spogliatoio (14)Primo seminterrato dell’ospedale. Medici, sanitari, pazienti vanno e vengono. Chi fa colazione, chi due chiacchiere, chi si scambia storie sul perché si trovi lì. Il piano è affollato, ma davanti all’edicola è facile notare una grande porta bianca a vetri. Nessun divieto, solo uno spesso strato di scotch bianco a coprire dei vecchi buchi.

Gli spogliatoi Giro la maniglia e scopro che lì, nascosti tra il bar e l’edicola, stanno taciturni gli spogliatoi del personale sanitario non medico. Un ottimo posto per metterli, mi dico. Ti spogli e poi prendi qualcosa al bar. Peccato che il luogo non sia poi così accogliente. Probabilmente per quando sarai pronto la fame ti sarà passata.

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Terni ospedale spogliatoio (16)Lo sporco Oltre la porta c’è un lungo corridoio. Sulla destra l’entrata per gli uomini, proseguendo dritti
quella per le donne. La signora delle pulizie è occupata a passare un grosso spazzolone nel reparto maschile e non si accorge della mia presenza, o forse non le interessa. Sulla sinistra c’è una sedia bianca piena di scritte. A terra un fazzoletto sporco. Mi fermo qui, giro i tacchi ed esco. «Stamattina sulla sedia c’erano degli escrementi. Hai visto a terra c’è ancora il fazzoletto sporco», mi dice una dipendente. «Il problema – continua – è che può entrare chiunque. Un tempo dovevi avere il badge, poi il lettore si è rotto e non è mai stato sostituito, anzi è stato tolto del tutto».

Terni ospedale spogliatoio (3)Lo stanzone Proseguo con lei e arriviamo in un grande stanzone con tanti armadietti rossi pieni di nomi e scritte. Alla sinistra di questo stretto labirinto ci sono i bagni. Dal primo ‘loculo’ esce dell’acqua. «Qualcuno ha lasciato l’acqua aperta di proposito e si è allagato tutto. Ora, in confronto a questa mattina, è praticamente asciutto», dice la donna. «Questi bagni sono un disastro. Sono quattro, ma ognuno ha qualcosa che non va». Mi affaccio nei bagni e noto della cenere nei lavandini. Evidentemente qualcuno li ha usati come posacenere. Proseguo quasi schiacciata dagli armadietti a destra e dal muro scrostato a sinistra e arrivo in uno spazio più grande con tre lavandini e delle sedie appoggiate qua e là. Una curva a destra. Delle porte. La prima è chiusa e ci sono due fogli attaccati che intimano: ‘Si prega di riporre lo sporco negli appositi Terni ospedale spogliatoio (6)contenitori’ e ‘Si prega di non usare lenzuoli o copriletti ma asciugamani’. Alla sinistra di questi, due pezzi di nastro adesivo su cui si può leggere, un po’ a fatica, ‘Doccia rotta’. Oltre questa, invece, due docce funzionanti, almeno apparentemente. «Queste come puoi immaginare sono le docce», mi dice la dipendente. «Ma ci vuole coraggio. Chi mai si farebbe una doccia qui?».

‘Affascinante viaggio’ «Hai visto qual è la drammatica situazione dei nostri spogliatoi. Ma almeno il bar è ben fornito». Scherza la donna. La saluto e la ringrazio per questo ‘affascinante viaggio’. La signora delle pulizie continua il suo lavoro, al mio passaggio non alza nemmeno lo sguardo. Scatto le ultime foto e mi guardo un po’ in giro. Come sono entrata, sono uscita. Nessuna domanda, nessun controllo, nessuna faccia stupita.

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