Alex e la reazione fuori luogo della madre per quel gioco banale: le avvisaglie del dramma

Erzsébet Katalin Bradács il giorno prima di uccidere il figlio, lo aveva strattonato e legato con forza al passeggino. Qualcuno aveva chiamato il 112

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È entrata urlando e chiedendo aiuto nel supermercato, il Lidl di via Molise in zona Po’ Bandino. Tra le braccia, il corpo insanguinato del figlio di appena 2 anni di età che ha poi adagiato sul nastro trasportatore fermo di una cassa. Una scena orribile quella che si sono trovati davanti agli occhi gli addetti ed i clienti del supermercato di Città della Pieve (Perugia), venerdì pomeriggio poco dopo le ore 15.

Fermata la madre

Immediato è stato l’intervento dei carabinieri e degli operatori del 118 sul posto: quest’ultimi non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del piccolo. La madre era in stato confusionale ed è stata condotta in caserma dai militari per essere interrogata. Si tratta di una 44enne di origini ungheresi, Erzsébet Katalin Bradács, residente fuori regione in una casa famiglia e i cui familiari – il marito e un altro figlio maggiorenne – vivono in Ungheria. Dopo essersi allontanata dalla struttura della Caritas, giovedì avrebbe raggiunto Chiusi (Siena) dove aveva già vissuto e lavorato alcuni anni fa. A dare ospitalità a lei ed al figlio sarebbe stato un vecchio conoscente. Agli inquirenti, sin dalle prime battute, avrebbe fornito versioni diverse dell’accaduto, con alcuni elementi in contraddizione fra di loro ed altri ritenuti poco credibili.

Ipotesi omicidio

Il corpicino del piccolo – si chiamava Alex Juhasz, come riporta Il Corriere della Sera – presentava profonde ferite da arma da taglio al collo, all’addome ed al torace. Indagini da parte dell’Arma pievese  e di Perugia sono in corso per ricostruire l’accaduto e la prima ipotesi – forse l’unica al momento – è quella dell’omicidio. Poco distante dal supermercato, ai bordi di un campo sul lato opposto della strada, è stato individuato un passeggino chiuso e con tracce di sangue, posto sotto sequestro per essere analizzato.

La casa abbandonata e il coltello

Sotto la lente degli inquirenti c’è finito anche un vicino edificio, ex centrale Enel diroccata e in stato di abbandono, oggetto di lunghi e approfonditi rilievi da parte dei carabinieri che lì nei pressi hanno trovato diversi oggetti appartenenti a madre e figlio e numerose tracce ematiche. Sarebbe questo il luogo in cui l’orribile omicidio si è consumato, probabilmente su un fasciatoio di fortuna allestito con una coperta e dove Alex, una volta adagiato, sarebbe stato colpito con nove fendenti di cui almeno tre mortali ed uno che avrebbe irrimediabilmente lesionato il suo piccolo cuore. L’arma usata per compiere tanto orrore – un coltello spezzato – potrebbe essere quella trovata all’interno della borsa della madre: gli accertamenti tecnici toglieranno ogni dubbio. Fra i testimoni c’è chi avrebbe visto la 44enne uscire proprio dall’area dell’ex centrale in disuso, con in braccio il piccolo e prima di raggiungere il supermercato: altro elemento al vaglio di chi indaga. Sul posto, nel tardo pomeriggio di venerdì, si sono portati anche il magistrato di turno, Manuela Comodi della procura della Repubblica di Perugia, ed il medico legale Laura Panata che nei prossimi giorni eseguirà l’autopsia su quel corpicino straziato. Profondamente scossa la comunità pievese, e non solo, per un dramma che lascia senza parole.

La nota della procura di Perugia

Nella tarda serata di venerdì, alle ore 23.36, la procura di Perugia ha diffuso una nota che di seguito riportiamo: «Nel pomeriggio di oggi, intorno alle 15.30 in località Po’ Bandino, comune di Città della Pieve, una 44enne di nazionalità ungherese, senza fissa dimora, è entrata in un supermercato chiedendo aiuto per il proprio figlio di due anni, evidentemente in grande sofferenza, adagiando il corpicino del piccolo – che presentava numerose ferite da taglio al petto – sul nastro trasportatore conta merce di una cassa. I soccorritori del 118, giunti poco dopo, hanno tentato invano di rianimare il piccolo, del quale è stato constatato il decesso alle 15.50. Le indagini immediatamente avviate dai carabinieri di Perugia e di Città della Pieve sono orientate alla ricostruzione dei movimenti della donna e del bambino, per individuare i luoghi in cui sono recati e accertare, quindi, l’eventuale coinvolgimento di terzi. Al momento, la donna si trova in caserma per essere interrogata dal magistrato di turno della procura di Perugia, nella persona della dottoressa Manuela Comodi».

Scatta il fermo: la donna in carcere

Al termine del lungo interrogatorio spezzato da numerose pause, nel corso del quale non è emersa alcuna confessione in ordine alla responsabilità del terribile omicidio, Erzsébet Katalin Bradács – difesa d’ufficio dall’avvocato Enrico Renzoni – è stata sottoposta dall’autorità giudiziaria a fermo di persona indiziata di delitto. Nel corso della notte fra venerdì e sabato è stata pertanto trasferita nella sezione femminile del carcere di Perugia Capanne. Al momento non sarebbero state ipotizzate responsabilità e non ci sarebbero sospetti a carico di altre persone. Ma l’indagine è nel pieno e si attendono anche gli esiti degli accertamenti di carattere scientifico. Fra lunedì e martedì sono previsti la convalida del fermo e l’interrogatorio di garanzia.

Aggiornamento sabato mattina: la ricostruzione della Procura

Alle 11.45 di sabato mattina la procura di Perugia, a firma del procuratore capo Raffaele Cantone, ha diffuso una seconda nota per aggiornare sugli ulteriori sviluppi delle indagini: «Nella notte il pm di turno, titolare delle indagini, ha emesso un decreto di fermo con l’imputazione di omicidio volontario aggravato relativamente alla morte del piccolo di 2 anni avvenuta ieri nel primo pomeriggio a Po’ Bandino, frazione del Comune di Città della Pieve. La misura – spiega Cantone – si è resa necessaria visti i numerosi e significativi elementi emersi nelle immediate investigazioni avviate a seguito dei fatti. La mole degli indizi raccolti propende, infatti, per una presunta responsabilità della madre, una 44enne di nazionalità ungherese, la quale sarebbe l’unica ad aver trascorso le ore antecedenti all’evento delittuoso con il piccolo. Il dato emerge sia dai filmati estrapolati dalle telecamere della zona, sia da altri elementi raccolti anche di natura dichiarativa raccolti. Fra l’altro, durante le ricerche, avviate in maniera certosina dai carabinieri coordinati dal magistrato di turno, e nello specifico concentrate nell’area antistante il supermercato dove è stato portato il bambino, sono stati rinvenuti numerosi oggetti appartenuti ad entrambi. In primo luogo il passeggino, tra l’altro sporco di macchie al momento non meglio identificate che potrebbero essere di sangue; alcuni giocattoli, tra cui un peluche, un pannolino usato, e tracce di alimenti. Molto significativi sono pure altri oggetti rinvenuti nelle pertinenze di un casolare abbandonato nelle vicinanze; lì sono stati raccolti altri giocattoli, sempre di probabile appartenenza del piccolo, oltre ad una maglietta sporca di sangue con dei tagli sulla parte anteriore ed una felpa della madre. Un ulteriore, importante elemento emerso – prosegue il procuratore capo di Perugia – è stato l’invio di una foto ritraente il bambino insanguinato trasmessa molto presumibilmente dalla donna al padre del piccolo in Ungheria, tramite una piattaforma social che, alla vista della tragica immagine, ha allertato tutte le autorità competenti. Tutti gli elementi indiziari sono stati contestati alla donna con un interrogatorio in presenza del difensore, svoltosi presso il comando Compagnia carabinieri di Città della Pieve, nel corso del quale l’indagata ha fornito versioni confuse e contraddittorie che hanno corroborato il quadro indiziario e hanno ulteriormente fatto propendere per l’emissione del decreto di fermo».

Quella reazione inquietante

Un quadro indiziario che definire inquietante è eufemistico, quello che sta prendendo forma con il passare delle ore, così come inquietante – a posteriori – è ciò che sarebbe accaduto il giorno prima della tragedia, sempre nella zona di via Molise, fra Po’ Bandino (Città della Pieve) e Chiusi (Siena). Un fatto che qualcuno aveva segnalato ai carabinieri, per quanto era apparso strano, anormale, eccessivo. Erzsébet e Alex si trovavano lungo la strada quando il bimbo aveva iniziato a battere le manine contro una vetrina. Il negoziante era uscito all’esterno per raccomandargli di fare attenzione e la madre a quel punto, urlando, lo aveva violentemente strattonato per un braccio e quindi legato particolarmente stretto al passeggino. Il tutto con un fare di forte nervosismo. 03Una reazione eccessiva, fuori luogo, segno di una esasperazione che nel giro di 24 ore sarebbe esplosa nell’impensabile. Da qui la segnalazione al 112, preceduta da un altro controllo da parte delle forze dell’ordine, poco dopo l’arrivo della donna e del bimbo in zona: erano stati fermati in auto ma nulla era apparso strano o irregolare.

Pur di non rispettare l’ordine del giudice, Katalin ha scelto di distruggere la vita

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