Umbria, ‘cara’ acqua: prezzi alle stelle

In sei anni il costo è lievitato anche del 58%. L’Osservatorio tariffe e tributi mette a confronto la spesa media tra il 2008 e il 2014

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L.P.

Bollette sempre più salate in tutta l’Umbria. E’ questo il dato che balza agli occhi analizzando il report dell’Agenzia Umbria Ricerche sull’Osservatorio tariffe e tributi locali alla voce ‘servizio idrico integrato’.

Aumenti Tra il 2008 e il 2014 la spesa media sostenuta dalle famiglie umbre per il servizio idrico è aumentata ovunque. A Città di Castello e a Perugia l’incremento è stato dal 36 al 40% mentre a Foligno è dintorni la tariffa è cresciuta tra il 56 e il 58% a scapito delle famiglie meno numerose. Infine Terni, dove la bolletta è salita del 48% per chi consuma poco e del 47% per consumi più elevati.

Cristian Betti, presidente dell'Auri

Cristian Betti, presidente dell’Auri

L’Auri In attesa, dunque, che l’Auri, l’Autorità umbra per rifiuti e idrico, diventi pienamente operativa, la speranza è che la nuova Autorità lavori proprio nell’ottica di semplificare la gestione del servizio idrico e dei rifiuti garantendone e migliorandone la qualità, l’economicità, l’efficienza e l’efficacia. In particolare spetta proprio all’Auri assicurare una gestione unica su tutto il territorio, garantendo così tariffe, per quanto possibile, omogenee in tutta la regione.

Canone fisso Nonostante sia stato istituito formalmente lo scorso ottobre e i quattro Ati siano stati sciolti a dicembre, le recenti riunioni dell’Autorità lasciano supporre che bisognerà attendere almeno tutto il 2016 per cogliere appieno i mutamenti apportati dalla disposizione regionale in materia di acqua e rifiuti. Intanto, fino a oggi, i 4 Ati hanno avuto servizi e tariffe diverse, l’unica cosa che è rimasta uguale, da Stroncone a Città di Castello, è stato il canone fisso, quello cioè che si paga per il semplice fatto di aver stipulato un contratto di fornitura: 40 euro l’anno circa nel 2014.

Tariffe Nonostante la scelta comune per i 4 ambiti dei piani tariffari con struttura ‘a gradini’ che prevede, cioè, una serie di scaglioni in termini di consumo annuo cui vengono associate tariffe via via crescenti, il diverso sistema di determinazione della tariffa fa apparire difficile mettere a confronto le spese. Se la tariffa è stata simile per gli Ati 1, 2 e 3, quella dell’Ati 4 si dimostra del tutto particolare e differisce per la diversa unità di misura con cui vengono calcolati gli scaglioni, ovvero a litri e non in metri cubi/annui per utente e un’articolazione in fasce tariffarie dall’ampiezza non costante ma differente a seconda del numero di componenti dell’utenza.

Rincari e consumi  Nei comuni che hanno fatto parte di questo ambito sono stati previsti quattro scaglioni, da 0218 euro per metro cubo a 2,552 per i consumi più elevati con tariffe che, dal 2008 al 2014, sono aumentate in maniera progressiva ma, soprattutto, in misura maggiore per i livelli più bassi di consumo. In egual misura l’Aur ha rilevato un aumento anche nell’Ati 3 di circa il 55% indipendentemente dalla fascia di consumo considerata. Così è accaduto anche per i comuni dell’Ati 4, con un incremento delle tariffe a consumo applicate per il servizio idrico alle utenze domestiche dei residenti. I rincari sono cresciuti al crescere delle dotazioni di consumo, si va infatti dal più contenuti 8,9% del primo scaglione al sostanzioso 41% dell’ultimo.

Famiglie Le analisi condotte dai ricercatori dell’Aur sulla simulazione di spesa, hanno evidenziato come, ad esempio, chi vive solo risulti avvantaggiato se residente in uno dei comuni appartenenti all’Ati 1 o 2, con una spesa per il servizio idrico meno onerosa che altrove. La classifica non cambia anche per nuclei familiari composti da due persone, l’Ati 1 e 2 risultano essere i meno gravosi, mentre l’Ati 3 risulta meno oneroso dell’Ati 4 per livelli di consumo elevati mentre si equivalgono per i livelli medi, per consumi bassi la spesa nell’Ati 3 è più alta. Una famiglia di tre persone spende di meno nell’Ati 1 e 2 e 4, mentre il 3 ha le tariffe più alte. A Terni, invece, un nucleo di quattro persone paga una tariffa più contenuta sui consumi medio/alti.

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