Anche Terni ha la sua ‘Culla per la vita’

L’inaugurazione venerdì in via Malnati: «Nel 2023 nessun bambino può essere lasciato morire in un sacchetto della spazzatura»

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di Fra.Tor.

«Nel 2023 nessun bambino può essere lasciato morire in un sacchetto della spazzatura». Queste le parole dell’assessore al welfare del Comune di Terni Viviana Altamura, all’inaugurazione, venerdì mattina, della ‘Culla per la vita’ in via Linda Malnati, in ‘casa’ delle missionarie Identes. Sono circa 50 in tutta Italia e ora tre presenti in Umbria, con Terni che inaugura dopo Perugia e Città di Castello. Insieme all’assessore venerdì erano presenti il vescovo della diocesi di Terni, Narni, Amelia, monsignor Francesco Antonio Soddu, il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Terni Pietro Manzi, la presidente del ‘Movimento per la vita’, Maria Cagnoli e, in veste di ‘madrina’ Claudia Koll.

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La culla per la vita

«Grazie alla partecipazione della azienda ospedaliera di Terni, dell’Ater, del servizio 112 e 118, del contributo economico della fondazione Carit e alle tante offerte elargite da tante associazioni e cittadini ternani e non, siamo lieti di dare finalmente il via a questa opera di grande interesse cittadino», hanno detto i presidente e vicepresidente dell’associazione ‘Movimento per la vita’. «Come già in tante città italiane, a Perugia e a Città di Castello in Umbria, la ‘Culla’ ha dimostrato di essere un vero presidio di emergenza per il salvataggio di neonati, lasciati dalle loro madri nella disperazione e nella paura, forse anche nell’ignoranza di poter partorire il proprio figlio in ospedale senza dare le proprie generalità, cioè in anonimato. Le cronache nazionali di questi ultimi mesi hanno dato risalto proprio al ritrovamento di neonati in queste ‘Culle’ dotate di tutti i confort e dei sistemi di sicurezza per salvaguardare la loro vita e la loro salute. Eventi questi dell’abbandono di neonati, purtroppo non più così rari ed eccezionali, possono tragicamente finire con la morte degli stessi piccoli se non soccorsi tempestivamente e adeguatamente. Quando invece, la mamma può lasciare il suo piccolo in un luogo sicuro, come quello della ‘Culla’, senza temere di essere vista e riconosciuta, nella certezza che il neonato venga subito assistito e curato, si genera nell’opinione pubblica un naturale sentimento di commozione e di gioia per il piccolo nato, e di compassione per il gesto della madre. La vita di un bambino appena nato, nella sua estrema fragilità ed innocenza, suscita sempre emozione e muove fortemente alla solidarietà nei suoi confronti. La salvaguardia della vita umana nascente e appena nata è strettamente e indissolubilmente connessa al benessere psico-fisico della donna-madre e della sua situazione sociale e familiare. Per questo la donna-madre merita una attenzione particolare da parte di tutti, dalle persone, dai Servizi socio-sanitari, di comunità, di aggregazioni sociali e di volontariato che operano nel territorio, così da poter intercettare tutte le situazioni a rischio o di effettivo disagio sociale, in modo da poter agire in sinergia per prevenire efficacemente scelte di abbandono, in favore della vita del bambino e della salute della madre».

«Che resti il più possibile vuota»

«Questo culla, un progetto proposto dal ‘Movimento per la vita’ di Terni nel 2018, a seguito del tremendo fatto di cronaca avvenuto in agosto, quando un bambino venne abbandonato in una busta di plastica, ci auguriamo – ha sottolineato l’assessore Altamura – che rimanga il più possibile vuota, che ci sia una rete di solidarietà tra enti, tra associazioni, che faccia in modo che questa culla sia usata il meno possibile. Però è bene che ci sia sul territorio perché se una donna, una madre, vittima di violenza o di solitudine, pensa di compiere un gesto del genere, può in questo trovare un’alternativa, ovvero lasciare il suo bambino in protezione e in assoluto anonimato. Dando così anche la gioia a quelle famiglie che non possono avere bambini di poter adottare una splendida creatura». Il dottor Manzi è intervenuto spiegando che «noi medici facciamo mestiere più bello del mondo, perché qualche volta accogliamo la vita. ‘La culla per la vita’ è un simbolo dell’impegno di una società civile rispetto al valore sacro della vita. Una società dimostra di essere civile quando attribuisce alla vita il valore fondamentale che ha. La conseguenza della realizzazione è la presa d’atto del valore della vita e dell’organizzazione per tutelarla Terni deve essere orgogliosa di ospitare realtà come questa». Il vescovo Soddu ha ricordato che tutti noi dovremmo provare «amore per qualsiasi tipo di vita. Chi tocca la vita non può non rimanerne innamorato, qualunque vita essa sia. Non dobbiamo essere dei semplici figuranti, ma noi dobbiamo essere protagonisti attivi della. Benedico questa grande opera».

Le donne della Cgil: «Prima di tutto prevenire»

«Il dramma dell’abbandono non va solo evitato, ma va innanzitutto prevenuto», è quanto scrive in una nota il coordinamento donne della Cgil di Terni. «Andrebbero create adeguate condizioni socio-economiche a sostegno della genitorialità, a partire dal diritto ad un lavoro dignitoso e non precario e sottopagato, soprattutto per donne e giovani. Andrebbe garantito il diritto alla salute, attraverso un adeguato servizio sanitario pubblico, così come una rete di welfare in grado di sostenere il lavoro di cura che è ancora quasi a totale appannaggio delle donne». Per le donne della Cgil di Terni, «in un Paese in cui ogni 3 giorni si registra un femminicidio, andrebbero favorite tutte le azioni necessarie a formare una cultura lontana dalla logica del possesso, tipica del patriarcato. Riteniamo altresì necessario ribadire che la legge già prevede la possibilità di partorire in totale anonimato, in strutture ospedaliere sicure, dove le donne ricevono adeguata assistenza da parte di una rete di professionisti, che, ove necessario, possono anche attivare i Centri antiviolenza. La ‘Culla per la Vita’ – conclude la nota – nella più totale assenza di politiche volte alla prevenzione di questo triste fenomeno, risulta essere una misura demagogica, che parla alla pancia dei cittadini, sancendo di fatto la totale assenza di politiche a sostegno della genitorialità».


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